Toscana

Colletta alimentare, la carità che cambia la vita

di Marco Lapi

Anche in Toscana c’è un supermercato dove i clienti, con la crisi economica, anziché diminuire aumentano. Si trova a Calenzano, vicino alla rotonda prossima al casello autostradale. Serve, attraverso oltre 580 enti «intermediari», circa 85 mila clienti, un numero enorme e destinato ancora ad aumentare. Purtroppo, perché il «supermercato» in questione non è uno dei tanti di cui è costellata la piana tra Firenze e Prato, ma molto più semplicemente il magazzino del Banco Alimentare.

Come ogni anno, a novembre, l’opera del Banco – silenziosa e nascosta per i restanti mesi – torna pienamente visibile e, grazie a Dio, condivisa. Perché se la crisi fa aumentare la povertà, sorpendentemente non fa diminuire la generosità, per qualche strano fattore che magari sfugge a economisti e sociologhi. Lo dimostra la Giornata nazionale della Colletta Alimentare, che torna come sempre l’ultimo sabato di questo mese, quindi il 27. Lo scorso anno nella nostra regione, grazie all’impegno di oltre settemila volontari, furono raccolte presso 443 supermercati circa 708 tonnellare di prodotti che hanno rappresentato quasi un quarto dei prodotti immagazzinati e ridistribuiti in Toscana. Quest’anno i punti vendita coperti saranno 454.

Quello «strano fattore» ha un nome preciso: carità. «Il dono più grande che Dio ha fatto agli uomini», come ha scritto Benedetto XVI e come ripropongono le «dieci righe» di quest’anno. Che non pretende di risolvere il problema della povertà, ma può togliere il povero dalla solitudine e dall’abbandono. Che magari spesso non viene vissuta consapevolmente nemmeno da quelli che la fanno, eppure riesce lo stesso a toccare i cuori di chi dà e di chi riceve e, in qualche modo, a cambiarli. Se ne è parlato sabato 6 nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, nell’incontro di presentazione della Colletta cui hanno partecipato il vicesindaco del capoluogo Dario Nardella, l’arcivescovo Giuseppe Betori e il presidente della Fondazione Banco Alimentare monsignor Mauro Inzoli, introdotti dal presidente dell’Associazione Banco Alimentare della Toscana Leonardo Carrai. Che, nel suo intervento, ha ricordato quanto emerso dalle ultime stime dell’Istat in riferimento al 2009: la fascia di povertà in Italia ha raggiunto il 6% della popolazione e, dato ancor più preoccupante, la fascia a «rischio povertà», immediatamente sopra la precedente, è salita addirittura al 10,8%. Cifre da vero e proprio dramma sociale, cui la Colletta non può che offrire una piccola risposta. Ma necessaria anche perché, come ha sottolineato il vicesindaco Dario Nardella, «la povertà non si può né si deve nascondere», come a volte le istituzioni «anche internazionali» cercano di fare per cancellarla, perché «il povero se non lo vedi non esiste, se è nascosto hai l’impressione che la povertà cominci a sparire».

La carità invece, ha ribadito Nardella, «dà dignità al povero, svela la povertà, la rende visibile, la mette in faccia alle persone e svela allo stesso tempo la verità drammatica dei problemi dell’umanità. La carità consente al povero di non essere solo, e lo tiene dentro la società, non lo tiene fuori».

Per monsignor Giuseppe Betori, la Colletta «riveste un valore educativo e culturale» anche perché capace di «far emergere nelle persone, direi sensibilmente, attraverso la concretezza stessa del gesto, quel potenziale di dono, spesso sopito e disatteso, che ognuno ha». «In questo nostro tempo – ha precisato l’arcivescovo – in cui la violenza, il qualunquismo, la ricerca del proprio interesse a qualsiasi prezzo, sono sempre più ostentati, e sembrano diventare modelli di vita, risvegliare la capacità di dono di sé, di commozione per l’altro, di risposta concreta al bisogno del prossimo, è estremamente importante. La nostra gente ha bisogno, anche se non se ne avvede, di sperimentare una capacità di bene che spesso è sommersa dalla lamentela generalizzata. In questo modo, con un gesto minimo ma capillarmente popolare perché semplice da attuare, voi offrite un contributo culturalmente educativo alla barbarie in cui sembriamo sprofondare».

E quali frutti possano nascere da un gesto così lo ha comunicato ancora una volta mosignor Inzoli – don Mauro per gli amici del Banco – leggendo la lettera di cui parliamo a lato e raccontando la conversione di un imprenditore romagnolo sulla cinquantina che, dietro richiesta di un amico, aveva prestato per la Colletta 2009 alcuni automezzi e un magazzino ma, essendo un po’ preoccupato, era poi andato a vedere come quella gente li stesse usando e rimase stupito dall’attenzione che avevano, non solo nel fare le cose ma anche per come si trattavano tra sé. Nacque così un’amicizia, venne invitato a un incontro cui sulle prime non voleva andare, non essendo credente. Non ci capì niente, ma si sentiva in qualche modo attratto. Poi, per il suo 25° di matrimonio, il regalo inatteso di un pellegrinaggio a Lourdes. «Senti – disse al ritorno al figlio di 24 anni – io vorrei, io questo l’ho chiesto alla Madonna, che tu non debba aspettare ad arrivare alla mia età per conoscere e vivere ciò che ho cominciato a conoscere e a vivere io». Anche così la Colletta può cambiare la vita.

La testimonianza«Così si diventa uomini buoni»

La Colletta Alimentare da sempre è fonte di tanti fatti commoventi, magari piccoli ma spesso eccezionali. Come testimonia la lettera di un diciottenne egiziano dell’hinterland milanese, indirizzata a uno dei responsabili locali del Banco Alimentare e letta integralmente da don Mauro Inzoli durante il suo intervento in Palazzo Vecchio. Un ragazzo musulmano rimasto colpito per essere stato invitato per due anni di seguito, dai suoi compagni di scuola cristiani, a fare la Colletta, nel 2008 davanti a un supermercato e, lo scorso anno, a dare una mano nel sistemare i prodotti che giungevano in magazzino. «Io non sono cristiano – ha scritto tra l’altro – e non ho una tradizione come voi, in più qualche volta mio padre e mia madre hanno ricevuto il pacco con la roba da mangiare da alcuni amici di Milano e mi domandavo dove andavano a rubarla. Il mio cuore è stato freddato (non so se si dice così) a vedere invece quante persone c’erano e come lavoravano quando arrivava il camion con le scatole. Il mio cuore ha capito che era una cosa più grande di me, di tutto me, non capivo perché tanta gente regalava tutta questa roba da mangiare, di solito danno qualche soldo, e alla sera quando siamo andati via noi siamo stati contenti e anche il giorno dopo raccontavo queste cose a mio zio e mia madre e subito dopo c’erano altre 5 o 6 persone che restavano a sentire quello che dicevo. (…) Ne ero felice, tutti stavano a sentire e mi sentivo uomo. (…) Sento che è stata una cosa grande e voglio che non finisca, non voglio aspettare l’anno prossimo per sentirmi ancora uomo. Voglio che lo si può fare anche adesso e magari con i miei amici della mia comunità. Con mio zio e mio padre abbiamo detto che vogliamo vedere come si lavora al Banco Alimentare e un sabato mi hanno promesso che vengono a vedere. (…) Alla mattina nella mia scuola qualcuno dei miei amici si trova a pregare, a recitare una cosa scritta su un libretto e io sento che è una cosa molto giusta e anche se io non capisco niente di quello che dicono vado lo stesso e prego il mio Dio come me lo hanno insegnato nella mia comunità. Ci metto molto di meno perché loro sono sempre molto lunghi ma rimango fino alla fine e ritorno in classe sicuro di aver pregato con loro anche se sono cristiani. Credo che così si diventa buoni, uomini buoni. Se mi dimentico del mio Dio non credo di diventare buono. Questa cosa qui da 2/3 mesi mi fa sentire uomo. Dio non è cattivo, Dio è uno solo per i cristiani e per i musulmani. Ci ha messo insieme sulla terra perché diventiamo amici anche se siamo di religioni diverse e insieme possiamo fare sentire uomini tutti gli altri uomini come è successo a me».

Vademecum: Il povero è un uomo solo.

Condividere gratuitamente questo dramma risveglia il vero desiderio che è nel cuore di ciascuno: essere amato.«La carità è il dono più grande che Dio ha fatto agli uomini… perché è amore ricevuto e amore donato» (Caritas in Veritate).

Per questo invitiamo tutti a partecipare alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, perché anche fare la spesa e donarla a chi è più povero è occasione di un immediato e positivo cambiamento per sé e quindi per la società.

Come ogni anno, l’appello del Banco Alimentare per la partecipazione alla Colletta di fine novembre si fonda sulle cosiddette «dieci righe», che rappresentano senz’altro qualcosa di più di un semplice slogan, magari un po’ più lungo. Si tratta piuttosto di una riflessione, un giudizio con cui confrontarsi e a partire dal quale non solo partecipare alla «spesa della solidarietà» acquistando e donando i generi alimentari proposti (olio, omogeneizzati, alimenti per l’infanzia, tonno, carne e legumi in scatola, pelati e sughi) ma offrire magari anche la propria disponibilità per un turno di volontariato contattando eventuali conoscenti già impegnati o, in alternativa, la sede del Banco Alimentare della Toscana (telefono 055-8874051, fax 055-8861131, e-mail segreteriadirezione@toscana.bancoalimentare.it). Bastano due ore a disposizione; ci penserà la segreteria a trovare il punto vendita della propria città o paese dove maggiormente c’è bisogno di una mano.

Il sito del Banco Alimentare Toscano

Il sito nazionale del Banco Alimentare