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Fisco e polemiche, la solita storia

L’Italia è contemporaneamente uno dei Paesi con la più alta pressione fiscale e tra quelli che hanno la più alta percentuale di evasione. Ovvio dunque che di questione fiscale si sia parlato e si continui a parlare. E tutti si potrebbe essere d’accordo su un assioma apparentemente semplice, che avrebbe il vantaggio della sostenibilità economica e della giustizia: pagare meno, pagare tutti e soprattutto pagare per finalità adeguate. In fin dei conti è quanto ha detto con grande chiarezza il segretario di Stato vaticano, cardinal Bertone, intervistato al meeting di Rimini sul problema delle tasse. Ha detto in buona sintesi: pagare le tasse è un dovere, secondo leggi giuste.

Tutto semplice se non fossimo in Italia, dove i tre punti concatenati di quello che potrebbe essere un circuito virtuoso e bipartiasan da attivare con grande urgenza, sono sostenuti in modo rigorosamente separato da ciascuna delle litigiose forze politiche presenti in un dibattito tanto affollato quanto confuso. Per carità, per una volta nessuno si è azzardato a denunciare forme indebite di interventismo: tutti si sono affrettati a dare ragione al segretario di Stato, dal presidente del Consiglio agli esponenti della Lega Nord freschi di proposte di storno fiscale, dallo Stato alle Regioni. Ma proprio qui sta il problema della politica e della comunicazione politica nel nostro Paese: passare dalle parole ai fatti, dare ai cittadini la sensazione di una linea coerente e quantomeno di medio periodo, di qualcosa di condiviso largamente e fermamente da un ampio arco di forze.

Forse però anche continuare ad aspettarsi questo da leader e partiti nuovi e vecchi, piccoli e grandi, può rappresentare una sorta di alibi. Forse non dovremmo continuare a pretendere troppo dalla politica, secondo uno schema che viene dal secolo scorso. Forse è il tempo, oggi, di una politica più modesta: chiedere di meno dalla politica, ma chiedere che svolga fino in fondo il suo compito.

Forse potrebbe essere questo l’insegnamento di una ennesima estate di dibattito apparentemente inconcludente. La politica insomma è importante, molto importante, ma non va lasciata solo ai politici. Certo, occorrono politici capaci, professionali, efficienti, di grande spessore morale, ma occorre anche che tutta la cittadinanza e le realtà sociali si facciano carico della politica, nella dimensione loro propria.

Allargare le basi, dunque la sostanza della politica oggi è una grande priorità e un grande servizio: è l’unico modo per vincere le tentazione dell’antipolitica, che tanti argomenti avrebbe dalla sua. E se guardiamo bene le cose è la via scelta dai cattolici negli ultimi decenni, tra i due secoli. Lo si è visto di recente sulla famiglia, oggi sulle tasse, lo si vedrà all’imminente settimana sociale, quella del centenario, a dimostrazione di un impegno di lunga lena.