Cultura & Società

Maggio musicale fiorentino, «Cardillac» ha aperto un’edizione come si deve

Cominciamo con l’apprezzare la scelta del titolo di apertura, Cardillac di Paul Hindemith, opera del 1926, che si colloca fra Espressionismo e Nuova Oggettività nella storia della musica e, pur raccontando di un personaggio del Seicento, descrive in realtà una figura di artista sempre attuale: l’artista che può entrare in contrasto con la realtà, fino al completo isolamento, alla solitudine e alla follia, come rende perfettamente la partitura di Hindemith. E, infatti, il regista Valerio Binasco (alla sua prima regia d’opera) ne ha creata una ambientazione senza tempo e luogo precisi, in una Parigi che si evince solo perché nominata nel libretto. Le scene (realizzate da Guido Fiorato) richiamano un film noir, all’interno del quale, però, ci sono colori ben definiti per illustrare i fatti e i personaggi, che il regista espone secondo una sua lettura “cronachistica” ma anche di introspezione psicologica.

Molto efficaci la scena d’amore e morte dei due amanti (la Dama e il Cavaliere), quasi da cinema anni Venti, come lo sono i bei costumi di Gianluca Falaschi, nonché il duetto fra Cardillac e la figlia, che sulla scena sono in due stanze diverse, a sottolineare la loro mancanza di dialogo e la loro complessa situazione (an)affettiva.  L’opera ha segnato il debutto al Maggio del Direttore Musicale, Fabio Luisi, che ha dato ancora una volta prova della sua classe e intelligenza musicale: la bellissima e difficile partitura è stata resa scorrevole  e restituita con equilibrio e incisività (si perdonano alcuni momenti un po’ forti, inevitabili nel rapporto gestionale palcoscenico/buca dell’orchestra), risultato supportato perfettamente dall’ Orchestra e da un altrettanto eccellente Coro (diretto, come sempre, dall’ottimo Lorenzo Fratini), che anche la regia ha esaltato come si conviene, restituendo la drammaturgia della partitura, dove il Coro, appunto, è il vero interlocutore del protagonista Cardillac. Mediamente bravi tutti i cantanti, con punte di maggior pregio nella Dama di Jennifer Larmore, l’ufficiale di Ferdinand von Bothmer e, ancora di più, la Figlia di Gun-Brit Barkmin e del bravissimo protagonista Martin Gantner, che ha restituito con grande bravura la scrittura vocale  forse più impervia della partitura di Cardillac. Il pubblico ha mostrato molto gradimento, continuando a lungo ad applaudire anche a sipario chiuso: insomma, un grande successo.

Ma la serata era stata preceduta da una serie di eventi diffusi per la città, fin dalla mattina, iniziata con la lectio magistralis “Tragedie e progressi del Novecento” di Bernardo Valli, introdotto dal rettore dell’Ateneo fiorentino Luigi Dei, nell’Aula Magna dell’Università. A questa è seguito il concerto degli Ottoni del Maggio Musicale Fiorentino alla Loggia dei Lanzi, alle 12 e, alle 15.30, l’Omaggio a Franco Zeffirelli, presso la Fondazione che porta il suo nome, in Piazza San Firenze, evento in occasione del quale è stato eseguito il pezzo Il giardino della bizzarria (per coro di bambini, voci soliste ed ensemble strumentale), di Daniele Lombardi, pianista e compositore fiorentino recentemente scomparso e al quale il brano era stato commissionato proprio dal Maggio. Il brano di Lombardi ha messo in risalto le voci dell’Accademia e del Coro di Voci bianche del Maggio, insieme a strumentisti della Scuola di Musica di Fiesole e al pianista fiorentino Rodolfo Alessandrini, che a Lombardi era legato da una lunga amicizia oltre che da collaborazione professionale.

Presso il Teatro del Maggio, poi, sul piazzale Vittorio Gui, a partire dalle 17, c’è stata la performance Firenze Ballo 1944. Grande Adagio Popolare, corografia per oltre 200 persone, messa in scena da Virgilio Sieni, con la musica dal vivo eseguita da Daniele Roccato, evento democoreografico cui Sieni già altre volte si è dedicato con successo e che in questa occasione ha avuto anche la funzione di “accoglienza” per il publico che si recava in Teatro per il Cardillac, pubblico che ha incluso anche la presenza della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, dei senatori Matteo Renzi e Francesco Bonifazi, l’Onorevole Rosa Maria Di Giorgi, il Sindaco Nardella, Eugenio Giani e altri politici locali. La valenza di questa edizione del Maggio, il primo non solo per Luisi, ma anche per Chiarot (sebbene egli sia insediato da un anno) è stata dunque questo riprendere i rapporti con la città, soprattutto riprendersi la fiducia e la stima di Firenze e il coinvolgimento di tutte le istituzioni deputate alla cultura musicale: un lavoro di sinergie che guarda al futuro. E i fuochi d’artificio, o meglio i “fochi” (visto che erano quelli di San Giovanni, ridotti a metà nella durata), che hanno concluso questa giornata, ne sono il naturale suggello.