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Cop21, al di là degli accordi tra i «grandi» per l’ambiente serve l’impegno di tutti

Scorso il documento finale, non mancano buone ragioni per sostenere sia la teoria del bicchiere ottimista sia quelle del bicchiere pessimista. Vedremo meglio solo con il passare degli anni, anche se di anni non è che ce ne siano poi molti.

Ma una cosa va comunque detta: l’edizione 21 della Conferenza delle Parti non è passata sotto silenzio. Non lo è stato in Italia dove, a differenza delle altre volte, i media hanno dato l’impressione di aver coperto bene, almeno in quantità, un appuntamento così decisivo per il futuro di tutti noi (meglio: dei nostri nipoti). Tante le analisi, tanti gli spazi in radio, tv carta stampata e nuovi media sul rischio concreto derivante dal clima che cambia e, soprattutto, dall’influenza dei nostri comportamenti quotidiani sul clima già cambiato.

Ed è forse questa la chiave di lettura più utile per il dopo COP21: non lasciare il dibattito (compresi gli aspetti nel confronto fra i pochi «negazionisti» e la massa, certo più numerosa e rappresentativa, dei «realisti»; che i primi definiscono «catastrofisti») alle esclusive riflessioni degli addetti, ma farlo diventare patrimonio comune.

E  qui, specie dopo l’enciclica di Papa Francesco, le religioni possono fare molto: ambiente, stili di vita, casa comune è terreno di naturale convergenza ecumenica e interreligiosa; non facile né scontata, ma immediata nella logica di un creato (Creatore e creature compresi). Per restare in ambito cattolico, pensiamo a quanto di concreto – non limitandosi dunque alla sola, e comunque di per sé non disprezzabile, dimensione convegnistica e sensibilizzatrice – si potrebbe fare nelle singole parrocchie. Esperti e scienziati, politici e decisori privati, portatori di interessi non sempre trasparenti, non vanno lasciati soli. Tutto da analizzare, in questo senso, l’articolo 12 (quello dedicato «alla educazione, alla consapevolezza e alla partecipazione pubblica all’interno dei processi») inserito ex novo nel Paris Agreement raggiunto sabato 12 dicembre 2015.

Se COP21, come bene sintetizzato da Greenaccord onlus nel suo forum 2015, era «l’ultima chiamata» per evitare il disastro ambientale, allora prendiamole, luci e ombre dell’accordo finale, per ciò che sono e per il meglio che possono dare. Cerchiamo di conoscerle. Utilizziamole, nelle nostre comunità, per costruire insieme uno sviluppo «sostenibile e integrale». Perché – come scrive Papa Francesco – «sappiamo che le cose possono cambiare».