Firenze

La lettera pastorale del Cardinale Antonelli

Parla della Chiesa, dell’Eucaristia, della parrocchia, dell’impegno dei fedeli nell’annuncio e nella testimonianza, la nuova Lettera pastorale del Cardinale Antonelli alla diocesi di Firenze dal titolo «La parrocchia comunità eucaristica per il mondo». Un testo non lungo (diciassette cartelle) ma denso di contenuti attinti alla migliore tradizione teologica e spirituale della Chiesa Cattolica. All’inizio una icona quanto mai evocativa: la Cena di Emmaus del Pontormo, oggi agli Uffizi, ma dipinta per il refettorio degli ospiti nella Certosa del Galluzzo. Un quadro, descritto dallo stesso Arcivescovo di Firenze, noto appassionato di arte, che contiene in sé tutti i contenuti del documento pastorale: «La “Cena di Emmaus” invita a riconoscere la presenza del Signore sia nell’Eucaristia sia nella comunità fraterna e accogliente».

DALLA PAROLA AI FATTIUna lettera pastorale è anche un testo spirituale. Per questo inizia con una invocazione: «il Signore rafforzi in tutti noi la fede, la speranza e la carità, faccia fiorire la gioia». È l’invito a mettersi nella disposizione giusta, di fede, ma anche di speranza. Soprattutto di gioia fiduciosa nella visita del Signore. Inserita nel cammino biennale, dopo l’anno di discernimento e di proposta, questa Lettera raccoglie il percorso compiuto e, concentrandosi sulla celebrazione eucaristica domenicale, vuole «ravvivare la consapevolezza e la gioia dell’essere Chiesa e dell’essere parrocchia». Il cardinale, se possibile, è ancora più esplicito: «vorrei trasmettervi un amore forte per la Chiesa, anzi una vera e propria devozione verso di essa».Decisamente una novità è l’invito ad ogni parrocchia perché racconti – per iscritto – «un’esperienza ritenuta significativa in rapporto ai contenuti di questa lettera pastorale». Significa che il prossimo anno, quando si terrà l’assemblea diocesana, accanto a questa lettera scritta saranno «visibili» anche le esperienze vive delle diverse comunità parrocchiali. Come dire che, una volta tanto, non si vuole che resti lettera morta… LA CHIESA: COS’È?A fronte del rischio di privatizzare il proprio rapporto con Dio, scrive il Cardinale, la fede cristiana si confronta col mistero della Chiesa, fatta di uomini ma soprattutto realtà spirituale perché corpo di Gesù Cristo. La presenza del Signore si manifesta sempre attraverso il suo corpo ecclesiale: Scrittura, professione di fede, Magistero, Eucaristia e Sacramenti, doni gerarchici e carismatici: suscita santi e compie persino miracoli. Il fatto che la gran parte dei cristiani siano peccatori non annulla la credibilità oggettiva della Chiesa, ma fa risaltare la misericordia di Cristo. Per comprendere tutto ciò occorre una visione di Chiesa dall’alto, per grazia. Si vedrà, così, che tutti i cristiani hanno pari dignità: tutti sacerdoti, tutti servi per amore, tutti portatori della Parola, pur con grande varietà di vocazioni, carismi e ministeri, come raggi di un unico sole. Se ogni dono rappresenta Cristo, la gioia, il coraggio e la fiducia nascono dalla scoperta che Lui è fra noi! LA CHIESA PIÙ VICINA ALLA GENTE: LA PARROCCHIALa parrocchia, sottolinea l’Arcivescovo, nasce per «portare il cristianesimo nella vita ordinaria della gente comune» e consente di comunicare la fede da persona a persona. Segno della presenza di Cristo, addita la trascendenza, come fa il suo campanile, puntato verso il cielo. Per costruire una bella parrocchia non conta «moltiplicare le attività, ma curare la spiritualità, la mentalità, gli atteggiamenti, le relazioni fraterne». Fare bene le cose ordinarie e che tutti si sentano responsabili: tutti evangelizzati e tutti evangelizzatori. Se le famiglie vengono coinvolte nell’itinerario di iniziazione cristiana dei figli, allora si può sperimentare anche il ritorno alla successione Battesimo-Cresima-Eucaristia nell’amministrazione dei Sacramenti. L’EUCARISTIA AL CENTROSi rischia di perdere, oggi, l’importanza della frequenza regolare alla messa domenicale. Invece la Chiesa si nutre e vive della Parola di Dio e del Pane eucaristico. Massima presenza di Cristo, l’Eucaristia fa vivere e fa crescere il corpo ecclesiale. Questa è la parrocchia: comunità eucaristica fiorita nella celebrazione della messa domenicale con una partecipazione ben disposta, in modo attivo e consapevole, con il cuore vibrante. Una celebrazione svolta secondo verità e bellezza e dove i simboli sono intelligibili e parlano da soli.Giorno del Signore, la domenica è anche il giorno dell’uomo: libera dalla solitudine e dalla povertà delle relazioni, dalla frenesia del consumare, risveglia il gusto di stare insieme. DALL’EUCARISTIA ALLA VITA DI OGNI GIORNOL’amore di Cristo va portato nelle relazioni e nelle attività di ogni giorno. Una celebrazione avulsa dall’amore fraterno non è autentica. Dalla Messa nascono la preghiera per tutti, il servizio alle persone e alla società, la passione dell’evangelizzazione e della promozione umana, l’accoglienza e il dialogo, la ricerca dell’unità e della riconciliazione.Modellata sull’Eucaristia, la parrocchia offre spazi di accoglienza a tutti. Per questo il Cardinale invita ad accrescere i rapporti con le famiglie, sviluppare la caritas parrocchiale, promuovere l’impegno socio-culturale. Il prete da solo non basta, devono emergere nuove figure ministeriali con responsabilità ben definite. Ogni fedele, però, deve sentirsi missionario e con un proprio compito di servizio.La società di OGGI E LA VITA CONCRETASi è cristiani quando si rinnova secondo il Vangelo il proprio vissuto quotidiano. Molto spesso, invece, sono da lamentare, anche nei praticanti, il distacco e l’incoerenza. Il cristiano va contro-corrente, cambia modo di pensare e di agire. Forte il quadro che il Cardinale richiama alla fine della Lettera, mettendo a confronto la realtà che è sotto gli occhi di tutti e le scelte coraggiose che il cristiano deve assumere.«In una società competitiva, divisa e individualista come la nostra, l’amore reciproco e verso tutti, compresi i nemici, deve portare la bellezza dell’unità e la forza della riconciliazione. Nella nostra civiltà dell’effimero, senza memoria e senza speranza, la gioia duratura e il coraggio nella tribolazione devono attestare che la vita ha una meta di felicità eterna e quindi una direzione, un valore e che la sofferenza, l’ingiustizia, la solitudine e la morte non sono definitive. Nel diffuso degrado morale e sociale, l’impegno assiduo per ordinare le attività e le istituzioni a servizio della persona deve porre i segni di un’umanità nuova e di un mondo nuovo».Gesù, oggi, rimanendo nascosto nel Sacramento, ha bisogno dei cristiani e della comunità ecclesiale per manifestarsi ed essere credibile.