Italia

La Chiesa in Cina: mai perdere la speranza

“La diocesi di Hong Kong è un caso particolare: fa parte della Cina, ma è una regione con un’amministrazione speciale e gode di una certa autonomia. La differenza tra noi e gli abitanti delle città cinesi per quanto riguarda la libertà – anche religiosa – è notevole; essere stati una colonia britannica per 99 anni ci ha permesso di vivere questa condizione favorevole. Ora che Hong Kong è passata sotto la sovranità cinese, continua a essere protetta da una certa indipendenza, ma noi ci sentiamo profondamente parte del Paese e serbiamo il grande desiderio di unirci a tutti gli effetti alla nostra Nazione”. A parlare è il cardinale JOSEPH ZEN ZE-KIUN, vescovo di Hong Kong che recentemente ha incontrato un gruppo di italiani che partecipavano a un pellegrinaggio organizzato da Brevivet. A margine dell’incontro abbiamo rivolto alcune domande al porporato.

Quali sono i rapporti tra la vostra diocesi e la Nazione?

“Il Paese ha sviluppato una certa apertura negli anni Ottanta e ha dato alla nostra diocesi la possibilità di instaurare uno scambio: io insegnavo al seminario diocesano e dal 1989 ho continuato la professione a Xian, Shanghai, Pechino. Grazie ai quei sette anni, ho potuto instaurare una rete di relazioni preziose con molti vescovi e preti e ho toccato con mano la pressione del regime. Tant’è che ogni due o tre mesi avevo bisogno di tornare a Hong Kong, non respiravo. Nel 1996 sono stato nominato vescovo di Hong Kong e sono stato costretto a concludere la carriera di docente. Rispetto ad allora, sicuramente la Cina è più vivibile, ma credo che il suo problema sia sempre lo stesso: fa due passi avanti e uno indietro…”.

Anche a proposito dei diritti umani?

“La situazione è pessima: il regime totalitario schiaccia ogni libertà. In Cina lo Stato può agire come vuole. Noi, a Hong Kong, siamo protetti in qualche modo perché, se capita qualche evento particolare, qualcuno può alzare la voce. In Cina, se sei sfortunato, la polizia ti può fare ciò che vuole. La Legge? Che Legge? Non esiste la Legge”.

Com’è stata recepita la lettera del Santo Padre?

“La decisione di inviare una lettera al popolo cinese è stata presa a gennaio, durante una riunione che si è svolta a Roma. Era da qualche anno che la Santa Sede aveva intenzione di mettere in pratica la proposta, su iniziativa della Congregazione per l’evangelizzazione, ma il risultato di una consultazione non era stato molto favorevole all’idea. Quest’anno, invece, quando si è discusso nuovamente del progetto, il Santo Padre ha espresso la volontà di scriverla di suo pugno e io, come gli altri vescovi, ho consegnato i miei suggerimenti. Aspettavamo che ci pervenisse per Pasqua, poi per la Pentecoste, alla fine è stata divulgata il 30 giugno, però la Santa Sede l’ha inviata dieci giorni prima della pubblicazione a noi e alle autorità cinesi, in modo che non venissero colti di sorpresa. Il risultato? Il giorno stesso la lettera era disponibile su Internet, ma già dopo ventiquattro ore era irreperibile. Fortunatamente in parecchi siamo riusciti a diffonderla comunque: l’abbiamo stampata subito – qui a Hong Kong in sessantamila copie – in caratteri semplificati, affinché fosse comprensibile a tutti. Eppure la reazione da parte delle autorità è stata sorprendentemente moderata. Il Governo ha tentato di dire alla Santa Sede che non doveva pubblicare la lettera, ma quando è stata edita, non ha osato reagire con forza. Di sicuro l’ambiente è molto nervoso e la pressione sui nostri vescovi è fortissima. Arrivano voci che il governo si renda conto che è necessario cambiare: ce lo auguriamo. Per il momento, c’è ancora molta difficoltà per i nostri cattolici, speriamo in un dialogo e in un miglioramento, presto. Ora siamo molto preoccupati. Tornando alla lettera, le parole del Santo Padre suonano molto dure nel contenuto. I principi sono chiarissimi: la situazione attuale è anormale e la Chiesa indipendente cui mirano i dirigenti non è la Chiesa cattolica. La nostra Chiesa discende da Cristo attraverso gli apostoli, pertanto è una Chiesa apostolica e questa Chiesa deve esser guidata dal Papa e dai vescovi. Al tempo stesso, il Santo Padre è molto comprensivo verso le persone e sottolinea che sono stati tempi difficili: è un grande teologo e un padre pieno di amore per suoi figli. Il tono è mitigato, senza alcuna polemica e la lettera è scritta come se fosse una catechesi per la Chiesa in Cina, come una meditazione teologica. Non accenna a questioni politiche, alla diplomazia”.

Quali difficoltà incontrate nell’evangelizzazione?

“Il Governo, che vuole controllare tutto e interferisce in qualsiasi cosa, addirittura nella distribuzione dei sacerdoti. La Chiesa in Cina è guidata da organismi imposti dal Governo. Ciò è inaccettabile, non è nella natura della Chiesa”.

Come vengono eletti i vescovi?

“Prima di essere eletto, il vescovo scrive a Roma per ottenere l’approvazione. Però l’associazione patriottica, un organismo che spesso si rifà al Governo, invece che essere della Chiesa, inficia le elezioni: l’anno scorso, per esempio, sono avvenute tre elezioni illegittime, senza aspettare il responso della Santa Sede. I prelati hanno subito minacce e c’è stato anche un sequestro di persona. Adesso è un momento cruciale, perché dopo la lettera del Papa e in prossimità delle Olimpiadi, certamente il Governo non vorrà creare grossi turbamenti. Forse per il nuovo vescovo di Pechino andrà un pò meglio”.

Quali opportunità potrebbero nascere attraverso la diplomazia tra Cina e Santa Sede?

“Quello che capita in diplomazia è sempre segreto. Ci sono stati momenti in cui le cose sembravano normalizzarsi, ma è sempre capitato qualcosa per cui poi tutto è andato in fumo. Per esempio l’incidente in piazza Tienanmen: all’epoca si dialogava abbastanza bene, con quell’episodio tragico tutto il mondo ha abbandonato Pechino. E, pensandoci ora, è stato un peccato, perché allora sarebbe stato motto facile ottenere un accordo favorevole a noi: il Governo era debole, cercava alleati. Nel settembre 1989, quando insegnavo nella capitale, mi hanno trattato con grande gentilezza e cortesia, perché io entravo nel Paese mentre gli altri se ne andavano via. Nel 2000 il dialogo è ripreso, ma la canonizzazione di centoventi martiri, tra missionari é cinesi, si è svolta il 1° ottobre, data sbagliata perché è la festa nazionale e l’azione è stata interpretata come una provocazione. L’ultimo tentativo ha avuto luogo alla morte di Giovanni Paolo gli amministratori si sono resi conto che il mondo intero andava a San Pietro e hanno capito che una relazione con la Santa Sede sarebbe stata vantaggiosa, quindi hanno cominciato a fare qualche scambio”.

Qual è il rapporto tra la Chiesa ufficiale e la Chiesa sotterranea?

“La Cina è vastissima e le condizioni cambiano da luogo a luogo; in alcune diocesi la Chiesa sotterranea è molto forte e quella ufficiale è debole. In molte altre, quando c’è una Chiesa ufficiale numerosa, in realtà è come se fosse clandestina, perché il vescovo è approvato dalla santa sede e segue le indicazioni del Papa. Ci sono centri dove le due parti si combattono, però la maggioranza vive in pace. La situazione va migliorata: tutti sanno che anche i sacerdoti della Chiesa ufficiale sono in comunione con la Santa Sede e il Papa li ha già riconosciuti. Eppure parecchi non si fanno onore: un gran numero, per esempio, ha partecipato alle ordinazioni illegittime e alcuni hanno ceduto a soldi”.

Ha accennato ai Giochi Olimpici: saranno una vetrina per il Paese?

“Non sono molto ottimista riguardo gli effetti possibili delle Olimpiadi. Dai Giochi asiatici di qualche anno fa, la Cina che vantaggi ha tratto? Prima dell’evento hanno messo in prigione qualche vescovo e qualche prete, dopo i giochi, li hanno liberati. Tutto qui. Vero, quella manifestazione non aveva la portata delle Olimpiadi, ma si avvicinava… Però mai perdere la speranza. Noi pensiamo che la classe dirigente non sia monolitica, che all’interno esistano opinioni diverse e speriamo che la parte moderata abbia il sopravvento e capisca di lasciare libertà alla Chiesa cattolica, perché non ha niente da temere”.

CRISTINA MARINONI