Pisa

Il valore del «sacro» nell’arte delle chiese

di Simone Giusti

La chiesa intesa come edificio parla: ma qual è il messaggio principale che dovrebbe trasmettere?Per rispondere a questa domanda bisogna capire che le chiese appartengono ad un’architettura molto speciale, all’architettura sacra e, più in generale, all’arte sacra.Per alcuni decenni, gli ultimi del ventesimo secolo, molti hanno pensato, scritto e sostenuto vibratamente che l’arte sacra non ha ragione di essere, che l’architettura sacra non esiste. Vi è solo l’arte, vi è solo l’architettura la quale crea spazi, ambienti, oggetti che l’uomo destina a determinati usi: pubblici, privati, commerciali, abitativi, industriali, religiosi. Conseguentemente la distinzione fra una palestra, un auditorium, un magazzino o una chiesa non sussiste in sé, sono tutti «grandi contenitori» che a seconda dell’esigenza dell’uomo mutano di funzione. A suffragio di questa tesi si ricorda (impropriamente) che la basilica romanica in principio altro non era che un edificio pubblico della Roma Imperiale. Gli artisti, e in particolare gli architetti che hanno sposato questa tesi, di consequenza, hanno edificato chiese con spazi generalmente abbastanza funzionali ma normalmente incapaci di far percepire il «mistero» dell’incarnazione del Verbo di Dio, il «mistero» della Chiesa.Questo ha portato, specie in Italia, ad una notevole diffidenza nel clero e in molti fedeli verso l’architettura moderna, vista come incapace di creare oggi edifici comunicanti la fede come le chiese del passato ed in particolare quelle romaniche.Frequentemente si ascoltano giudizi pesanti su chiese nuove, frutto si badi bene non di arretratezza culturale, perché spesso queste valutazioni sono espresse da persone appartenenti a categorie culturalmente elevate; da dove nascono allora queste considerazioni negative? Da esperienze celebrative o comunque di preghiera, difficili, faticose, disperdenti. Alcune volte, fedeli impreparati, hanno confuso una nuova chiesa con una discoteca o con un centro commerciale. La radice di questo malessere è da ricercarsi nel fatto che gli edifici non si distinguono gli uni dagli altri solo per la funzione da assolvere bensì per ciò che sono chiamati ad essere ed a rappresentare. Potremmo quasi dire che la distinzione si pone non al livello del fare, ma dell’essere, non del funzionalistico ma dell’ontologico, di ciò che è in sé. Ora la chiesa è, come abbiamo sostenuto nel precedente articolo, una realtà comunicante, un luogo narrante la divinità, un ambiente sacro che abbisogna, per esprimersi concretamente, di forme espressive inerenti e consequenziali al messaggio che l’edificio intende comunicare.La chiesa è un oggetto sacro che abbisogna di un’arte sacra per esprimersi coerentemente.Ora l’arte sacra è esistita da quando è esistito l’uomo, potremmo quasi dire che è una delle risposte immancabili, in ogni cultura, all’archetipo religioso presente nell’uomo.Abbiamo così l’arte sacra ebraica, musulmana, buddista, taoista, cristiana, ecc…Dato che l’arte è essenzialmente forma, perché un’arte possa essere definita sacra, non basta che i suoi oggetti si ispirino a una verità spirituale; occorre anche che il suo linguaggio formale testimoni della medesima sorgente. Solo un’arte le cui forme riflettano la visione spirituale propria di una data religione, merita l’epiteto di sacra. Ogni arte sacra si fonda su una scienza delle forme o, in altri termini, sul simbolismo inerente alle forme. L’arte sacra non ha lo scopo di evocare sentimenti o trasmettere impressioni; essa è un simbolo e perciò si contenta di mezzi semplici e primordiali; non potrebbe essere, d’altra parte, nulla di più che un’allusione, essendo il mistero il suo oggetto reale.In specifico l’arte cristiana ha un solo oggetto: la trasfigurazione dell’uomo e del mondo, che dall’uomo dipende, mediante la loro partecipazione al Cristo.È la partecipazione al Cristo la chiave di volta per comprendere cos’è una chiesa-edificio e quale il messaggio principale che dovrebbe trasmettere.La chiesa-edificio è nata per rispondere ad un bisogno della comunità cristiana.La chiesa è una comunità convocata. Più o meno organizzata a seconda dei tempi e dei luoghi perché il suo essere formata da uomini la costituisce in una dimensione societaria che non può fare a meno dell’organizzazione, la Chiesa ha bisogno di un luogo dove riunirsi per celebrare l’eucaristia e altri sacramenti.I cristiani hanno bisogno e usano locali nei quali riunirsi per celebrare. Tali locali non sono un tempio. Sono locali funzionali ad una comunità che si riunisce per compiere il memoriale (l’eucaristia). Si tratta del vertice di un vissuto cristiano che si ricapitola in esso e dice tutta la vita del singolo credente e della comunità. Ne consegue, ed è umanamente ovvio, che se il locale nel quale si compie il memoriale, viene stabilmente usato, si arricchisce di segni che esprimono il vissuto.Si esce così da una funzionalità ridotta alla necessità di avere un locale adatto alle necessità di una comunità, e si entra in un’altra dimensione, quella del segno.