Cultura & Società

La diceria dell’anno bisestile

di Carlo Lapucci

La regola è semplice: l’anno bisestile (bisesto è forma popolare più vicina al latino) è di 366 giorni invece di 365, un anno ogni quattro, ad esclusione degli anni secolari che hanno un numero non divisibile per 400 (ad esempio il 1900). Naturalmente il giorno in più tocca al mesce che ne ha meno: febbraio viene ad averne 29 invece che 28. Non ha controindicazioni né effetti collaterali come l’ora legale: se uno non ci pensa neanche se ne accorge, salvo far attenzione alle date e alle scadenze.

Il termine bisestile deriva dai latini (bisextus) «due volte sesto». La parola era usata per indicare il sesto giorno prima delle calende di marzo (veniva intercalato tra il 24 e il 25 febbraio) che era contato due volte negli anni bisestili: bis sextus ante Calendas Martias. L’uso del bisestile nel calendario romano ha avuto origine dalla riforma giuliana. Prima di Giulio Cesare era necessario intercalare di tanto in tanto, dopo il mese di febbraio, un periodo di tempo di 22 o 23 giorni, detto il mese mercedonio, per pareggiare il computo dei giorni dell’anno lunare con il ciclo solare. Ma il sistema era talmente approssimativo che, quando Giulio Cesare fece la riforma del calendario, detto da lui giuliano, si trovò a colmare un vuoto enorme, tanto da dover intercalare ben tre mesi mercedoni. Così fu quello l’anno più lungo della storia, detto anno della confusione, sulla cui reale consistenza neppure gli storici si sono trovati d’accordo; infatti secondo Censorino ebbe 445 giorni, secondo il geografo Solino 444, mentre Macrobio è dell’opinione che fossero 443. Cesare affidò l’opera all’astronomo Sosigene di Alessandria e l’anno solare fu computato in 365 giorni e 6 ore circa, ore con le quali si forma ogni quattro anni il giorno bisestile.

È detto anche anno della balena come a Reggio Emilia: l’ann ‘d la baleina, forse perché è altra credenza che la balena partorisca solo ogni quattro anni e per l’appunto in quello bisestile. Per quanto riguarda la diceria che l’anno bisestile sia sfavorevole è diffusa molto nel mondo delle lingue neolatine per influenza della cultura romana nella quale le singolarità, le eccezioni, le irregolarità del calendario erano bollate tutte come giorni infausti. Bisogna chiarire che infausto significava non apportatore di sfortuna, ma sfavorevole a dare inizio a qualcosa, intraprendere un lavoro, per cui si chiudevano le attività, gli uffici, i tribunali, le aziende, le organizzazioni pubbliche. Più che sfortunato perciò l’anno bisestile è considerato anomalo, imprevedibile, senza altra regola se non quella di non averne. Così vuole il proverbio: Anno bisesto anno senza sesto. «Senza sesto» indica appunto la mancanza di regolarità, d’armonia, legge e misura. Infatti sesto o seste è il nome col quale si indicava un tempo il compasso, simbolo di precisione e regolarità.

Sarebbero più sensibili all’influsso negativo di questo anno le donne, come più estrose e irrazionali: Anno bisesto tutte le donne senza sesto. Per quanto si possa dar credito a questa credenza i proverbi indicano l’influenza negativa soprattutto come qualcosa che colpisce cose sottili, delicate, ombrose, sensibili alle minime variazioni di calore, come i bachi da seta, un tempo diffusi e soggetti a epidemie, gli innesti delle piante, anche questi delicati e non facili a far attecchire: Quando l’anno vien bisesto non por bachi e non far nesto. Anno che bisesta non si sposa e non s’innesta. Anno bisesto, né baco, né moglie, né innesto. Quest’ultimo esclude anche il matrimonio, forse ironicamente, come cosa non facile da far attecchire.

Altri proverbi sono più catastrofici ed è difficile trovare un senso che li unisca in un ordine logico che non sia quello di un generale influsso negativo: Anno bisesto anno funesto e triste quello che gli viene appresso. Anno bisesto tutte le cose van di traverso. Anno bisestile chi piange e chi stride. Anno bisesto che passi presto.

È un tipo di credenza che lascia anche dubbi di logica: soprattutto nelle cose umane la sfortuna non può essere universale, o può esserlo solo in parte: la sfortuna di uno spesso è la fortuna di un altro, uno muore e un altro eredita: Non c’è un male che non porti un bene, La morte del lupo è la salute del cane. In politica ad esempio sarebbe difficile affermare che quest’anno sia del tutto sfortunato, in quanto, fin dall’inizio, a fronte di molta sfortuna portata a qualcuno, ha procurato notevole fortuna a qualche altro, ed è appena cominciato per cui le cose sono tutte da vedere.

Si può dire che la diceria sia un’eredità del mondo latino. I Romani, logici e razionalisti, come si è detto, consideravano negativo l’irregolare. Infatti nei paesi che meno risentono della civilizzazione romana l’anno bisestile è considerato propizio per certe attività, soprattutto il 29 febbraio si raccomanda per intraprendere imprese che si dice avranno certamente successo, come avviene in paesi anglosassoni, mentre alle donne viene permesso durante tutti i 366 giorni di dichiararsi all’uomo. Oggi le ragazze che abbinano certe urgenze credo che da nessuna parte siano disposte ad aspettare tre anni.

Anche da noi non è tutto negativo: le monete coniate negli anni bisestili sono tenute come portafortuna, ma ogni regola ha la sua eccezione. Negli Stati Uniti invece si è rilevata una ricorrenza strana: da molto tempo non riescono a completare il proprio mandato i presidenti che vengono eletti nel quinto degli anni bisestili. La cosa lascia perplessi perché a cominciare del 1840 questo è accaduto a William Harrison, che era stato eletto in tale anno e così di seguito. Nel 1860 Abraham Lincoln. Per il 1880 James Garfield, 1900 William McKinley, 1920 Warren Harding, 1940 Franklin Delano Roosvelt. Eletto nel 1960 anche John Kennedy. A dire il vero Roosvelt fu eletto ben quattro volte. Il terzo mandato lo ebbe nel 1940, ma morì nel 1945, nel quarto, che ebbe nel 1944. Anche William McKinley non fu eletto, cosa eccezionale, in un anno bisestile in quanto, come si è detto 1900 non è divisibile per 400. Gli almanacchi sottolineano questa singolarità che pare sia ai nostri tempi non sia più rispettata: Ronald Reagan (1980) e George W. Bush (2000) sono sfuggiti abilmente alla profezia; Reagan anche agli attentati.

Il bisestile comunque si presenta come un anno genericamente infausto soprattutto per i raccolti, le organizzazioni, i vari paesi. Una volta si temevano in tale periodo soprattutto le pestilenze, le guerre, le carestie, le invasioni e disastri provocati dalle intemperie come alluvioni, tempeste, siccità e in genere terremoti. Per chi poi si volesse a ogni costo disperare i proverbi forniscono un altro motivo: la Pasqua che cade di Marzo, almeno una volta in certe zone come l’Irpinia, non era vista di buon occhio: Pasqua marzotica o moria o famotica. Bisogna dire che per le rime il pessimismo è una fonte assai più ricca dell’ottimismo.