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Il governo proroga le misure fino a Pasquetta. Conte: non possiamo ridurre i disagi

“Non bisogna abbassare la guardia”: è l’affermazione del presidente del Consiglio Conte sapendo bene qual è l’indicazione che arriva dagli esperti: mantenere rigide le misure di contenimento e il distanziamento sociale per evitare che i risultati ottenuti vengano vanificati e il virus riprenda la sua folle corsa, soprattutto nelle regioni del Sud. “Non siamo nella condizione di poter allentare le misure restrittive – conferma Conte rivolgendosi direttamente agli italiani – alleviare i disagi e risparmiarvi i sacrifici a cui siete sottoposti”. No le scampagnate di Pasqua e Pasquetta, come dice il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. “Andare fuori? Assolutamente no. Dobbiamo stare ancora a casa”.

Il nuovo decreto del presidente del Consiglio, che sarà in vigore dal 4 aprile alla scadenza dei precedenti provvedimenti, conferma dunque tutte le misure già in atto, dalle limitazioni agli spostamenti alla chiusura delle attività non essenziali. E prevede una ulteriore stretta per tutti gli sportivi. A partire da sabato “sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati” e “sono sospese le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, all’interno degli impianti sportivi di ogni tipo”.

Chi sperava dunque in qualche apertura da parte del governo – le aziende soprattutto – dovrà attendere almeno il 13 aprile. “Se allentassimo tutti gli sforzi sarebbero vani – ripete il premier – e pagheremmo un prezzo altissimo, oltre al costo psicologico e sociale. Saremmo costretti a ripartire di nuovo, un doppio costo che non ci posiamo permettere”. Conte ha però smentito che è già deciso un prolungamento fino al 3 maggio e ha promesso, “se i dati si consolideranno”, un “allentamento delle misure”, pur non potendo garantire che ciò “accadrà dal 14 aprile”.

Quello che ha indicato è però il percorso da seguire. “Dobbiamo programmare un ritorno alla normalità che deve essere fatto con gradualità e deve consentire a tutti, in prospettiva, di tornare a lavorare in sicurezza” aggiunge. Significa che queste due settimane serviranno per capire cosa riaprire, con che modalità consentire la ripresa di alcune attività, quali spazi di libertà riconsegnare ai cittadini. I dati d’altronde giustificano un cauto ottimismo ma non consentono affatto di considerare attenuata l’emergenza.