Vita Chiesa

DIOCESI DI PISTOIA, APPELLO PER UNA «BUONA POLITICA» CON TRE PAROLE CHIAVE

“La buona politica? Una danza, tra debolezza e forza, in cui è il più debole a dettare il passo”. Ricorre a questa suggestione il documento che tre uffici pastorali della diocesi di Pistoia (Caritas, Sociale, Comunicazioni) hanno indirizzato alle forze politiche pistoiesi impegnate nella definizione di programmi e candidature in vista delle amministrative 2012. Nel pistoiese, cinque i Comuni interessati: oltre a Pistoia, Quarrata e Serravalle in pianura, San Marcello e Marliana in montagna.Il documento è stato presentato questa mattina, nel Seminario Vescovile, dai direttori dei tre uffici: Marcello Suppressa, Selma Ferrali, Mauro Banchini. Si tratta di un appello che “non deve essere letto in modo strumentale da nessuna delle parti”. I firmatari precisano di voler restare “nei confini di una impostazione laica e rispettosa delle sfere di competenza” dicendosi anche consapevoli circa la necessità di “evitare la tentazione di impartire insegnamenti dall’alto di chissà quali cattedre”.Premessa poi una significativa citazione da un documento conciliare sulla attività politica da intendere come “difficile ma insieme nobilissima” e precisato di non voler portare apporti qualunquistici “nel clima odierno di antipolitica”, il documento-appello precisa la sua intenzione: “Fornire un contributo, in modo costruttivo e dialogico, affinché l’attenzione di chi deve assumere scelte specifiche in termini di candidature e programmi sia rivolta in modo prioritario alle esigenze dei più deboli e cioè di quelli che hanno maggiore bisogno proprio della politica”.Tre le parole dell’appello intitolato “Servire il bene comune” e distribuito a pochi giorni dalla presentazione del dossier Caritas sul disagio sociale nella realtà pistoiese: sobrietà, partecipazione, scelte. C’è innanzitutto (“sobrietà”) un richiamo al valore della politica (“come testimonianza di servizio ai cittadini e non come accumulo di privilegi e interessi destinati a sfociare in carriere o sistemazioni”) con una sorta di memorandum etico per chi accetta di fare politica: aggiornamento tecnico e preparazione culturale, temporaneità di un servizio che non può rappresentare “il mestiere di una vita”, riduzione dei costi anche locali della politica, ripensamento sulla democrazia interna dei partiti, rifiuto di privilegi.In secondo luogo (“partecipazione”) un forte invito all’ascolto e alla partecipazione dal basso. “Le straordinarie innovazioni della rete web e del contesto digitale rappresentano oggi un sistema efficace per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo”) con la sottolineatura che “ogni cittadino correttamente informato, e dunque libero, rappresenta un valore aggiunto anche in termini di reazione civile a chi volesse continuare a gestire il potere sulla base di demagogie e populismi”.Il terzo concetto (“scelte”) invita a porre non solo “attenzione” ma anche “scelta preferenziale” nei confronti di chi “fa più fatica nelle nostre città”. Vengono evidenziati quattro ambiti: la *casa* (“Inevitabile porsi anche gli aspetti legati al numero delle abitazioni sfitte e al patrimonio già edificato da poter ristrutturare fornendo un contributo anche all’esigenza di evitare ulteriori consumi di ambiente”), il lavoro (“Fondamentale la necessità di percorsi formativi, differenziati ma corrispondenti ai bisogni delle persone e del territorio”), i giovani (“E’ forte il sospetto che si voglia servirsi di loro più che servirli e accompagnarli con slancio educativo nelle loro libere traiettorie di crescita”), l’ambiente (“Una città a misura d’uomo prevede spazi d’incontro per favorire la socialità delle persone, realizzati non in base al tornaconto di pochi ma al ben-essere della comunità e improntati all’attenzione massima per l’ambiente, alla educazione della coscienza ecologica di ciascuno e di tutti”).Nel documento anche una notazione circa il necessario rispetto (“anche locale”) del voto popolare sul referendum in materia di acqua bene comune. Ai partiti vengono chiesti programmi elettorali “non ridotti alla semplice dimensione di spot né condizionati da impostazioni populistiche”. E si chiede che la fase successiva al voto, quella dei mandati amministrativi, “possa contare sul valore aggiunto delle finestre aperte, dei vetri trasparenti, delle sale accoglienti, della disponibilità alle verifiche e all’ascolto”.