Vita Chiesa

Maria è lo specchio in cui ci riconosciamo

«Il primo compito della Chiesa è di restare alla presenza di questo mistero dell’amore di Dio (quello cioè della relazione d’amore che lega noi tutti, comunità di credenti, a Cristo), […] di contemplarlo e di celebrarlo. A questo riguardo la figura di Maria costituisce nella Chiesa il riferimento fondamentale. Si potrebbe dire, con una metafora, che Maria porge alla Chiesa lo specchio in cui essa è invitata a riconoscere la sua identità così come le disposizioni del cuore, gli atteggiamenti e i gesti che Dio attende da lei».

Con queste parole tratte dalla Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo (n. 15), vogliamo introdurre la nostra riflessione conclusiva alla vigilia della pausa estiva, non soltanto per il rimando che queste hanno al simbolismo femminile e mariano della Chiesa – risultando, tra l’altro, assai consone ad evocare la specifica dimensione di vita di noi claustrali come donne interamente dedite alla contemplazione nella Chiesa – ma anche perché ci appaiono sintetiche e insieme profetiche del cammino della vita cristiana al quale sempre ci siamo ispirate, fiduciose di offrire a chi ci legge piccoli spunti per il dinamismo della fede e quindi per una coerente testimonianza da rendere al Vangelo.

Specchiandosi infatti nel mistero della Vergine Madre, ognuno di noi trova l’incarnazione felice degli atteggiamenti del discepolo del Signore e, nel contempo, il rimando al compimento verso cui tutti corriamo e che in lei, assunta in cielo, risplende in modo speciale.

Vergine nella totalità del suo dono a Dio e, proprio perché ricolma del suo amore, Madre del Figlio e del suo corpo ecclesiale, è Maria l’icona cui la Chiesa di ogni tempo è invitata a guardare. Nessun’altra creatura, come lei, ci offre il modello della risposta a Dio vissuta con fede assoluta e amore incondizionato; nessuna come lei può mostrare in se stessa la strada per crescere verso la pienezza di Vita cui tutti aneliamo.

Di lei, facendo propria l’applicazione liturgica del salmo, si può davvero cantare: «Sono in te tutte le mie sorgenti» (Sal 87,7), perché da lei è nato Cristo, il Salvatore del mondo e di ogni uomo. Ma, ancora in lei, troviamo le radici dell’esistenza plasmata secondo il cuore di Dio e perfezionata nella pienezza di una risposta che si specifica come impegno di interiorità e di ascolto nella fede, di disponibilità e concretezza nella carità, di tenerezza e compassione verso ogni uomo che soffre.

A Maria, creatura benedetta fra le donne (Lc 1,42) che ha portato la benedizione al mondo, a lei che splendente di bellezza brilla dinanzi a noi come segno luminoso della patria celeste, si volgono la nostra mente e il nostro cuore per contemplare la vocazione compiuta dell’umanità pellegrina.

Chiamati ad essere manifestati con Cristo nella gloria alla fine dei giorni (cfr. Col 3,4), chiediamo alla Vergine Madre di prendersi cura di noi durante il cammino. Se, alla sua scuola, consentiremo all’Amore di entrare nella nostra vita e di abitare il nostro cuore, compiremo fiduciosi, anche noi come lei, il pellegrinaggio terreno. Nello stesso tempo con la lode della vita e del cuore, amando e pregando, anticiperemo la realtà del «Dio per sempre con noi» nell’eterno giorno in cui la benedizione sarà compiuta, la pacificazione fra gli umani sarà piena e la felicità senza fine.a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa