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Eluana, un momento triste per tutti

Il viaggio della morte è cominciato di notte. Eluana Englaro è stata trasportata dalla clinica di Lecco, dove in questi anni è stata amorevolmente assistita, ad una struttura sanitaria di Udine, dove dovrà morire (nella foto l’arrivo in ambulanza a Udine). Tra qualche giorno le verrà tolta l’alimentazione e l’idratazione. Tutto questo con l’avallo di una sentenza. È un momento triste per tutti coloro che – credenti o non – hanno a cuore la tutela della persona. Se nessuno può togliere la vita ad un altro, togliere la vita ad una persona totalmente indifesa è una barbarie.

La fragilità e la debolezza, al contrario, sono un appello alla solidarietà, anche attraverso quei mezzi che oggi si hanno a disposizione. In tal senso, Benedetto XVI ha ricordato, all’Angelus di domenica 1° febbraio, che «l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo». La vera risposta non può essere, infatti, dare la morte, per quanto «dolce», ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano.In questa vicenda taluni organi di informazione hanno sostenuto la tesi che il principio fondamentale sia l’autonomia di scelta della persona, fino al punto di decidere se far vivere o meno. La Chiesa, invece, ha trasmesso la convinzione che nessuno può essere abbandonato nella debolezza e nella sofferenza.

La vita, cioè, è un bene sociale e, in una città solidale, tutti sono chiamati a fare la propria parte. L’autonomia assoluta condanna alla solitudine, la relazione conduce alla solidarietà. In questa direzione andava la richiesta, tante volte avanzata da chi quotidianamente assisteva Eluana, di affidarla proprio a loro: suore, medici, volontari, amici. Avevano domandato una sorta di adozione: e questo è un meraviglioso gesto di amore. Segno che in Italia il popolo della vita esiste.

Sir