Vita Chiesa

Le parole dei cardinali Bertone e Dziwisz alla messa di ringraziamento

“Cantiamo al Signore un canto di gloria, per il dono di questo grande Papa: uomo di fede e di preghiera, Pastore e Testimone, Guida nel passaggio tra due millenni. Questo canto illumini la nostra vita”. Sono le parole pronunciate oggi dal card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, alla messa di ringraziamento per la beatificazione di Giovanni Paolo II.

Uomo di Dio. È stato il “dialogo di amore tra Cristo e l’uomo” – ha detto il cardinale Segretario di Stato ripercorrendo il pontificato di Karol Wojtyla – a condurre Giovanni Paolo II “non solo al fedele servizio alla Chiesa, ma anche alla personale totale dedizione a Dio e agli uomini che ha caratterizzato il suo cammino di santità”. Nel tracciare poi le caratteristiche della “santità” di Giovanni Paolo II, il card. Bertone ha detto: “Era un uomo di fede, un uomo di Dio, un uomo che viveva di Dio. La sua vita era una preghiera continua, costante, una preghiera che abbracciava con amore ogni singolo abitante del nostro pianeta”.

Testimone credibile e trasparente. L’omelia a questo punto è diventata un vero e proprio inno di ringraziamento per il dono che Giovanni Paolo II è stato per la Chiesa e per il mondo. “Oggi ringraziamo il Signore per averci dato un Pastore come Lui. Un Pastore che sapeva leggere i segni della presenza di Dio nella storia umana, e ne annunciava poi le grandi opere in tutto il mondo, in tutte le lingue”. “Oggi rendiamo grazie al Signore per averci dato un Testimone come lui, così credibile, così trasparente, che ci ha insegnato come si debba vivere la fede e difendere i valori cristiani, a cominciare dalla vita, senza complessi, senza paure”. “Ringraziamo il Signore per averci dato un Papa che ha saputo dare alla Chiesa cattolica non solo una proiezione universale e una autorità morale a livello mondiale mai prima conosciute”.

Un santo. “E infine ringraziamo il Signore per averci dato un Santo come Lui”. “La sua – ha detto il segretario di Stato – era una santità vissuta, specialmente negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, in totale fedeltà alla missione che gli era stata assegnata, fino alla morte”. “Tutti abbiamo visto come gli è stato tolto tutto ciò che umanamente poteva impressionare: la forza fisica, l’espressione del corpo, la possibilità di muoversi, perfino la parola. E allora, più che mai, ha affidato la sua vita e la sua missione a Cristo, perché solo Cristo può salvare il mondo. Sapeva che la sua debolezza corporale faceva vedere ancora più chiaramente il Cristo che opera nella storia. E offrendo le sue sofferenze a Lui e alla sua Chiesa, ha dato a tutti noi un’ultima, grande lezione di umanità e di abbandono tra le braccia di Dio”.

“Non ci sono parole”. È l’arcivescovo di Cracovia, il card. Stanisław Dziwisz, che per 40 anni ha seguito Giovanni Paolo II, a farsi portavoce dei sentimenti di quanti in questi giorni hanno partecipato a Roma alla festa per la beatificazione di Giovanni Paolo II. “Non troviamo altre parole – ha detto -. Il dono è troppo grande per esprimere ciò che sente tutta la Chiesa. Per esprimere ciò che sentono i nostri cuori”. Rivolgendosi al segretario di Stato Vaticano, il card. Dziwisz ha detto: “Le chiediamo di ringraziare il Santo Padre Benedetto XVI, che interpretando il sensus fidei del popolo di Dio, ha dichiarato beato il suo Predecessore mantenendo sempre viva la sua memoria sin dal momento del suo ritorno alla casa del Padre”. Poi l’arcivescovo di Cracovia ha espresso una serie di saluti e ringraziamenti a quanti in questi giorni hanno lavorato per le cerimonie di beatificazione, aggiungendo una particolare menzione per l’Italia: “Come testimone della vita di ogni giorno di Giovanni Paolo II – ha detto -, ringrazio l’Italia per la simpatia e cordialità con la quale anni fa ha accolto il Papa venuto “da un paese lontano” ed ha accompagnato il suo lungo pontificato. Il vostro bellissimo Paese è diventato per lui la seconda Patria. Grazie di cuore a nome del Beato Giovanni Paolo II!”.(Sir)