Dossier
Irpet: rapporto sul benessere e condizioni di vita in Toscana
L’analisi afferma che il giudizio sullo stato del benessere varia significativamente quando le statistiche sul PIL sono integrate con i diversi aspetti sociali, culturali e ambientali che influenzano la vita dei cittadini. Il rispetto per gli equilibri ecologici, l’attenzione alle classi meno agiate della popolazione, un’elevata coesione sociale sono aspetti caratteristici di un’esperienza che ha saputo unire alla crescita economica la sostenibilità ambientale e sociale.
relativamente alle tipologie familiari, le famiglie composte da una sola persona ultra 65enne, poi le coppie con il capofamiglia ultra 65enne, infine i nuclei monogenitoriali;
relativamente alla tipologia di godimento dell’abitazione, le famiglie che vivono in locazione rischiano una probabilità di cadere in una situazione di indigenza relativa del 13% superiore a quella delle famiglie proprietarie dell’abitazione in cui risiedono;
relativamente alla condizione di genere, le famiglie con capofamiglia di sesso femminile hanno una probabilità di essere povere pari al 28%, contro il 17% per le famiglie con capofamiglia di sesso maschile;
relativamente al numero di figli, le famiglie con tre o più figli, la cui probabilità di essere povere supera del 10% quella delle coppie senza figli;
relativamente alla condizione professionale e al titolo di studio del capofamiglia, le persone con basso titolo di studio, gli operai agricoli, le casalinghe e ovviamente i disoccupati.
In Toscana le famiglie mononucleari sono minori che altrove e le case in proprietà sono maggiori rispetto ad altre regioni italiane in quanto è anche diffuso il trasferimento intergenerazionale (dai nonni o dai genitori a favore delle giovani coppie) della proprietà di una abitazione; inoltre, la quota di anziani soli (una delle cause prevalenti del disagio economico) è molto contenuta.
Di fronte a questi fattori di rischio di povertà e alla relativa analisi, si può spiegare il perché nella regione l’incidenza (percentuale di famiglie povere) e l’intensità di povertà (quanto in media la spesa delle famiglie è percentualmente inferiore alla soglia di povertà) siano molto contenute rispetto al resto dell’Italia. (vedi tabella 1)
Questa situazione di relativo benessere familiare non è tanto legato alle politiche sociali attivate a vantaggio della famiglia, quanto alla tipologia di famiglia che si ha in Toscana, alla percezione forte della famiglia come valore. L’analisi valuta ancora oggi rilevante il ruolo della famiglia nella società toscana. La permanenza dei figli al suo interno protratta nel tempo, il ruolo dei nonni, la bassa presenza di famiglie monoparentali sono tutti elementi che tendono ad attenuare molti dei problemi legati alla distribuzione del reddito, alla ricerca del lavoro, alla stessa assistenza: la famiglia si trova oggi a garantire parte di quel welfare che lo il sistema pubblico non fornisce. La famiglia garantisce, infatti, un impegno non indifferente nell’offerta di solidarietà ai rispettivi componenti e anche alla famiglia allargata (aiuto economico fornito ai figli, che escono di casa sempre più tardi; carico assistenziale pesante nell’avere in casa un anziano malato o un disabile; impegno attivo dei nonni verso i nipoti finché sono piccoli), in un contesto socio-politico in cui la spesa assistenziale per le famiglie è in Italia – e quindi anche in Toscana – modesta e addirittura declinante. I due principali istituti sono gli assegni familiari (però rivolti ai soli lavoratori dipendenti) e i sostegni al reddito per la maternità (assegno di maternità e assegno per i nuclei familiari con almeno tre figli minori); anche considerando le detrazioni fiscali per familiari a carico, le risorse investite per la famiglia restano comunque limitate.
Come in gran parte del territorio italiano, fra gli immigrati residenti le donne sono ormai poco meno numerose degli uomini. Questo nuovo modello di immigrazione che caratterizza la Toscana è determinato dall’elevato numero dei ricongiungimenti familiari e dall’attrazione esercitata dalla domanda di lavoro femminile nei servizi domestici e di cura. In Toscana la proporzione delle immigrate residenti è mediamente più elevata che in Italia. Sono invece sottorappresentate, relativamente alla componente femminile, le etnie dell’Africa sahariana (Marocco, Tunisia).
Molto è stato fatto, ma molto resta da fare per migliorare le caratteristiche del modello di sviluppo economico, demografico e sociale della regione: aiutare le piccole e medie imprese nell’opera coraggiosa di investimento economico per accrescere un’efficiente allocazione delle risorse; favorire lo sviluppo delle infrastrutture finalizzate alla mobilità per fornire un accesso più comodo e facile al lavoro e al consumo; promuovere politiche a sostegno della famiglia per alimentarne il ruolo redistributivo (trai percettori e i non percettori di reddito), riallocando in modo equo le risorse disponibili a livello familiare; considerare l’immigrazione come una componente della popolazione da inserire adeguatamente nel sistema di protezione sociale così da valorizzarla pienamente come risorsa di un possibile riequilibrio demografico e socio-economico, evitando alle donne immigrate la difficile conciliazione fra lavoro e maternità, che farebbe loro assumere nel tempo gli stessi comportamenti a bassa fecondità delle donne italiane.