Lettere in redazione

Essere o non essere… berlusconiani

Gentile giornale «Toscana Oggi»,ho appena terminato di leggere il paginone di «I lettori ci scrivono» (I gossip su Berlusconi e il «silenzio» della Chiesa) che sadicamente incornicia l’assalto di devoti abbonati a Silvio Berlusconi. Ormai è moda, ormai è sport preferito e anche «Toscana Oggi» sembra compiacersene tant’è che ci si guarda bene dal dire che, bipartisamente, altro e identico spazio si darà alle voci diverse.

Dall’alto del mio essere scialbo quaquaraquà, e, pertanto dal non potere, e non volere, essere difensore d’ufficio, mi premono alcune sottolineature. La prima. Berlusconi è, o è stato, un industriale con decine e decine di migliaia di dipendenti e, ovviamente, con consistente patrimonio. Perché, al posto dello stupore e della ammirazione, si sente abitualmente dire che lo è perché è furbo, è evasore, è ladro? Perché Raitre pratica abitualmente funambolismi, per offendere, denigrare, dileggiare? Però, con rete di protezione! Basti pensare al recente volgare dileggio nei confronti del Papa: una rettifica, un sorrisetto dei non addetti e via con le stazze pasciute dei conduttori.

Seconda osservazione. Perché questa stucchevole, morbosa e calunniosa operazione del Berlusconi-lover quando non esiste uno straccio di prova. E la prova di corruzione, adescamento di minorenni, pedofilia, avvio alla prostituzione (!) arriverebbe solo al termine di un lungo iter giudiziario. Così, come avviene per tutti.

Perché la Chiesa tace? Magari, potesse tacere. In queste ultime settimane è, ahiLei!, dovuta intervenire per far rientrare nelle righe i giudizi di mons. Marchetto e le stramberie del serafico Padre, nonostante la cravatta, Sciortino, ospite privilegiato di «Tgtre-lineanotte», telegiornale che è icona dissacrante e indisponente della faziosità. Affermo, indipendentemente dall’esser creduto, che non sono supporter di Berlusconi; appartengo, per quel che conti la politica, all’unico cosiddetto partito del cattolici e lì, sì, che la Chiesa dovrebbe fare intendere, anche solo mediatamente, che a guidarlo dovrebbero essere non cover-men ma autentici uomini di Fede e di esemplare Moralità.

don Romano FaldiPrato Caro Direttore,le scrivo in merito al commento del Vs. Turrini sul n° 27 del 12 luglio in risposta a vari lettori che esprimevano il loro disagio circa il comportamento «gaio e irresponsabile» del nostro presidente del Consiglio (I gossip su Berlusconi e il «silenzio» della Chiesa): commento che mi ha lasciato a dir poco perplesso.

Non è in discussione l’opportunità del Santo Padre a incontrare Presidenti peccatori; come ben sappiamo «Cristo è venuto per i malati, non per i sani», ma questo non è il problema all’ordine del giorno. Da quando è sceso in campo il nostro Presidente, il livello morale del paese è peggiorato drammaticamente anche grazie alle tv commerciali di sua proprietà, peraltro subito scimmiottate dalla Rai. Quindi il problema viene da lontano, ma recentemente il suo continuo comportamento «leggero», stigmatizzato da alcuni giornali anche a causa di vari interventi della consorte, sta facendo presa nel paese e molti lo apprezzano per le sue «galanterie».

Esponenti di primo piano della Chiesa italiana hanno già censurato severamente questo personaggio. Il settimanale delle diocesi non ha niente da dire? Si limita a una seccata risposta alle preoccupate lettere dei lettori? Non ha anche una funzione educativa? Come abbonato da lungo tempo e impegnato in Parrocchia sono molto amareggiato e deluso dall’opportunismo dimostrato dal Vs. giornalista. Mi meraviglio che questa gloriosa testata non abbia saputo discernere fra «bassa lotta partitica» e «serio dibattito politico culturale» in difesa dei valori di sobrietà e responsabilità, apprezzati anche in campo laico. D’altra parte autorevolmente Benedetto XVI ha di recente additato ai fedeli la figura del compianto Alcide De Gasperi. Sarebbe gradito un suo pensiero al riguardo.

Giampaolo BellesiFirenze

Trovarsi sul tavolo due lettere come queste (e non sono le sole), mette in difficoltà, anche perché si tratta di persone autorevoli, serie e attente al nostro lavoro: don Romano Faldi e Giampaolo Bellesi. La difficoltà, dopo averle lette e rilette, sta nel fatto che una sembra dire l’opposto dell’altra a proposito dello stesso fatto: la pagina delle lettere del 12 luglio dedicata (voci «diverse» incluse e non escluse) alle vicende private di Berlusconi, compresa la risposta di Claudio Turrini che, a mio giudizio, resta equilibrata e condivisa.

Detto questo, mi domando se siamo noi che non riusciamo a comunicare oppure, a volte, sono i lettori ad essere un po’ prevenuti (la lettura opposta dello stesso fatto fa propendere per questa seconda ipotesi). Noi crediamo fermamente che l’identità dei cattolici italiani, in questo momento storico, non possa essere definita intorno alla personalità di Berlusconi. Essere berlusconiani (anche se nessuno dei due lettori si dichiara tale) o antiberlusconiani è una scelta che ognuno liberamente può fare, ma non è certo su questo che si può definire l’impegno dei cattolici nella vita quotidiana. Inoltre, questo giornale ha sempre evitato di fare battaglie pro o contro le persone, evitando di essere cassa di risonanza del chiacchiericcio che impera nei corridoi della politica e del gossip che imperversa, con finalità anche politiche, su molti altri giornali.

E se abbiamo dato risalto al richiamo sull’etica privata e pubblica dei politici italiani, lo abbiamo fatto riportando quanto a nome della Conferenza episcopale italiana ha dichiarato su questi problemi il segretario generale monsignor Mariano Crociata. Ognuno in coscienza è quindi libero di pensare e votare come meglio crede. I fatti, però, sono i fatti. Il resto sono opinioni che qualche volta scivolano nel preconcetto.

Andrea Fagioli