Prato

Lavoro: a confronto sulle parole del vescovo Franco

CAVICCHI (Unione industriale): «Ha ragione, tutto ruota intorno al lavoro»

«Il vescovo Franco Agostinelli ha trattato nella sua intervista a Toscana Oggi alcuni temi, a proposito di lavoro, che sono anche i punti su cui ho insistito nel mio insediamento alla guida dell’Unione industriale». Andrea Cavicchi, presidente degli Industriali pratesi, le commenta così le frasi del nuovo vescovo di Prato riportate nell’intervista della settimana scorsa. Gli è piaciuta in particolare quell’insistenza al lavoro che – come ha detto Agostinelli – «non è una componente marginale per la vita morale, per la vita sociale ma anche per la vita cristiana».Commenta adesso Cavicchi: «Il lavoro dev’essere al centro delle preoccupazioni politiche e istituzionali, perché tutto ruota attorno al lavoro: la famiglia, le relazioni sociali, persino, direi, la salute mentale. Dobbiamo impegnarci perché torni a essere importante. Prato ha creato tanto lavoro e devo dire che anche il numero dei disoccupati, fortunatamente, non è alto». Il vescovo Agostinelli si è rivolto sia ai lavoratori sia agli imprenditori…«Ed è una cosa che ho apprezzato molto. Il problema è che le piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale di Prato, sono bloccate dalla tassazione, dal costo dell’energia, dalla burocrazia. Ancora di più, quasi, che dall’accesso al credito. Ha detto bene mons. Agostinelli: bisogna sostenere gli imprenditori. Perché un imprenditore è uno che scommette, ci mette la faccia, ha un ruolo sociale. Un’impresa ha, cioè, una ricaduta sul territorio che solo il lavoro vero può dare: la finanza porta solo pochi ad arricchirsi. Quello che facciamo noi come Unione industriale non è politica. Ci facciamo, piuttosto, da tramite fra gli imprenditori e il mondo della politica, invitando quest’ultimo a focalizzarsi sui temi principali delle imprese».Proprio agli imprenditori,il nuovo vescovo ha ricordato «di avere il coraggio ancora di osare, di non fermarsi, di trovare forse anche altri sbocchi, altre strade».«Anche qui, siamo in sintonia. È quello che io ho sollecitato e sollecito e in cui credo fortemente. Se da un lato c’è il tema del lavoro, dall’altra c’è la necessità di dare una spinta agli imprenditori perché ce la facciano. La crisi è un dato di fatto con cui confrontarsi: è inutile lamentarsi, bisogna reinventarsi. Non si può rimpiangere il passato, un tipo di lavoro ad alto volume e basso prezzo che non tornerà. Bisogna essere più flessibili, più pronti a capire le nuove tendenze. Ci vuole coraggio, ora più che nel passato». E gli imprenditori, dal nuovo vescovo, che cosa si aspettano?«Il vescovo Simoni ha sempre avuto una grande capacità di comprensione della città. E questo ci aspettiamo anche dal nuovo Vescovo. Io mi attendo energia fresca, e un pastore che comprenda in una dimensione nuova l’attenzione all’industria. La Chiesa a Prato ha avuto e continua ad avere un ruolo importante. E un ricambio, un rinnovamento, di energie, è una necessità, in tutti i campi. Quello che chiedo a tutti quanti abbiano un ruolo di referente in un certo campo, è il dialogo e l’ascolto. Per fare sistema e spronare la politica, la città e la società a essere propositivi e ad avere coraggio».

BELLANDI (Cisl): «Ha usato parole lucide e chiare per i lavoratori»

C he apprezzasse le parole rivolte al mondo degli operai e dei dipendenti era fuori discussione ma Stefano Bellandi, segretario provinciale della Cisl sottolinea: «Importante mettere sullo stesso piano lavoratori e imprenditori, oggi gli interessi di entrambi sono coincidenti come non mai». Per il responsabile del sindacato di via Pallacorda, 53 anni, proveniente dal settore dei bancari, in carica dal 2008, il vescovo Franco nell’intervista rilasciata la settimana scorsa a Toscana Oggi «ha usato parole lucide e chiare».Parlando dei temi del lavoro mons. Agostinelli ha detto subito che un «vescovo non dare ricette o indicazioni di carattere tecnico». Ma in questo senso, quanto possono essere importanti le parole di un Pastore? «Gli inviti e gli appelli pronunciati da una autorità pubblica morale che riguardano il mondo del lavoro sono molto importanti. È una attenzione che un vescovo deve avere. Sindacato e lavoratori non chiedono soluzioni ai problemi a lui chiediamo di essere uno stimolatore e un facilitatore del dialogo con le istituzioni per far presente i problemi del lavoro. In passato gli appelli del Simoni hanno permesso a tutti di fare passi avanti nella stessa direzione». Cosa l’ha colpita di più leggendo l’intervista?«Per prima cosa devo dire il passaggio nel quale mons. Agostinelli dice che vuole impostare il suo mandato uscendo dalle chiese, dai luoghi istituzionali e che intende stare tra la gente, che la vuole ascoltare. Poi mi è piaciuta l’attenzione agli ultimi, la sua solidarietà nei confronti dei lavoratori e non solo, anche verso chi il lavoro lo produce». Perché apprezza questo riferimento al mondo imprenditoriale?«Non siamo avversari degli imprenditori, siamo allo stesso tavolo e mangiamo allo stesso tavolo. Non c’è altra strada se non quella del dialogo. E in un momento di crisi come questo direi ancora di più. Per fortuna a Prato su questo punto abbiamo una buona tradizione». Come presenterebbe al vescovo Franco la situazione lavorativa che si vive oggi a Prato?«A Prato c’è una situazione complessa. Per qualcuno il lavoro c’è ancora ma sono molti, troppi, quelli schiacciati dalla globalizzazione. È finita l’epoca del tanto lavoro di poca qualità in grande quantità che produceva ricchezza. Oggi occorre essere competitivi e per farlo si deve aumentare la qualità. Questo però, è bene dirlo, non porterà livelli occupazionali come quelli di prima. Dirò al Vescovo che Prato ha ancora una “ossatura” tessile nonostante la crisi. Però gli esternerò la mia preoccupazione». Quali le preoccupazioni più forti?«I settori in crisi purtroppo sono tanti, ad esempio quello della edilizia, oggi praticamente fermo. E poi la cassa integrazione, alla quale Prato ha ricorso molto negli ultimi anni, uno strumento che tampona le emergenze ma che prima o poi finisce». Mons. Agostinelli ha parlato anche degli immigrati, che fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare.«È vero, ci sono mestieri portati avanti solo da stranieri, penso alle badanti. Purtroppo ci sono anche tanti immigrati sfruttati e la Chiesa pratese con mons. Simoni è stata la prima a denunciare le condizioni lavorative di alcune aziende cinesi. L’azione della Chiesa è importante perché concorre a produrre nelle persone una mentalità che induce a rispettare le persone e le regole».