Toscana

I bambini invisibili

di Sara D’OrianoVenti novembre 1989: l’assemblea generale delle Nazioni Unite approva la Convenzione sui diritti dell’infanzia, atto fondamentale ai fini del riconoscimento dei diritti essenziali dei più piccoli. Venti novembre 2005: a 16 anni da quella data, ricorre la «Giornata mondiale del Fanciullo». Proprio per celebrare questa ricorrenza, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza hanno organizzato un convegno di due giorni, dal 21 al 22 novembre scorsi, a Firenze nella sede dell’Istituto degli Innocenti, che proprio in questo anno festeggia i 560 anni della sua attività continuativa nel soccorso e nell’assistenza ai più piccoli.

«L’eccezionale quotidiano», questo il titolo del convegno, è stato l’occasione per fare il punto sulle principali tematiche e problemi che riguardano la realtà minorile in Italia. La presentazione di alcune importanti ricerche sul campo ha permesso di delineare un quadro completo sul mondo dei più piccoli: quanti sono, come vivono, quali sono le loro aspirazioni, quanto «costano» alle famiglie, quali sono i servizi rivolti a loro, così come i principali problemi che ruotano intorno a questo mondo: lo sfruttamento e l’abuso, l’educazione, gli affidamenti e le adozioni, la sussidiarietà.

Al confronto sono intervenuti numerosi amministratori ed esperti, studiosi ed operatori sociali tra cui: Roberto Maroni, ministro del lavoro e delle politiche sociali, Grazia Sestini, sottosegretario di stato del ministero del lavoro e delle politiche sociali, Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, Claudio Martini, presidente della regione toscana, Antonio Sclavi, presidente di Unicef Italia e molti altri relatori.

Il nuovo rapporto biennale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, presentato durante il primo giorno di lavori, dedica una particolare attenzione alla popolazione under 18. La relazione, realizzata dal ministero del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione con il centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, affronta, infatti, il tema dell’evoluzione della famiglia come luogo primario di accoglienza del fanciullo, passando attraverso il sistema educativo, fino a giungere all’analisi delle politiche europee in merito alla realtà minorile. Ampio spazio viene inoltre dedicato alle «questioni aperte»: la violenza sui più piccoli e il nuovissimo fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

Nel suo intervento, Antonio Sclavi, presidente dell’Unicef Italia, ha voluto sottolineare l’urgenza di rendere visibili questi «bambini invisibili d’Italia», come li ha definiti, che subiscono il dramma di essere stranieri non accompagnati e per questo non registrati. Secondo uno studio di Unicef e Caritas italiana sono 5.540. «Non hanno un nome, non sanno la lingua, non hanno un genitore che si prenda cura di loro». Per lo stato sono praticamente inesistenti ma la loro presenza, sempre più rilevante, chiede all’Italia un impegno maggiore in vista anche della chiusura, nel prossimo anno, degli istituti dove la maggior parte di questi bambini vive, soprattutto nel sud del paese. Le critiche di Sclavi hanno inoltre coinvolto il ruolo dell’Osservatorio Nazionale Infanzia che «non è convocato da mesi»: «L’infanzia è invisibile nella politica italiana, ed è invisibile anche nei bilanci». Ha infine ribadito la necessità di rinnovare le risorse al settore per organizzare un nuovo piano per l’infanzia, assente in Italia.

Dall’ultima indagine Istat sulle famiglie, ugualmente presentata nella giornata di lunedì, esce tuttavia un quadro abbastanza positivo del mondo dei minori in Italia: «La fotografia a tutto tondo che abbiamo oggi finalmente – ha spiegato Grazia Sestini – ritrae una realtà che non giustifica affermazioni, ad esempio, come quelle che vogliono i ragazzi abbandonati dai genitori davanti alla tv o davanti al computer. I minori italiani crescono sia sul piano culturale che su quello delle relazioni sociali, non sono affatto isolati, giocano con i coetanei e con i loro familiari. I genitori riescono anche a trovare maggior tempo per stare con loro».

Anche sul piano della natalità, l’indagine, svolta in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, rivela un incremento non trascurabile che non dipende solo dalle famiglie immigrate, ma dalla nuova voglia di figli delle famiglie italiane.

I servizi all’infanzia (asili nido, servizi educativi in genere) hanno subito una crescita sostanziale che consente una maggiore copertura e coinvolgimento delle regioni nei vari progetti attuati. Il sindaco di Firenze ha voluto ribadire la necessità di creare servizi educativi che tengano conto delle nuove esigenze della famiglia e della società, e delle condizioni «non solo dei bambini per così dire standard, ma anche dei figli di immigrati, di coloro che vivono in condizioni di marginalità o con un solo genitore, e sono sempre di più».

Nella giornata di martedì il convegno è continuato con la presentazione delle ricerche e delle attività dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, in particolare su quattro temi: l’abuso sessuale, le difficoltà d’apprendimento, l’affidamento e la sussidiarietà. Gli scenari presentati sono stati molto vari e consentono ampi spazi di discussione e riflessione.«Più famiglia e più servizi all’infanzia». Con questo impegno, Grazia Sestini ha concluso martedì pomeriggio il convegno ricordando come l’attività svolta dal suo ministero ruoti intorno al diritto del bambino di avere una famiglia e come ogni decisione, a partire da quella di chiudere gli istituti e incrementare l’affidamento familiare nasca con questa prospettiva. «Riteniamo di poter esprimere soddisfazione per i risultati ottenuti da questo convegno, per i problemi messi in luce e per i traguardi ottenuti e ci auguriamo – ha detto ancora il sottosegretario – che l’impegno della prossima legislatura veda a tutti i livelli di governo competenti un impegno almeno pari a quello profuso nei 5 anni che vanno a concludersi». La ricerca• 14 EURO DI PAGHETTASette bambini su dieci ricevono periodicamente dai genitori o la paghetta o un regalo. Nella fascia di età fra i 6 e 17 anni, in particolare, il 34,2% riceve regolarmente la paghetta il cui importo medio settimanale è di 14 euro; dai 7 euro per i bambini fino a 10 anni ai 18 per quelli fra i 14 e 18 anni. Lo sottolinea l’Istat che all’Istituto Innocenti di Firenze, ha diffuso l’ultima trance di dati sulla vita quotidiana dei bambini e degli adolescenti. Fra paghetta e chiavi di casa a disposizione – per l’Istat – i ragazzi godono, molto più rispetto al passato, di una certa autonomia dalla famiglia. • LE CHIAVi DI CASANel 2005 il 40,2% dei ragazzi under 17 dispone delle chiavi di casa (era il 37,8% nel 1998). Aumenta anche il numero di chi ha una stanza tutta per sé: il 38,3% tra i 3 e 17 anni ha una camera da letto propria, il 52,4% la condivide con fratelli e sorelle, il 7,5% dorme nella stanza dei genitori. Dai genitori poco più del 70% dei bambini e degli adolescenti ricevono soldi o regali. Di solito sono i maschietti (36,1%) a ricevere il denaro mentre per le ragazze (32,1%) è privilegiato il premio, anche se non in modo costante. Non riceve nulla il 29,4%; soprattutto se figli di casalinghe (31,1%) o di mamme con basso titolo di studio (36,8%). • PIZZA E TELEFONINOCosa fanno della paghetta i ragazzi? Tra i ragazzi, al primo posto c’è la spesa per pizzerie e pub (42,6%), segue la ricarica del telefonino (38,3%). Per le ragazze, è invece il telefonino l’acquisto principale (44,4%), segue il ristorante e pub (38,8%). Tra i 6-10 anni, spicca l’acquisto di figurine (45,6%); tra gli 11 e 13 le patatine e gli snack (39,5%). • I PAPA’ CAMBIANO I PANNOLINIL’Istat conferma come stia cambiando la famiglia italiana ed in particolare il rapporto genitori-figli. L’assimetria dei ruoli nella coppia è diminuita passando dall’84,6% di ore assorbite dalla madre, nel 1998, al 77,6% nel 2003. Tuttavia è aumentato il numero dei papà che mettono a letto il bambino, con meno di 2 anni, (il 51,9% contro il 45,1%), gli danno da mangiare (41,3% contro 36,7%), lo vestono (32,7% contro il 29,7%), gli cambiano il pannolino (37,2% contro il 34,6%). • UNO SU DUE AFFIDATO AD ADULTIIl 51,4% dei bambini fra 0 e 13 anni, circa 4 milioni, è affidato a qualche adulto, almeno una volta la settimana. Nel 76,2% dei casi sono affidati ai nonni non conviventi. Spesso se ne occupano i fratelli più grandi (37,2%); per lo più nel mezzogiorno (40,7%). Aumenta il ricorso alle baby sitter, dal 9,9% (1998) al 12,1% (2005). • I BAMBINI COLLABORANO A CASALa maggioranza dei bambini fra i 6 e 13 anni sono coinvolti in attività di aiuto ai genitori come badare ai fratelli più piccoli, rifarsi il letto, riordinare le proprie cose. Lo fa l’88,7%; era l’83,6% sette anni fa. Prevalenti le femmine ai maschi. Sebbene i compiti rispettino i ruoli tradizionali, l’Istat sottolinea che «tra i figli più piccoli sta succedendo ciò che avviene ai genitori: diminuisce il tempo dedicato ai lavori domestici dalle bambine, aumenta anche se di poco il contributo ai lavori familiari fra i maschi».

IN 10 ANNI IN ITALIA BIMBI E ADOLESCENTI SONO DIMINUITI DI 1.700.000

UNICEF, IN ITALIA OLTRE 5 MILA BAMBINI INVISIBILI; CRITICHE ALLE POLITICHE ITALIANE

Adolescenti e giovani di fronte ai grandi temi