Vescovi Toscani

Il coraggio della pace. Messaggio dei Vescovi toscani (La Verna 19-03-2002)

Dalla Verna, dove si sono recati per la loro periodica assemblea e per la cerimonia di riapposizione dei sigilli alla teca che conserva il saio delle stimmate, i vescovi della Toscana hanno voluto inviare a tutti i fedeli della regione un messaggio sull’attualità di San Francesco, approfittando dell’occasione per lanciare un appello alla pace in Terra Santa e al sostegno delle comunità francescane e dei cristiani che da secoli custodiscono i Luoghi Santi. E proprio alla Verna, ogni vescovo ha ricevuto una bottiglietta con l’olio della Palestina che sarà benedetto in tutte le cattedrali toscane durante la Messa crismale del Giovedì Santo. Di seguito il testo integrale del messaggio a firma dei vescovi della Toscana.

Siamo saliti alla Verna per la nostra assemblea. Abbiamo avuto anche la gradita e utile presenza di monsignor Paolo Romeo, Nunzio apostolico in Italia. La sua persona ci ha fatto vivere da vicino la notizia dell’assassinio in Colombia di monsignor Isaias Duarte. Gli era amico personale, lo aveva accompagnato lui stesso come Nunzio apostolico nella diocesi di Cali, dove stava dedicandosi con grande zelo all’evangelizzazione, all’organizzazione di quella Chiesa, difendendo in particolare i diritti umani, prendendosi cura dei poveri. Un altro fratello vescovo sta dinanzi a noi come testimone del dare la vita per il Vangelo!

Il motivo della nostra presenza sul Monte delle Stimmate è stato l’invito dei Frati Minori toscani a condividere la gioia del ritorno alla Verna dell’abito di San Francesco, che fino a qualche mese fa si trovava nella Chiesa di Ognissanti a Firenze. Questa città lo aveva ottenuto come trofeo di vittoria, portandolo via dal Castello di Montauto (Arezzo). Era qui dall’autunno del 1224, quando il Conte Alberto Barbolani lo aveva ottenuto da San Francesco. È l’abito testimone del momento misterioso e bruciante in cui Francesco fu segnato dalle ferite della passione di Cristo: le Stimmate.

Il Vescovo di Arezzo ha posto nuovamente i sigilli alla teca nella quale viene esposto alla venerazione di tutti.Davanti a questi abiti ruvidi e lacerati pensiamo a Francesco povero e consumato dall’amore, uomo nuovo, fratello verso il quale continua a volgersi l’ammirazione di tutti: davvero continua a realizzarsi quanto il Cristo gli disse dopo le Stimmate: «Ti ho fatto mio gonfaloniere!… ti ho fatto mia immagine viva!».

Mi risuona attualissima la preghiera che, nella festa delle Stimmate (17 settembre) del 1993, Giovanni Paolo II pronunciò nel luogo dove era avvenuto questo prodigio: «Francesco, il mondo ha nostalgia di te!» Abbiamo ancora bisogno di guardare alle sue mani segnate dall’amore, ai suoi piedi feriti che lo hanno portato ovunque a parlare dell’Amore non amato, a predicare la pace, al suo cuore ferito e capace di aprirsi a tutti, ai poveri e ai potenti, ai briganti e ai nemici, ai peccatori….

Guardando a lui, alla sua umanità così riconciliata e attraente, alla sua umiltà così profonda, al suo impegno a portare a tutti le «profumate parole del Vangelo», ci sentiamo verificati e incoraggiati nel nostro ministero verso Dio e verso gli uomini.Guardando attorno a noi, pensiamo al dolore che attraversa tante persone e tante realtà e comprendiamo ancora una volta come solo l’amore, l’essere «segnati» dall’amore di Cristo può seminare nei cuori la speranza.

Pensiamo anche a quelle «strutture di peccato» che continuano a tenere le persone e il mondo dentro la spirale dell’ingiustizia e della violenza.

La Pasqua vicina, il pensiero ai luoghi della Redenzione, ci fa ravvivare nel cuore la preoccupazione per le prove di forza con cui si stanno affrontando opposti estremismi in Palestina e in Israele e le minacce di ben più gravi conflitti in altre zone dell’oriente. Proprio pensando a Francesco e al suo andare disarmato e disarmante in quella Terra in cui Dio si è fatto nostro fratello, si ravviva la vicinanza ai cristiani di Palestina e a quanti (ebrei e arabi) stanno pagando con indicibili sofferenze questa assurda guerra.

Preghiamo Dio che le speranze di giustizia e di pace, che sembrano riaccendersi in questi giorni, non vengano ancora una volta deluse. Molte persone sono allo stremo!

Chiediamo ai governi e ai responsabili dei popoli di avere il coraggio della pace, costruendola contro ogni tentativo opposto, senza continuare a cadere nelle tentazioni della violenza disperata o della rappresaglia.

La «nostalgia di Francesco» ci fa pregare perché sorgano profeti di pace, persone riconciliate che sappiano costruire nuovi patti, uomini e donne che sappiano riproporre con convinzione la giustizia e il perdono.

Su questo Monte da sempre sono saliti uomini e donne in cerca di Dio e della Pace. Ne ricordiamo solo due, che ci aiutano a guardare alla nostra responsabilità di vescovi e alle necessità del mondo attuale. Il primo è Bonaventura da Bagnoregio, che, chiamato a grandi responsabilità nell’Ordine francescano e poi come Vescovo, volle stare per lungo tempo accanto alla roccia delle Stimmate per trovare la radice di quella Pace che aveva animato Francesco: la conoscenza e l’esperienza dell’amore e del dolore di Cristo.

Il secondo è più vicino a noi, un nostro contemporaneo, vero profeta di pace: il sindaco di Firenze Giorgio La Pira. Prima dei suoi viaggi di pace, ritenuti da tanti solo tentativi folli e impossibili, egli saliva a pregare alla Verna per trovare la forza e il coraggio della speranza.

Questi esempi ci sostengono nella nostra continua ricerca di Dio e nel nostro servizio. Ci impegnano al coraggio umile e gioioso di annunciare a tutti il Vangelo e la Pace.

Sono vicini i giorni della memoria della Passione, Morte e Resurrezione: scendiamo dalla Verna col cuore grato a Francesco che qui ha vissuto la sua Pasqua, segnato dall’amore e dal dolore di Cristo crocifisso e risorto.

Gli affidiamo il nostro servizio, le nostre chiese, la nostra Toscana e i mondo intero, perché questi giorni abbiano per tutti il sapore della resurrezione e della pace.

I Vescovi della Toscana