Vita Chiesa

CITTERICH: Russia e Cina tra sogni e speranze

di Vittorio Citterich

Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, dopo Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, nel segno della continuità. E, insieme, nell’ attesa delle sorprese storiche, che ogni pontificato fa emergere quando il nuovo Papa si mette «in ascolto con tutta la Chiesa delle parole e della volontà del Signore per lasciarsi guidare da Lui». Per questo sono così frequenti i pronostici sbagliati e gli schemi derivati dal politicantismo (conservatore? progressista?). Ormai ce ne siamo dimenticati, dopo ventisett’anni, ma anche Giovanni Paolo II venne accolto dalla cosiddetta «vaticanologia» con le medesime imprecisioni e schematismi. E poi, anno dopo anno anzi giorno dopo giorno, vennero i tempi dello stupore nella continuità che stava persino nel nome del Papa Giovanni che aprì il Concilio e del Papa che lo portò a compimento, Paolo VI. Del resto anche i Cardinali, in conclave, si avviano verso la Sistina invocando l’assistenza dello Spirito Creatore e quindi si mettono anch’essi, con la Chiesa, in ascolto della parola e della volontà del Signore.

Quando e dove ci sorprenderà Benedetto XVI? Sarebbe futile addentrarsi, in questo momento, in una sorta d’imminente «totosorpresa» com’è stato futile, sino all’altro ieri, il banale esercizio del «totopapa». Semmai, in questo caso, abbiamo potuto senz’altro registrare la smentita della vecchia esercitazione retorica per cui «chi entra Papa in conclave ne esce Cardinale». Del resto, ai tempi nostri, anche Papa Montini… È più serio, è più conforme, semmai, cercare di capire quali attese coinvolge l’elezione di un nuovo Papa nella inquieta complessità della storia del mondo che ha sempre più bisogno di messaggi forti e di riconciliazioni necessarie per un tempo di pace opera della giustizia.

La forza mite di Benedetto XVI è emersa subito sin dalle prime parole e dai primi passi. E, per quanto concerne le attese, ciascun fedele guarda secondo la sua capacità di sguardo e di aspettativa. Anche il povero cronista è coinvolto purché rimanga nell’ambito del mestiere dei cronisti e non presuma, come talvolta capita, di essere diventato, per le frequentazioni professionali, un nuovo Padre della Chiesa prodigo di consigli e ammonimenti.

Quale eco avrà, dunque, questa mite fortezza di Papa Benedetto XVI? L’eco immediata, a mio avviso, proviene dal nome, santo patrono d’Europa, ora et labora, e dal predecessore, il quindicesimo nella serie dei Benedetti, che definì «inutile strage» la prima guerra mondiale. Capostipite, se così vogliamo dire, del «con la pace tutto è possibile, con la guerra tutto può essere perduto» di Pio XII, dei «mai più la guerra» di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Nel lungo arco del «pontificato itinerante» di Papa Wojtyla due itinerari desiderati sono rimasti incompiuti. Nella «vicinanza» della Russia e nella «lontananza» della Cina. Da Mosca a Pechino, tuttavia, le preghiere sincere dei credenti, grande o piccolo gregge, hanno accompagnato con gli angeli il vecchio Papa in Paradiso. Ed altri segnali, la cui grandezza sarà misurata dalla storia che verrà, hanno accolto il nuovo Papa che, appena eletto, ha detto di voler rinnovare l’amicizia cristiana a tutti i popoli.

Dalla Cina lontana messaggi politicamente minimi, posto che la preghiera e la liturgia, nelle chiese appartenenti alla clandestinità o al patriottismo, possano mai essere considerate nell’ordine delle cose minori. Attraverso il tam tam elettronico di Internet e le parabole televisive hanno visto, anche a Pechino e persino a Shanghai, la Messa inaugurale di Benedetto XVI in Piazza San Pietro.

Da Mosca Alessio II, Patriarca di «tutte le Russie», ha inviato al nuovo Papa un messaggio nel quale si augura che si intensifichi il dialogo fra cattolici e ortodossi «in un mondo secolarizzato che avendo perso tutti i suoi riferimenti spirituali mai, come ora, ha tanto bisogno della nostra comune testimonianza». E l’Arcivescovo cattolico di Mosca, Kondrusiewitz, fuori dalle righe diplomatiche, ha augurato al nuovo Papa «di poter realizzare il sogno del suo predecessore di visitare Mosca».

Auguri, sogni, speranze e testimonianze. Anche molti ostacoli e burocrazie che ostacolano e ritardano le profezie. E i desideri dei Papi, riconosciuti come grandi e santi dal popolo di Dio? Ricordo Giovanni Paolo II a Varsavia, nel 1979, parlare a un milione di polacchi del grande e ormai lontano desiderio di Paolo VI di visitare la Polonia in una situazione politicamente proibitiva per il perdurare della guerra fredda e dell’ostilità del regime. «Ecco – disse fra un tripudio popolare – quel desiderio era così forte da attraversare l’intero arco di un pontificato ed ora si realizza in modo imprevedibile…». È vero che i modi della storia sono spesso imprevedibili. Ma i desideri dell’anima, dal Regno dei cieli, discendono su questo mondo e, in qualche misura, lo attraversano e lo condizionano. Anche a Mosca e persino a Pechino.