Italia

Family day, Pezzotta e Roccella i portavoce

Sono Savino Pezzotta ed Eugenia Roccella i due portavoce nazionali di “Più famiglia”, progetto promosso dal Forum delle associazioni familiari assieme ad associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali che hanno sottoscritto l’omonimo manifesto e indetto la manifestazione nazionale delle famiglie, il prossimo 12 maggio a Roma. “La scelta – riporta una nota – è caduta su due personalità provenienti dalla società civile, dotate di un profilo di autonomia rispetto alle stanze della politica e soprattutto in grado di tradurre sotto il profilo culturale e sociale l’ispirazione del manifesto: affermare l’insostituibilità della famiglia fondata sul matrimonio e aperta a un’ordinata generazione, secondo il dettato costituzionale; opporsi ad ogni tentativo di indebolire la famiglia sotto il profilo sociale, culturale o legislativo; promuovere incisive politiche sociali a favore della famiglia; aprire spazi al soddisfacimento dei bisogni delle persone conviventi solo attraverso la libertà contrattuale ed eventuali ritocchi al Codice Civile”. Savino Pezzotta, ex segretario generale della Cisl, è tra i promotori di Retinopera e membro del Pontificio consiglio della giustizia e della pace; Eugenia Roccella, invece, è saggista, editorialista di “Avvenire” e collaboratrice del “Foglio” e del “Giornale”. Il primo appuntamento pubblico dei due portavoce è stato la presentazione, assieme a Giovanni Giacobbe, presidente del Forum delle associazioni familiari, del “Family day”, avvenuta mercoledì scorso (28 marzo) a Roma.

UNA MANIFESTAZIONE DI POPOLO. Il raduno delle famiglie “vuole essere una manifestazione di popolo, a cui parteciperanno quanti sottoscrivono il nostro manifesto. Deliberatamente abbiamo escluso il coinvolgimento di esponenti politici”. Così il presidente del Forum delle associazioni familiari, GIOVANNI GIACOBBE , ha presentato il “Family day”. Ministri e parlamentari non saranno tuttavia banditi dalla piazza: potranno partecipare, a titolo personale, “quanti sottoscrivono il manifesto”, mentre si auspica un “comportamento civile, nel rispetto della manifestazione” da parte di coloro che dissentono. “Sarebbe bene che le bandiere dei partiti non ci fossero: le uniche ammesse saranno quelle della società civile e del laicato”, ha precisato SAVINO PEZZOTTA . Secondo Giacobbe, “non si tratta di un segno di disprezzo verso la politica, ma ci devono essere distinzioni di ruoli e di momenti”. “E il 12 maggio – ha dichiarato – è il momento della società civile”.

CHIESA E “DICO”. Per Giacobbe, la Conferenza episcopale “ha pienamente titolo di esprimere le sue valutazioni in merito alle leggi che riguardano la famiglia” perché “non c’è ingerenza nel fatto che si indichino dei valori e dei principi. Spetterà poi a ciascuno, nella propria coscienza e nella propria libertà, attuarli o meno”. Riguardo al disegno di legge sui “Dico”, il presidente del Forum ha ribadito che “l’obiettivo enunciato, cioè riconoscere non le coppie di fatto, ma i diritti individuali, non è stato raggiunto”. “Ciò emerge in maniera inequivoca – ha precisato – già nell’articolo 1, che prevede un riconoscimento pubblico delle convivenze in quanto tali”. Come pure laddove si parla di successione. “Per una millenaria tradizione risalente al diritto romano, la successione legittima, che rappresenta un vincolo all’autonomia del soggetto titolare dei beni di disporne come crede anche dopo la morte, è data proprio per la tutela della famiglia. E siccome la nostra Costituzione intende come famiglia la società naturale fondata sul matrimonio, ne consegue che il disegno di legge, laddove regolamenta la successione, contraddice lo stesso dettato costituzionale”. Per il riconoscimento dei diritti individuali, piuttosto, ci sono “strade alternative” percorribili “senza stravolgere la famiglia”, ha affermato Pezzotta, rivendicando l’azione “legittima e doverosa” di “Più famiglia” nel proporre “soluzioni diverse”.

UN IMPEGNO CONTINUO. “In Italia non esiste il fenomeno delle coppie di fatto”, perciò approvare una legge sulle convivenze significherebbe “promuovere una realtà alternativa alla famiglia, una forma con meno diritti e doveri che diviene inevitabilmente concorrenziale”, ha evidenziato EUGENIA ROCCELLA . “Alla società interessa la famiglia, non la coppia, perché è attraverso la famiglia che si trasmettono patrimoni, educazione, relazioni e valori”. Dunque, ha concluso, “non credo che la coppia debba essere riconosciuta”. La questione “non è solo relativa ai ‘Dico’, ma ha al centro la famiglia come soggetto sociale, così come riconosciuta dalla Costituzione”, ha precisato Giacobbe. Pertanto, “anche se il Parlamento trovasse una soluzione soddisfacente per i diritti individuali”, ha sottolineato, “la nostra iniziativa e il nostro impegno per la famiglia continueranno”.

a cura di Francesco Rossi