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Fra le croci di Verdun il «mea culpa» delle Chiese d’Europa

I vescovi del Continente, guidati dai cardinale Reinhard Marx (Comece) e Vinko Puljić (Ccee) hanno fatto memoria di questa pagina di sangue e di morte della nostra storia. Hanno chiesto perdono per gli errori commessi in quel periodo dalle Chiese e hanno detto all'Europa di oggi di fare tesoro di quella tragica lezione del passato. Nel messaggio finale la denuncia della «follia della guerra».

Un’immensa distesa di terra con migliaia di croci bianche. Piove fitto e fa freddo a Douaumont, cittadina del nord della Francia a pochi chilometri dalla Germania. È qui che sorge il più grande memoriale europeo della Prima Guerra mondiale. Su questa terra grigia e fredda, cento anni fa, si svolse una delle più violente e sanguinose battaglie di tutto il fronte occidentale. Rimane alla storia come la battaglia di Verdun. Ebbe inizio il 21 febbraio 1916 e terminò nel dicembre dello stesso anno, vedendo contrapposti gli eserciti tedesco e francese. Erano tutti giovani, appena ventenni e molti di loro neanche sapevano contro chi e che cosa stavano combattendo. Per quella battaglia assurda persero la vita quasi un milione di soldati. Sono venuti qui i vescovi europei per fare memoria di questa pagina di sangue e di morte della nostra storia, per chiedere perdono per gli errori commessi in quel periodo dalle Chiese e per dire all’Europa di oggi di fare tesoro di questa tragica lezione del passato. Sono arrivati dalla Bosnia-Erzegovina, Malta, Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Romania. A guidare la delegazione dei vescovi ci sono il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue (Comece) e il cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo e delegato del Ccee.

Sono scesi in silenzio nel cuore del cimitero militare e laddove riposano i resti di circa 130mila soldati dei fronti contrapposti, si sono stretti in cerchio sotto una pioggia battente ed hanno pregato in cinque lingue diverse. Poi hanno acceso delle candele e le hanno poste davanti all’altare della cappella dell’ossario. Mentre si leggono le poesie e si intonano le preghiere, scorrono le immagini dei tanti conflitti ancora in atto in Europa e nel mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente. «Sappiamo bene – dice il cardinale Vinko Puljić di Sarajevo – quanto sia importante sanare le ferite della guerra, mediante la forza della fede e pregare per la costruzione di una pace duratura. Pertanto la preghiera di oggi è un grido al cielo affinché illumini l’uomo, lo liberi dall’odio e venga rispettato nella sua dignità e nei suoi diritti. E allo stesso modo vengano rispettate ogni nazione e ogni comunità religiosa. Con uno speciale grido preghiamo che si fermi la persecuzione dei cristiani per costruire la convivenza e la riconciliazione».

Il ruolo delle Chiese oggi è quello di fare memoria del passato in un’Europa che facilmente si lascia andare all’oblio della propria storia. Solo rileggendo quelle pagine in bianco e nero, l’Europa oggi può progredire sulla via della pace. Di quel passato, i vescovi fanno mea culpa e chiedono perdono per tutte le volte che hanno sostenuto i nazionalismi e avallato i più meschini progetti di morte. Nessuno può tirarsi indietro dalle sue responsabilità: da una ricostruzione storica che la Comece ha fatto della prima guerra mondiale, emerge come le Chiese di Francia, Germania, Gran Bretagna e Russia hanno sostenuto la guerra qualificandola spesso anche come «santa». «Come vescovi oggi – ha detto il cardinale Reinhard Marx – sentiamo quanto sia importante chiedere perdono, perché le Chiese non sono state strumenti di riconciliazione ma strumenti di odio e divisione. Fare memoria del passato significa dire oggi, mai più Chiese, mai più vescovi, mai più cristiani che diventano strumenti di guerra e divisione. Gli uomini sono fratelli tra loro e membri dell’unica famiglia».

La giornata di pellegrinaggio si è conclusa con la presentazione di un messaggio finale di pace che i vescovi hanno voluto rivolgere qui nel cuore della tragedia di Verdun a tutto il continente europeo. «Ancora una volta, siamo colpiti dalla follia pura della guerra e dall’abisso che provoca». «Prendiamo la parola per tutte le vittime della guerra e dei conflitti armati, militari e civili e preghiamo per la pace nel mondo». Nel messaggio, la richiesta di perdono diventa corale: «ricordiamo umilmente come anche uomini delle Chiese hanno ceduto ai fuochi del conflitto e alla passione nazionalista: si tratta di un ricordo che ci riempie di rammarico e di vergogna». «Il nostro pellegrinaggio a Verdun – concludono i vescovi europei – ci rende più risoluti nel nostro impegno per aiutare l’Europa a ritrovare le radici della sua identità, apprezzare i valori – molti dei quali sono profondamente cristiani – che la costituiscono in quanto comunità, e promuovere un futuro in cui prevalgano la pace e la giustizia per tutti i cittadini europei e del mondo. Ispirato dalla gioia del Vangelo, il nostro incontro si è concluso con una speranza. La speranza per un futuro di pace per tutta l’umanità».

*inviata Sir a Verdun