Lucca

Luca Bianucci a Rio Branco è economo diocesano e ministro della Parola

Incontriamo Luca Bianucci poprio alla vigilia della sua partenza o del suo ritorno in Brasile, dipende dai punti di vista. Oltre all’incarico più «amministrativo» a Rio Branco è anche ministro straordinario della Parola.

So che hai appena parlato con l’economo diocesano di Lucca, fate lo stesso servizio. Oppure fare l’economo a Rio Branco è diverso?«No è molto diverso, non solo perchè ci sono obblighi di legge diversi, ma perchè proprio le necessità delle diocesi sono altre. Un esempio banale ma non troppo: qui ci si preoccupa molto dei restauri degli edifici antichi, nella diocesi di Rio Branco questo problema non sussiste. Amministrativamente veniamo da alcuni anni di riorganizzazione voluta dall’attuale vescovo. Non dovrei proprio dirlo io, ma certo ora le cose funzionano molto meglio anche per quanto riguarda i progetti sociali: il lebbrosario e i due progetti di recupero dei tossicodipendenti vanno davvero bene. Le “scuoline” diocesane, diffuse in ogni comunità, attualmente accolgono oltre mille e cinquecento bambini». Queste attività sociali sono tutte a carico della Chiesa locale. Avete anche un ospedale, anch’esso è a totale carico della diocesi?«Sì certo. L’Ospedale Santa Giuliana, esiste da 42 anni ma prima era coordinato da un ordine religioso. Dal 2011 è interamente della diocesi di Rio Branco. Ha 140 posti letto e un rinomato reparto di maternità dove ogni giorno nascono in media trenta bambini. Vi lavorano medici e infermieri del posto. Il sistema sanitario Brasiliano è un po’ deficitario e molto rigido. L’ospedale Santa Giuliana può accogliere i pazienti solo con il consenso della Sanità pubblica statale: questo a volte è un limite». Il clero della diocesi di Rio Branco come vive? Dall’osservatorio dell’economato che dirigi quale esperienza ti senti di condividere?«In Brasile non esiste l’otto per mille. Quindi ogni parroco vive di ciò che la comunità può garantirgli. Nella diocesi di Rio Branco, come in molte altre, esiste da alcuni anni il cosiddetto “fondo di franternità”. Tutto ciò che le varie comunità della diocesi danno per il sostentamento del clero confluisce in un unico fondo, dal quale è il vescovo, coadiuvato dal consiglio presbiterale e da quello degli affari economici, a decidere la destinazione delle risorse economiche. Ma cè una cosa da sottolineare: che un prete sia rettore della cattedrale o abbia un incarico nella Curia, o sia parroco in una comunità sperduta nella foresta, prende ogni mese la stessa cifra. Inoltre attraverso lo stesso “fondo di fraternità” finanziamo un piano di previdenza e di salute dei preti. Oltre alle offerte della gente possiamo contare, per sorreggere la vita della diocesi, anche sul ricavato degli affitti di una parte di una galleria commerciale che un po’ ci fa respirare. Poi molto riusciamo a farlo con le offerte che ci arrivano anche da Lucca». Lasciando da parte questi aspetti amministrativi, quale attività pastorale hai nella diocesi di Rio Branco?«Sono ministro straordinario della Parola e quindi ogni sabato e domenica vengo mandato nelle parrocchie, spesso quelle dei quartieri periferici della città, per celebrare la Liturgia della parola. Insieme a me c’è anche un ministro della Comunione così i fedeli possono ricevere l’eucaristia. Abbiamo pochi parroci e tantissima gente. Per esempio: più spesso, nei fine settimana mi reco nella parrocchia di San Sebastiano che ha sì un parroco, ma la sua parrocchia è così grande che è divisa in varie parti nelle quali vengono mandati i circa 50 ministri della Parola e della Comunione. E gli spazi della liturgia sono quelli che durante la settimana vengono usati per il catechismo e per le “scuoline”. Spesso, questi spazi, sono solo grandi tendoni. Non dimentichiamoci poi che ci sono anche vari ministri per gli infermi». Allora viene da dire, ma il parroco cosa fa, se ha così tanti collaboratori?«Il parroco è il coordinatore. Nelle singole comunità in cui è suddivisa la parrocchia vi si reca una volta al mese per celebrare l’eucaristia. Si occupa della preparazione dei catechisti. Vigila sulle situazioni più difficili, sia a livello pastorale che sociale. Sottolineo che comunque ai ministri che hanno incarico biennale rinnovabile la diocesi, ogni due anni, offre una formazione specifica senza la quale non possono affrontare il loro servizio».

Fino a marzo 2014 Luca manterrà questi due incarichi a Rio Branco. Poi è possibile che si possa aprire un’altra pagina della sua esperienza missionaria. C’è infatti il desiderio da parte dell’arcivescovo Castellani e dell’Ufficio missionario di aprire una nuova presenza missionaria nell’arcidiocesi di Aracaju che è la capitale dello stato brasiliano del Sergipe. Ma qui siamo ancora nel campo dei desideri e delle ipotesi.