Vita Chiesa
Enzo Bianchi, allarme liturgia: «Se la chiesa è un non-luogo»
Siamo a Figline Valdarno, teatro dei salesiani, dove il priore di Bose è stato chiamato per concludere la settimana teologica della Diocesi di Fiesole, tradizionale appuntamento che apre l’anno pastorale. L’Eucaristia è il tema, e Bianchi lo svolge davanti a una platea di oltre cinquecento persone con la solita lucida e dotta passione. «L’Eucarestia – incalza – è il gesto di Gesù ricevuto dalla Chiesa e trasmesso di generazione in generazione perciò è anche un dono ricevuto nelle nostre mani, un dono da comprendere sempre di più, da custodire, da porre al centro della vita ecclesiale».
Nel suo ultimo libro, Vivere la domenica, Bianchi ha voluto evidenziare il valore della festività: come si può vivere la nostra appartenenza alla comunità cristiana se non si parte dall’incontro domenicale? Di quell’incontro l’Eucarestia è il cuore, la fonte zampillante; la vita del cristiano e quella della Chiesa ne dipende, perché tra chiesa e Eucarestia c’è un rapporto inscindibile, e l’energia del sacramento è energia vitale per la comunità.
Bianchi invita a guardare anche con occhi pieni di stupore come questa energia si propaghi ogni domenica. «Secondo le statistiche circa il 25 per cento delle persone in Italia va a messa la domenica. Questo vuol anche dire che ci sono 13-14 milioni di persone che ogni domenica vivono il sacramento, accolgono Gesù che si fa pane e vino». Ma questa possibilità di comunicazione col divino si compie solo se ogni cristiano accetta di immergersi con tutto se stesso nel mistero. Occorre dunque una presenza responsabile alle celebrazioni, così come occorrono spazi accoglienti.
«Purtroppo – sottolinea Bianchi – molti spazi religiosi non sono luoghi di incontro, ma non luoghi, cioè spazi inospitali, fatti per la comunicazione e dove invece comunicazione non c’è, destinati all’incontro con Dio, ma che finiscono per non favorirlo». Non luogo, per il priore di Bose, può essere la chiesa trasandata, con la muffa alle pareti, l’arredo sporco, così come la chiesa dove la messa viene celebrata senza cura, in fretta. L’esistenza di spazi così è, per il priore, un rischio grave, ma che si può superare: i non-luoghi possono tornare a essere luoghi purché si creino le condizioni per un’ospitalità attenta alla bellezza, per una celebrazione vissuta con partecipazione. «Certo, so bene che in tante realtà non si possono fare liturgie bellissime. E allora dico: è sufficiente una liturgia povera, ma seria. Anche in una piccola parrocchia, davanti a poche persone, se il prete celebra con serietà l’Eucarestia, se quell’Eucaresta è convinta, quella è l’Eucarestia della Chiesa».