Italia

La notte nel «Campo Abruzzo» di Cavezzo

La vita al campo comincia all’alba. A Cavezzo, il comune di 7.300 abitanti che ha registrato 3 vittime (Iva Contini e Daniela Salvioli rimaste sotto un capannone, Enzo Borghi tra le macerie della propria abitazione) e molti crolli dopo le scosse di martedì, l’iniziale centro d’accoglienza “Palaverde” è ormai al completo ed è nell’area verde di fronte al palazzo dello sport che ha cercato riparo la popolazione in questi ultimi giorni. Chi poteva ha piantato le tende sull’erba, tanti dormono in macchina, mentre da ieri è partito l’allestimento del “Campo Abruzzo”, che arriverà a ospitare sotto le tende della Protezione Civile (almeno da oggi, si spera) più di 300 persone. I bambini giocano sull’erba e fra le auto, mente la gente, quando esce dalle tende, si sistema seduta davanti ai tavolini bianchi da campeggio o sui teloni distesi per terra. Sperando che non torni la pioggia, ma il cielo non promette nulla di buono. Frattanto si susseguono le scosse di assestamento, la più forte delle quali, alle 6.21, è stata di 3,6 gradi Richter. Anche questa mattina, poco prima delle 8, i Vigili del fuoco hanno fatto un ulteriore sopralluogo al Palazzetto: nuove crepe e nuovi transennamenti. Non sembra a rischio il bar che in questi giorni offre incessantemente ristoro alla popolazione, ma la preoccupazione è palpabile.

Al bar, aperto giorno e notte. Dietro al bancone, i gestori servono caffè e brioches appena sfornate dopo una notte praticamente insonne. “Finché non sono pronti i bagni della Protezione Civile – spiegano – il nostro è l’unico agibile, così restiamo aperti giorno e notte”. Mentre alcune attività nei paesi vicini cominciano faticosamente a riaprire, qui il bar rappresenta forse l’unico elemento di “normalità” nella vita del campo improvvisato. Anche nei prossimi giorni, quando sarà cessata l’emergenza bagni, “saremo aperti dalle 5 di mattina all’una di notte”, raccontano, nella speranza che l’attività possa andare avanti. Ma sull’insegna, questa mattina, è comparsa una crepa.

Dall’Abruzzo all’Emilia. Spostandosi di pochi metri, gli abruzzesi stanno preparando quello che sarà il campo ufficiale, scavando per terra per far passare l’acqua e l’elettricità, montando le tende e collegando i moduli-container con i bagni. “Siamo partiti martedì, viaggiato tutta la notte e ieri mattina all’alba la colonna mobile è arrivata a Cavezzo”, racconta al Sir Giacomino Di Carlo, uno dei volontari dell’Associazione nazionale Alpini dell’Abruzzo, che qui sta operando in stretto contatto con la Protezione Civile abruzzese. Viene da Paganica e ha ben presente cosa sia il terremoto, avendone fatto esperienza diretta solo tre anni fa. “La mia casa – spiega – è per metà distrutta; dopo aver dormito per 7 mesi nella tendopoli di Paganica per fortuna ho avuto a disposizione uno degli appartamenti antisismici costruiti dopo il terremoto”, dove pensa che passerà “almeno i prossimi vent’anni”.

“Dovevamo restituire quanto abbiamo ricevuto”. La generosità degli abruzzesi, da ogni parte della Regione, non poteva mancare. “La gente vuole contribuire”, continua Di Carlo, precisando che già la scorsa settimana sono giunti in Emilia prodotti alimentari abruzzesi per aiutare la popolazione terremotata. “In qualche modo – prosegue – dovevamo restituire, almeno in parte, ciò che dagli emiliani abbiamo ricevuto. Speravamo di non doverlo fare in questi termini, ma è successo ed eccoci qua”. Già ieri dal furgone-cucina degli Alpini sono usciti i primi pasti caldi per la gente sotto le tende: 530 quelli distribuiti a pranzo, circa altrettanti a cena.

A tempo indeterminato. “Staremo qui a tempo indeterminato, finché non finisce l’emergenza”, rimarca Antonio Ciallella, della Protezione Civile dell’Abruzzo, intento a coordinare i lavori. “Mi sembra – precisa – che la situazione qui a Cavezzo sia come quella vissuta all’Aquila: dentro al paese ci sono edifici collassati, altri che potrebbero venir giù, altri ancora rimasti in piedi”. Nel campo, alla fine, “avremo una quarantina di tende – illustra Ciallella –, ciascuna in grado di ospitare fino a dieci persone”. Già questa notte era prevista una parziale apertura per circa 150 persone, ma così non è stato: oggi, però, finiranno i preparativi e, se arriva dal Comune la lista di quanti avranno diritto a entrarvi, la prossima notte sarà operativo. Dentro ciascuna tenda ci sarà l’illuminazione e, se necessari, condizionatori o stufette elettriche. Almeno qui, sono stati evitati i bagni chimici, avendo a disposizione i più comodi moduli doccia e bagno. Nessuno sa quante saranno le notti come quella appena passata.

a cura di Francesco Rossi, inviato Sir a Cavezzo