Vita Chiesa

Il messaggio del Papa per la Quaresima: «Credere suscita carità»

«Una fede senza opere – scrive Benedetto XVI – è come un albero senza frutti: queste due virtù si implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina».

Già la sua prima enciclica, la «Deus Caritas est», ricorda Benedetto XVI, aveva messo in luce lo stretto legame tra fede carità: «La fede – scrive il Papa – costituisce quella personale adesione – che include tutte le nostre facoltà – alla rivelazione dell’amore gratuito e “appassionato” che Dio ha per noi e che si manifesta pienamente in Gesù Cristo. L’incontro con Dio Amore che chiama in causa non solo il cuore, ma anche l’intelletto».

Il cristiano, afferma quindi il Papa, «è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore, è aperto in modo profondo e concreto all’amore per il prossimo». L’impegno dei cristiani nelle opere di carità dunque «nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio».

Tutta la vita cristiana, ricorda ancora il Papa, «è un rispondere all’amore di Dio». E se la fede è la prima risposta «come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci sollecita», il «sì» della fede ci trasforma: «Quando noi lasciamo spazio all’amore di Dio, siamo resi simili a Lui, partecipi della sua stessa carità. Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente “operosa per mezzo della carità”».

Se dunque, spiega Benedetto XVI, «La fede è conoscere la verità e aderirvi», la carità è «camminare» nella verità: «Con la fede si entra nell’amicizia con il Signore; con la carità si vive e si coltiva questa amicizia».

Fede e carità non possono quindi mai essere separate o tantomeno contrapposte, sostenendo la priorità o la supremazia dell’una rispetto all’altra: «La fede precede la carità, ma si rivela genuina solo se è coronata da essa. Tutto parte dall’umile accoglienza della fede (“il sapersi amati da Dio”), ma deve giungere alla verità della carità (“il saper amare Dio e il prossimo”), che rimane per sempre, come compimento di tutte le virtù». Una sana vita spirituale quindi deve rifuggire «sia dal fideismo che dall’attivismo moralista». Se c’è una priorità, piuttosto, è quella che spetta sempre al rapporto con Dio: «Talvolta si tende – scrive il Papa –  a circoscrivere il termine “carità” alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. È importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il “servizio della Parola”. Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana».