Opinioni & Commenti

La Quaresima in tempi di crisi

di Adriano Fabris

Come vivere la Quaresima in tempi di crisi? Non si tratta di rinunciare al superfluo, visto che in alcuni casi c’è da fare a meno del necessario. Non bisogna smettere di festeggiare, visto che la voglia di farlo spesso manca. Sembra che in questi tempi vi sia maggiore propensione a cogliere il senso cristiano della Quaresima, visto che un po’ di Quaresima la viviamo tutti i giorni.

La viviamo e la odiamo, però. Pensare infatti alla Quaresima solo come esercizio di rinuncia è controproducente. Perché siamo abituati bene, e ancor più lo sono i nostri ragazzi. Ogni richiamo alla sobrietà, alla moderazione, al senso del limite non viene compreso, in un’epoca in cui i limiti pare siano posti solo per essere oltrepassati. Ogni diminuzione forzata del nostro benessere ci sembra ingiusta. E dunque ci viene voglia di prendercela con il destino, nel migliore dei casi, o, nel peggiore, con gli immigrati, accusati di rubarci il lavoro.

In realtà la Quaresima è qualcosa di diverso. È l’esperienza, fatta dal cristiano, del legame indissolubile di crisi e speranza. Del fatto cioè che le difficoltà, anche quelle radicali, non hanno mai l’ultima parola. A patto che vengano prese sul serio. A patto che si passi attraverso di esse senza farsene assorbire. A patto che, vivendole, se ne faccia memoria nel futuro nostro e altrui.

La figura di Gesù Cristo «nostro contemporaneo», qual è stata celebrata qualche giorno fa in un convegno organizzato dal Comitato per il Progetto culturale della Cei, dice proprio questo. Dice che la vita è qualcosa di fragile, che non ne siamo padroni e che dobbiamo attraversare momenti anche difficili, bevendo l’amaro calice fino in fondo. Ma dice anche che dopo la morte vi è la resurrezione.

La Quaresima, così, si trasforma in esercizio di speranza. I momenti di crisi non sono mai definitivi. Sono semmai il punto di partenza per un nuovo cammino, più giusto, da fare insieme. Ecco ciò che il cristiano può attestare vivendo la sua Quaresima. Ecco ciò che può comunicare anche a chi non crede.