Italia

FIRENZE, BAGNO DI FOLLA PER NAPOLITANO; IN PALAZZO VECCHIO LEZIONE-DIALOGO CON GLI UNIVERSITARI SULL’UNITA’ D’ITALIA

Una folla plaudente ha accolto questa mattina il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al suo arrivo a Palazzo Vecchio a Firenze. La gente assiepata intorno a Piazza della Signoria ha gridato: “Bravo presidente, continua così”. Anche l’ingresso nella sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, dove ha poi tenuto una lezione sui 150anni dell’Unità d’Italia agli studenti universitari, è stato salutato da una standing ovation e dal suono delle chiarine. “Nella politica nazionale ci vorrebbe un dj diverso, come lei, capace di abbassare i toni dello scontro politico. Lei è il simbolo dell’Unità nazionale e sta svolgendo un ruolo insostituibile. Grazie per abbassare i toni dello scontro. Grazie per quando si commovue di fronte a chi ha perso la vita per la patria e nell’esercizio delle sue funzioni”. Così lo ha salutato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Quella del presidente della Repubblica è stata una lezione “interattiva” in cui gli studenti universitari gli ponevano delle domande sui temi dell’unità d’Italia e della Costituzione“Faccio come posso quello che debbo fare secondo la Costituzione. Sento la responsabilità e la fiducia degli italiani di tutte le idee politiche e di tutte le condizioni sociali”, ha detto Napolitano, rispondendo alla domanda di uno studente. Se si vuole raggiungere il Federalismo “non ci si può limitare solo al campo fiscale”, ha detto, rispondendo ad un’altra domanda. Per il presidente va rivisto anche l’assetto istituzionale del bicameralismo perfetto, “come in altri paesi federalisti dobbiamo avere una Camera delle Regioni o delle Autonomie”. Il presidente ha ricordato come sia stato un errore in questi anni “l’aver perso per strada la riforma del cosiddetto bicameralismo perfetto”.Un’altra domanda è stata sul debito pubblico. “In questi anni non siamo riusciti ad intaccare il debito pubblico che è al 120% del pil. Un debito che è di tutti gli italiani, non è il debito di Roma”, ha risposto il presidente della Repubblica.Altro tema, quello dell’attacco alla Libia. “L’Italia – ha detto Napolitano – non ha dichiarato nessuna guerra”. “Ritengo che non ci potevamo sottrarre”, perché “l’azione avviene sotto l’egida dell’Onu” e “nel Consiglio di sicurezza nessun paese ha espresso il veto”.In Italia “il Parlamento nazionale non è condannato a sparire e non è destinato a ridursi a un esercizio povero e meschino delle sue facoltà”, ha detto ancora Giorgio Napolitano, rispondendo a una domanda sulle problematiche legate alla perdita di potere dei Parlamenti nazionali. Napolitano ha spiegato che “c’é una tendenza generale, non soltanto italiana, che riguarda i Parlamenti nazionali che rischiano di essere compressi tra le istituzioni sovranazionali e quelle regionali e locali. Ma dico anche – aggiunge – che c’é un problema di riqualificazione e rimotivazione dei parlamenti nazionali e anche dei parlamentari nazionali”. Il Capo dello Stato poi ha fatto l’esempio del recente scandalo delle note spese di alcuni parlamentari britannici, “che si sono dovuti dimettere, tra cui anche lo speaker del parlamento, per delle piccole cose”. Insomma, ha detto ancora Napolitano, “occorre rilanciare il ruolo del Parlamento nazionale, che non è destinato a sparire o a ridursi”.Giorgio Napolitano si è congedato dagli studenti universitari, con un ricordo del costituzionalista Paolo Barile. “Voglio chiudere con un ricordo personale di un grande animatore della Cesare Alfieri (facoltà di Scienze Politiche di Firenze – ndr) quale è stato Paolo Barile. Nel 1993 ero presidente della Camera, in quell’anno Barile fu chiamato a rivestire la carica di ministro per i Rapporti con il parlamento del governo Ciampi. Non dimenticherò mai la sua grande modestia ed umiltà”, ha detto Napolitano.“Oggi chi alimenta la divisione e il rancore non solo mette a rischio l’unità del Paese ma anche il suo futuro”, ha detto da parte sua il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. “Come Lei stesso ha detto – ha aggiunto rivolgendosi a Napolitano – non c’é alternativa al crescere insieme. Nord e Sud insieme. E in questa prospettiva la Toscana è pronta ad impegnarsi con tutte le sue forze, svolgendo il ruolo che le assegnano la sua storia, le sue condizioni politiche, sociali ed economiche e un suo carattere peculiare”. “La Toscana, – ha continuato – come abbiamo potuto ascoltare anche ieri, si sente artefice dell’unità nazionale. Noi di questa Italia siamo i figli e per questo siamo fieri di chiamarci e di essere chiamati italiani. In questa terra abbiamo un forte sentimento di appartenenza: l’appartenenza alla nostra contrada, alla nostra città, alla nostra Regione, ma queste identità non sono in contraddizione con il nostro sentimento di amore per l’Italia e di appartenenza alla comunità nazionale”. (Fonte: ASCA)