Toscana

Il Papa e l’Islam: reazioni che lasceranno ferite

di Claudio Turrini

Auguriamoci che la «tempesta» passi presto. Che finalmente il variegato mondo islamico, sia quello dei governi che quello degli iman e degli ayatollah, prenda le distanze, con chiarezza, dai fanatici che cercano solo lo scontro. Ma questa vicenda qualche ferita la lascerà senz’altro. Si può anche discutere sull’opportunità «politica» di citare brani di un testo medievale, complesso, all’interno di un discorso ufficiale del Papa. Ma nessuno può minimamente pensare che quella citazione, inserita in un discorso dotto, rivolto ad uomini di scienza, all’interno dell’Università di Ratisbona, sia stata messa lì in senso dispregiativo verso i seguaci del Profeta Maometto. E soprattutto nessuno può prendere a pretesto quella frase per bruciare chiese o uccidere missionari. Non stupisce che al-Qaeda sia arrivata a minacciare l’«adoratore della croce», cioè il Papa, la sua sede – Roma – e tutto l’Occidente, costringendo il nostro governo a rinforzare tutte le misure di sicurezza attorno agli edifici di culto e alle altre realtà cristiane. E non sorprende neanche più di tanto che la guida spirituale degli sciiti iraniani Ali Khamenei abbia definito il discorso del Papa come «l’ultimo anello» di «complotti contro l’Islam e i suoi valori sacri». Si capisce bene che è solo «propaganda politica» di chi si ritiene in guerra contro gli infedeli. Sorprende molto e addolora, invece, che ad alimentare le proteste che hanno infiammato le folle musulmane, con tanto di fantocci del Papa bruciati nelle piazze e chiese devastate, siano stati anche governi di paesi arabi moderati, come Egitto, Marocco, Pakistan, Indonesia e Malaysia . Hanno convocato i Nunzi, hanno diffuso note ufficiali di protesta e in Pakistan il parlamento ha perfino approvato all’unanimità una risoluzione per chiedere a Benedetto XVI di ritirare quanto detto. Anche un uomo di cultura come lo sceicco Mohammed Sayyed dell’Università egiziana di Al Azhar – una specie di Congregazione per la fede islamica – ha preteso scuse ufficiali. Nessuno di loro si è preso la briga di leggere prima l’intero testo, nessuno che si è sforzato di comprenderne il senso. Si son fidati delle semplificazioni grossolane propagandate dai media arabi, con in testa l’emittente «Al Jazeera». È vero che dopo le precisazioni vaticane – non chiamiamole «scuse» – qualche voce dialogante si è alzata anche dal fronte islamico. I leader religiosi musulmani dell’India, ad esempio, hanno «accolto con gioia» il chiarimento di Benedetto XVI all’Angelus di domenica e lo hanno definito «un grande segno di tolleranza e pace». E il rettore della moschea di Marsiglia, Mohand Alili, in un’intervista al Corriere della Sera di martedì, si è detto «colpito» dalle parole del Papa, «o per meglio dire, dall’interpretazione sintetica e strumentale che è stata data» al suo discorso, ma «più ferito e indignato dalle reazioni di piazza e ancor più dalle proteste diplomatiche di alcuni governi di Paesi musulmani» perché «siamo di fronte ad una distorsione totale della logica e della ragione e a manipolazione ciniche del sentimento popolare. Ancora una volta – prosegue Alili – la prima vittima è l’Islam, perché significa dar ragione a quanti in Occidente pensano che i musulmani siano tutti fanatici e terroristi». Ci aspetteremmo però che queste voci non rimanessero isolate. E che qualcuno fra i capi islamici condannasse apertamente anche le vignette blasfeme contro Benedetto XVI che hanno preso a circolare nei siti islamici e che sono state trasmesse anche da «Al Jazeera». E su questo punto – il rispetto verso i cristiani – ci aspetteremmo anche una posizione più decisa dei governi occidentali, a partire dall’Italia. Quanti ambasciatori – ad esempio – sono stati convocati dal nostro governo per protestare contro le violenze fisiche e verbali scoppiate in molti paesi islamici contro i cristiani? Il dibattito su quel discorso del Papa a Ratisbona non riguarda i governi (e non avrebbe dovuto riguardane neanche quelli islamici), ma le violenze e le manifestazioni di odio sì. Dimostrarsi pavidi o conniventi non aiuterà nememno il dialogo. Visita in Germania (9-14 settembre 2006): tutti i discorsi del Papa li>Lo speciale sul viaggio del Papa nella sua Baviera BENEDETTO XVI: SUPERARE OGNI FORMA DI ODIO E DI VIOLENZA; FRAINTESE LE MIE PAROLE SULL’ISLAM BENEDETTO XVI E L’ISLAM, DICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO DI STATO CARD. BERTONE Somalia, Leonella uccisa perché suora Il Papa e l’Islam. Dialogo o silenzio?