Lettere in redazione

I gossip su Berlusconi e il «silenzio» della Chiesa

Le ultime notizie sulle vicende private del presidente del Consiglio inducono a due riflessioni: il rapporto tra vita pubblica e vita privata; l’atteggiamento degli esponenti del Pdl.

I grandi politici – De Gasperi, Moro, Berlinguer, Einaudi – conservavano con pudore la vita privata; ma avevano una vita privata esemplare. In alcuni momenti, o dopo la morte, si apriva qualche spiraglio, che ci lasciava ammirati. Ora si invoca la privacy per sottrarsi a giudizi severi. Non è accettabile, sul piano etico, la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata, se non in questo senso: che il rigore necessario nella sfera privata non può essere trasferito nella sfera pubblica se non attraverso quella mediazione, teorizzata da Maritain, necessaria in un sistema democratico e pluralistico.

In ordine al secondo punto suscita meraviglia la difesa d’ufficio o il silenzio di persone molto brave e dignitose presenti nel Pdl, alcune delle quali hanno combattuto giuste battaglie sia a livello nazionale che a livello locale in difesa della morale e hanno organizzato manifestazioni significative come il «Family Day». Nessuno chiede loro di cambiare orientamento politico, ma soltanto di manifestare capacità di giudizio e di critica.

Giulio FabbriPisa

Vorrei esprimere attraverso il nostro giornale alcune considerazione sulla lettera del card. Tettamanzi a proposito delle accuse rivolte al Capo del governo. Egli dice che deve essere fatta chiarezza; giustissimo! Ma è più facile dirlo che farlo, poiché se l’interessato parla i malevoli gridano: «Con tutti i problemi che ci sono in Italia, perde tempo con certi argomenti!». Il fatto è che in Italia la verità viene fuori solo quando l’accusato è passato a miglior vita.

Non dimentichiamo il caso Leone: il poveretto fu sommerso ingiustamente da un mare di fango, seppellito veramente poiché ne morì e non si alzò a difenderlo né un alto prelato, né il suo partito che si dimostrò tutt’altro che cristiano. Son cambiati i nomi dei partiti, ma i metodi son rimasti gli stessi.

La lettera dice poi che è preoccupante il fatto che gli italiani non si scandalizzino; non è che la gente approvi gli scandali, se veramente ci sono, ma poiché certe accuse vengono fuori immancabilmente in prossimità di importanti eventi nazionali ed internazionali o quando l’azione di governo ottiene successo, e poi smentite o ridimensionate, si avverte puzza di bruciato. Altro argomento: la gente non si scandalizza perché diseducata dalle trasmissioni Mediaset: detesto certi programmi e mai mi sognerei di seguirli, ma siamo sicuri che siano più educativi quelli della Rai per cui siamo anche costretti a pagare il canone? E poi, basterebbe cambiare canale.

Non ho detto queste cose per difendere Berlusconi: ha avvocati più bravi di me; lo avrei fatto per qualsiasi politico attaccato in modo così virulento e scorretto e, questo sì scandaloso, poiché ritengo che deve essere giustamente onesto e specchiato il comportamento di un capo del governo, ma lo deve essere anche il modo di fare opposizione.

Alda MartinelliMonticiano (Si)

Leggiamo su alcuni quotidiani (pochi, per la verità ) le imprese erotico-goliardiche del nostro premier, con tanto di «veline», di «escort», di «ragazze immagine», il tutto a spese degli italiani. Un quadro disgustoso da basso impero che affossa, se ce n’era ancora bisogno, l’immagine dell’Italia. Un quadro che si fa grottesco se pensiamo che Berlusconi si presenta come alleato della Chiesa, difensore dei valori cristiani e della famiglia.

La protesta del mondo cattolico, a cominciare dalle lettere a «Famiglia Cristiana», ha cominciato a farsi sentire con una certa forza e quello che colpisce in questi interventi è la richiesta di una maggiore coerenza della Chiesa tutta, a partire dalle gerarchie, nel condannare i modelli di vita e le ipocrisie del premier. Troppo blanda e inadeguata ci sembra la posizione della Cei e dei singoli vescovi in generale (salvo poche eccezioni ) quando si limitano a invitare i nostri leader di governo a una maggiore sobrietà di comportamenti.

Il cavaliere col suo denaro e con le sue televisioni ha corrotto una vasta parte del paese, ha cambiato il modo di pensare di tanta gente. Ci ha reso più chiusi, più egoisti. Ci ha fatto credere che se noi non facciamo carriera come pensiamo di meritare, se siamo mal pagati, se siamo precari, se siamo disoccupati, se sopravviviamo con una pensione minima, la colpa non è di chi si arricchisce con mezzi illeciti, di chi non paga le tasse, di chi si fa le leggi «ad personam» per cancellare i reati che ha commesso o per legittimare i suoi arricchimenti di dubbia provenienza.

Nella nostra Carta Costituzionale sono affermati principi di pace, solidarietà, giustizia, libertà, uguaglianza, principi in perfetta coerenza con un’autentica etica cristiana. Il virus del neoliberismo, oggi in crisi in tanta parte del mondo ma non ancora in Italia, ha indebolito questi valori in tanta parte dell’opinione pubblica. Ne è un esempio la politica dei respingimenti generalizzati ai danni di migliaia di disgraziati che, spinti dalla fame o dai pericoli delle guerre, arrivano sulle nostre coste; una politica che li condanna ad un futuro di violenze, di soprusi e di morte.

Di fronte a tutto questo è necessario e urgente che si levi decisa anche la voce della Chiesa tutta: Papa, vescovi, preti, religiosi, laici, comunità parrocchiali, associazioni cattoliche.

Cristiani, svegliamoci prima che sia troppo tardi. La prudenza, di per sè, è una virtù; ma la troppa prudenza, di fronte a una realtà come questa, è solo un peccato grave.

Commissione culturale della parrocchia di Ricorboli – Firenze

Sono schifato da tutto quello che sta uscendo sui giornali sul nostro Presidente del Consiglio. In un paese normale, che non è il nostro, si sarebbe dovuto dimettere immediatamente. Come farà a portare avanti delle leggi sulla prostituzione, sulla famiglia o su tante altre cose. Come si comporterà quando andrà a trovare il Papa oppure qualche altra figura spirituale? Che figura facciamo davanti a tutto il mondo, tra qualche giorno al G8. Sicuramente i giornalisti esteri gli chiederanno solo di questo scandalo e niente sul G8. Spero solo che qualcuno gli faccia capire che è arrivato il momento di togliersi dai piedi. Oppure spero che i suoi riescano a sfiduciarlo, mettere qualcuno al suo posto e riuscire finalmente a governare la nostra cara e bella Italia.

Angelo Sacconi

Sono disgustato di tutto questo moralismo che si fa attorno al nostro presidente del Consiglio, dando per veri racconti fantasiosi di interessate signorine in cerca di notorietà. Ci si è già dimenticati del suo impegno sul caso Englaro, dell’affossamento dei Pacs, del sostegno alla scuola cattolica? Molto meglio uno che razzola male nel privato (cosa poi tutta da dimostrare!) che chi in nome del «progresso», senza pentirsi per i crimini del comunismo e del socialismo, vorrebbe introdurre leggi che minano la famiglia, l’educazione dei giovani, il rispetto della persona.

L.G.Grosseto

Prima di tutto devo precisare che non c’è mai stata una lettera del card. Tettamanzi su questo argomento. Non so a cosa la nostra lettrice si riferisca, forse ad una «lettera aperta» al cardinale Angelo Bagnasco, che gira in internet. Ma questo è solo un dettaglio.

Come dimostrano queste lettere e altre che riceviamo, le vicende private del nostro premier continuano a stimolare i lettori e a dividerli, trasformandoli spesso in dei «tifosi» pro o contro il Cavaliere. Come abbiamo già scritto pochi numeri fa su questa stessa pagina, a proposito delle sue vicende matrimoniali (Cossiga e la sordina alle critiche a Berlusconi), è uno «sport» che francamente non ci appassiona. Non perché al potente di turno sia tutto permesso. E soprattutto non gli è permesso di mentire, negando fatti e circostanze, che poi si dimostrino vere. Ma per rispetto delle istituzioni e di quei 18 milioni e passa di italiani che lo hanno votato tre anni fa, preferiamo giudicare Silvio Berlusconi dagli atti concreti del suo governo, piuttosto che dai gossip che riempono quotidiani e rotocalchi. Lo facciamo da sempre, su questo settimanale, senza sconti, ma anche senza pregiudizi. E lasciamo alla magistratura il compito di accertare se ci siano stati fatti penalmente rilevanti (anche se il «lodo Alfano» rende questo più difficile).

Questo per quanto riguarda il settimanale. Ma alcuni lettori scrivono a noi per rimproverare la Chiesa (intesa come gerarchia) di un «complice silenzio». Forse non si rendono neanche conto di vagheggiare, così facendo, un periodo fortunatamente archiviato, in cui vescovi e papi erano soliti scomunicare re e principi per le questioni più disparate, compreso quelle matrimoniali. Trovo molto più saggio e rispettoso dell’autonomia delle realtà terrene che questa prassi sia del tutto tramontata e che, per fare solo degli esempi, Benedetto XVI incontri il presidente francese Nicolas Sarkozy senza additarlo come bigamo, o che Giovanni Paolo II, nel gennaio del 1999, a Saint Louis, abbia parlato a lungo con il presidente americano Bill Clinton, nonostante il sexy-scandalo «Levinsky» dell’anno prima. Ma questo non toglie che la Chiesa continui a chiamare le cose con il loro nome e a denunciare – come ha fatto anche martedì scorso il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata – lo spettacolo al quale assistiamo di un «disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere».

Claudio Turrini