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IMMIGRATI, TRAGEDIA NEL MARE, 73 ERITREI SAREBBERO MORTI DI STENTI SU UN GOMMONE NEL CANALE DI SICILIA

Mezzi del comando aeronavale della Guardia di Finanza sono impegnati da questa mattina nelle ricerche delle vittime dell’ultimo naufragio che sarebbe avvenuto nel Canale di Sicilia. Secondo il racconto di cinque superstiti di nazionalità eritrea, tra cui una donna, soccorsi ieri al largo di Lampedusa, 73 immigrati sarebbero morti di stenti e i loro corpi abbandonati in mare. Ieri le autorità maltesi hanno confermato l’avvistamento di sette cadaveri non recuperati perchè in acque libiche. Ai microfoni di Radio Vaticana, la portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, Laura Boldrini ha raccontato le testimonianze di alcuni operatori umanitari presenti sul molo di Lampedusa al momento dell’arrivo dei cinque eritrei. “Queste persone – ha detto la Boldrini – viaggiavano su un gommone ed era strano che ci fossero solo cinque persone su un gommone che normalmente viene stipato all’inverosimile quando parte dalla Libia. Tutti quanti, e non solo una persona, hanno raccontato di essere partiti molti giorni prima e poi dopo due giorni di aver perso la rotta perché chi era al timone non aveva alcuna esperienza, come spesso accade. Girando a vuoto, poi, il carburante che avevano a disposizione è terminato. Dopo poco purtroppo sono terminati anche l’acqua e i viveri che avevano e, quindi, sono stati in balia delle onde per giorni. La cosa allarmante è che in questi giorni parecchie imbarcazioni li hanno visti. Queste persone hanno tentato di attirare l’attenzione gridando aiuto. Solo una di tutte le imbarcazioni, cinque, sei giorni fa, ha dato loro un po’ di acqua e un po’ di pane ma senza lanciare l’allarme. Quindi, quello che emerge è quasi che si avesse paura”.“Il Mar Mediterraneo è diventato una tomba, ormai. Noi alziamo le mani soltanto quando abbiamo 70, 80 morti. Chissà quanti poveri cristi sono morti ogni giorno in mare!, ha commentato sempre ai microfoni di Radio Vaticana il vescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, che si è detto addolorato “nel vedere che gli uomini, per poter vivere, debbano affrontare la morte e devono morire perché hanno voglia di vivere un po’ meglio e un po’ di più” Il vescovo ha sottolineato anche come sia “assurda una legge che chiude porte e finestre e non tenga conto della situazione e della sofferenza di tanta gente”.