Massa Marittima Piombino

La sede vescovile itinerante

di Michelangelo PasquinelliInteressantissima anche la seconda giornata del convegno massetano aperto da Roberto Farinelli e Luisa Dallai sul panorama della ricerca archeologica nei siti più interessanti della diocesi. Ed è stata una carrellata che ne ha dimostrato l’eccezionale ricchezza storico artistica e della sua storia legata alle chiese ancora officiate, quelle abbandonate, o quelle che vengono fuori dagli scavi nei quali eccelle il dipartimento senese diretto dal professor Riccardo Francovich che, impossibilitato a partecipare, si è fatto egregiamente sostituire. E si è passati dalle realtà di Donoratico con la sua torre, anche oggi in piedi, e i resti archeologici evidenziati in un bel supporto al computer che ha mostrato anche Campiglia Marittima (della quale sono stati realizzati notevoli rilevi), lo stesso castello di Suvereto e così via. L’ultima ricerca è quella di S.Quirico, nella macchia del promontorio di Piombino, dove l’équipe di Siena ha già portato alla luce tracce di una grande chiesa ed altri reperti, con i lavori che proseguiranno nella prossima estate.

Con Gabriella Garzella si è poi parlato dei cambiamenti avvenuti nella sede vescovile che da Populonia è trasmigrata due volte nell’arco di due secoli e mezzo, dopo il saccheggio dell’antica città nell’809. Le fonti scritte che possono dare una certezza su quelle vicissitudini non ci sono, ma alcune prove confermano che i vescovi di Populonia si rifugiassero una prima volta all’interno della Val di Cornia (Cornino). Un contratto a firma di un vescovo riporta la sua stipula nella chiesa di S.Giusto in Cornino e con quel nome in Val di Cornia esiste solo la millenaria chiesa di Suvereto, dove sembrano portare anche altri indizi e considerazioni. Ma anche in quel castello non c’era la sicurezza sperata e i mutamenti politici successivi consigliarono di trovare una nuova sede che poi è diventata quella definitiva di Massa Marittima.

Il convegno è continuato con l’intervento di Maria Luisa Ceccarelli Lemut sull’organizzazione della cura d’anime nella diocesi che nel medioevo svolse un ruolo fondamentale come polo di aggregazione della società. Sono scarsissime le documentazioni scritte prima dell’XI secolo, così come mancano significativi elenchi di enti ecclesiastici, prima di quelli per la riscossione delle decime di fine duecento e inizio trecento, anch’essi però largamente incompleti e che rendono difficile l’individuazione delle chiese e delle circoscrizioni, per ricostruire al meglio l’assetto della zona.

Luigi Pellegrini aveva il compito di inquadrare il ruolo dei frati minori nel territorio di Massa, nei secoli dal tredicesimo al quindicesimo, con un ampio intervento che ha illustrato a dovere la realtà francescana che si era sparsa in tutta Italia, in Europa ed anche oltre, arrivando fino a fotografare la Toscana e le sue zone, così come le presenze in diocesi. Ma l’argomento è talmente ampio che l’oratore ha dovuto anche rimandare alla pubblicazione degli atti del convegno per poter scendere ancor più nei particolari.Altro notevole sito archeologico è quello del Monastero di S.Pietro in Palazzolo nel territorio di Monteverdi, illustrato da Gabriella Giuliani, sul quale aveva realizzato la sua tesi di laurea. È una presenza notevolissima dalla metà del secolo VIII a metà del duecento, le cui rovine purtroppo sono rimaste tali, con la macchia che sta ricoprendole. Il monastero è stato abitato anche da seicento monaci, con un patrimonio vastissimo che si espandeva dalle valli del Cornia, del Serchio, dell’Arno pisano, dell’Era, del Cecina, Lucca, Pisa e perfino in Corsica e per questo – essendo sul confine diocesano – se lo contendevano anche Volterra, così come comuni di Massa Marittima e Pisa. Queste «mire» pian piano ridimensionarono il monastero, prima della sua scomparsa definitiva.

Claudio Saragosa e Riccardo Farnesi hanno poi presentato l’iniziativa di una commissione diocesana che, radunando esperti e appassionati di storia delle varie realtà parrocchiali, hanno raccolto molti dati e documenti anche fotografici su tutte le chiese esistenti sul territorio. Con questo materiale sono stati realizzati anche supporti computerizzati e, entro l’anno, dovrebbe anche uscire la pubblicazione di un volume con tutta questa interessante documentazione.

Anna Benvenuti ha infine manifestato soddisfazione per il successo dell’iniziativa e l’interesse dimostrato dal pubblico, a dimostrazione che «Memoria Ecclesiae» sta dando i suoi frutti, sperando di poter avere un grande archivio delle chiese della Toscana, come importante patrimonio comune. Tra l’altro ha anche auspicato di potere un domani esaminare gli stessi resti di San Cerbone per cercare, con le moderne tecniche, di dare anche un volto a questo grande testimone della cristianità.

Le origini della diocesi di Populonia, agiografia e storia (Anna Benvenuti)

Un passato che c’interroga

Eredi della fede e della storia