Italia

La pace in Medio Oriente passa dalla Toscana

Ripensare il dialogo tra israeliani e palestinesi in funzione costruttiva, chiedere un ulteriore intervento europeo per l’avvio di una nuova trattativa di pace concreta, affidare alle Ong il ruolo di costruttori di pace e ricostruire la cultura di pace in un Medio Oriente che rischia di esplodere. È questo il senso della tre giorni organizzata dalla Regione Toscana – che si è chiusa mercoledì a Firenze dopo due giorni di dibattito a Montecatini – dedicata al ruolo dell’Europa nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

La conferenza – alla quale partecipano 60 organizzazioni non governative palestinesi, 60 israeliane e 50 europee – si è chiusa con l’approvazione di un documento («Dichiarazione di Firenze») dove si sottolinea che l’incontro «è stato oscurato dagli eventi tragici di Gaza» dove proseguono gli scontri tra fazioni palestinesi. Nel documento il forum accetta l’Iniziativa Araba di Pace «come un quadro base per le negoziozioni» e chiede che «si fermi ogni azione unilaterale, incluso l’espansione delle colonie, la costruzione del muro nei territori palestinesi». Si domanda poi «il cessate il fuoco» per far riprendere i negozionati di pace «attualmente in stallo». Si chiede poi all’Europa di «impegnarsi attivamente alla ricerca collettiva di una pace israelo palestinese e di agire con determinazione per raggiungere questo obiettivo».

Allo stesso tempo i partecipenti al forum si «impegnano a lavorare insieme per trasformare questo summit in una struttura permanente». Insomma, si respira nuova cultura e nuova voglia di dialogo tra le delegazioni israeliana e palestinese, voglia di rimettere in piedi un processo di pace concreto. La dichiarazione congiunta ne è una prova. E si avverte dovunque l’accresciuta importanza del ruolo dell’Europa nella capacità di avviare nuove trattative di pace. L’ambasciatore egiziano Ashraf Rashed spera che Israele risponda in maniera favorevole all’inziativa degli Stati arabi E sottolinea ancora una volta il ruolo dell’ Europa che, assieme a tutti, «lavori per convincere tutti gli Stati e Israele a iniziare nuovi negoziati».

«Se non riusciamo a trovare un accordo tra di noi, a mobilitarci e a incastrare i poteri politici e i governi – ha osservato a sua volta Ron Pundak, del Peres center of peace, capo della delegazione israeliana – rischiamo in poco tempo una tragedia enorme: guerra civile in Palestina e guerra israeliano-palestinese. E se esplodono questi conflitti, come sta sembrando anche in queste ore, per l’Europa sarà un disastro come con i Balcani». Avaham Burg, ex presidente della Knessset, fa appello alle Ong per far partire un processo di pace. «Non si possono mettere le uova della società civile – osserva – nel paniere della politica perché oggi la politica è debole e da sola non può riuscire a concludere un processo di pace». Per Rihad Malki, capo delegazione palestinese, «il ruolo della Ue e fondamentale: con questi interlocutori stiamo quasi parlando con una voce sola». Rafforzato dopo la presenza in Libano, il ruolo dell’Europa si è accresciuto: «tutti vedono nell’ Europa un honest broker – ha concluso il sottosegretario Ugo Intini – e gli Usa, ormai in clima preelettorale, l’incoraggiano ad assumere il suo ruolo. Sarà un’opportunità perduta se non faremo quello che dobbiamo fare».

Dunque una cultura nuova, quella del dialogo, è necessaria per avviare concrete iniziative di pace in Medio Oriente, ha sottolineato a conclusione della seconda giornata, l’assessore regionale alla pace Massimo Toschi. «Questo – ha osservato – non è uno dei tanti congressi, una fila di eventi fatti solo per esibire se stessi. Il numero molto alto dei partecipanti lo dice: è dai tempi di Oslo che non c’ era un incontro di questo livello». L’ultimo giorno è intervenuto in video-conferenza il presidente del Consiglio Romano Prodi che, rivolgendosi alle Ong presenti, ha detto: «Voi siete la speranza che il conflitto israelo–palestinese termini». Prodi ha aggiunto che «non possiamo non andare verso una soluzione pacifica del problema ed avere due stati uno accanto all’altro». «Per questo – ha concluso il presidente del Consiglio – è importante la vostra presenza e che voi tentiate di proporre tolleranza reciproca tra due popoli che si combattono e che hanno patito lutti».