Toscana

FUNERALI SOLDATI MORTI IN AFGHANISTAN, MONS. PELVI (VESCOVO): LA LORO VITA PER GLI ALTRI

“Luigi e Massimiliano hanno vissuto per gli altri e sono morti per gli altri: sono morti come hanno vissuto, offrendo la loro giovane vita per gli altri”. Con queste parole mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, ha ricordato Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio, i due soldati italiani della missione Isaf, morti il 17 maggio in Afghanistan a causa di un attentato ad opera dei talebani. Celebrando oggi i funerali di Stato, nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli, mons. Pelvi, rivolgendosi alle madri dei due militi, Laura e Maria, ha detto: “Luigi e Massimiliano sono consolati dal Dio della tenerezza. Dove noi non vediamo altro che mancanza di speranza e il nulla, lì Cristo dice: ‘Ma essi sono nella pace’, il ma di Dio non lascia morire i morti, li risuscita. La pace di Dio somiglia a voi madri quando con una carezza consolate i vostri figli”. “Care famiglie – ha aggiunto l’arcivescovo castrense – quando Luigi e Massimiliano hanno scelto la professione militare volendo partecipare in modo attivo e creativo alla pace, hanno scelto di donare tutto loro stessi per gli altri. Sapevano bene che la vera disgrazia sarebbe stata morire per niente e per nessuno. Ed è stata proprio la loro morte a rendere più evidente il vivere per gli altri”. “Hanno scelto di non vivere per se stessi, non hanno voluto un’esistenza tesa solo alla propria soddisfazione e alla propria gloria, senza alcuna prospettiva di amore. Al contrario, hanno preferito vivere per gli altri, sostituendo all’io il noi”. Mons. Pelvi ha poi ribadito che “per i nostri giovani militari le missioni di pace sono una questione d’amore per dare dignità e democrazia a chi piange e soffre nelle terre più dimenticate. Ricordiamo che il servizio reso dai nostri figli e dai militari di altre nazioni resta un evento scritto per sempre nella storia della pace, un patrimonio che deve irrobustire la coscienza nazionale unitaria degli italiani. Noi siamo un’unica grande famiglia, partecipi dello stesso bene fondamentale: la pace. Il sacrificio dei nostri militari non è vano, non solo per l’Afghanistan, ma anche per l’Italia e il mondo intero. Le condizioni di insicurezza di altre nazioni, se non contenute e sradicate, possono ostacolare il progresso della famiglia umana. Ignorare il pericolo terrorista, infatti, non allontana la minaccia, ma la porta dritta al cuore delle nostre città. La rinuncia a pensare il mondo al di là del proprio interesse immediato, la sfiducia nell’azione umanitaria, la diffidenza verso ogni universalismo, tutto questo – ha concluso mons. Pelvi – è la tomba dell’umanità”.Sir