Lettere in redazione
Matrimonio vip e rughe da amare
Questo ed altri eventi avvenuti in seguito mi hanno fatto pensare a baciamani prolungati al Papa, non protocollari, alle richieste ad un Vescovo della ammissione dei divorziati all’Eucarestia, ecc. Per finire con lo scandalo, a margine della scomparsa di Manuela Orlandi, del permesso di seppellire, cosa rarissima, in una Basilica territorio vaticano, mi pare di aver letto, del capo della banda della Magliana, Enrico Renatino De Pedis. A chi domandava ad un sacerdote della basilica come si potesse essere arrivati a tanto, questi si è giustificato dicendo: «Aveva fatto beneficenza per un miliardo».
Ma questo sacerdote ha mai letto l’episodio dell’«obolo della vedova»? Mi viene in mente una poesia di Olinto Guerrini, pubblicata su un libro di proprietà di mio babbo (non era credente, tant’è che mi sono battezzato a 14 anni) dal titolo «Postuma». La poesia, in una sua strofa dice: Venite alla celebre, santa bottega che a prezzi di fabbrica vi scioglie e vi lega venite, solvibili saranno i peccati coloro che pagano saranno beati».
Caro Alberto, sono molto amareggiato, ma faccio mie le parole di Mauro Banchini: «Santa Romana Chiesa, ti voglio tanto bene ma a volte mi deludi» ed io aggiungo: «ma senza di te non potrei vivere».
Mauro Banchini, con la sua «provocazione» ha voluto dare voce a quei tanti cattolici che, come voi, cari amici, si sono sentiti a disagio di fronte al rilievo dato dai media al matrimonio religioso di Flavio Briatore e Elisabetta Gregoraci, celebrato con grande sfarzo a Roma nella «romantica» chiesa di Santo Spirito in Sassia.
Il matrimonio sia ben chiaro è sempre un momento di gioia che è giusto condividere con parenti e amici. Quando poi gli sposi sono, per così dire, famosi è normale che vi partecipino personalità, a vario titolo, pubbliche.
È però di fatto avvenuto come era largamente prevedibile che la cerimonia religiosa è diventata e le immagini televisive l’hanno ampiamente documentato una passerella di big di varia grandezza, con sfoggia di abiti i più estrosi. Insomma una vera «fiera della vanità», in cui appariva veramente fuori posto il rosso purpureo del celebrante. E proprio questa presenza ha suscitato meraviglia e ci si è chiesti se proprio un cardinale dovesse celebrare il matrimonio, e soprattutto se era opportuno. Qualcuno giustamente potrà obiettare che i fatti veramente gravi, che offuscano il volto della Chiesa, non sono certo questi: ed è vero ma anche questi colpiscono e lasciano perplessi.
Soprattutto fanno pensare alla gente comune, quella che si sottopone alle regole della Chiesa circa le scelte della chiesa ove celebrare il matrimonio e l’obbligo di corsi prematrimoniali, se non sia purtroppo vero che su questa terra tutto o quasi può essere aggirato anche nella Chiesa, se si è ricchi o potenti. Ed è domanda dolorosa e non polemica.
Personalmente condivido l’integrazione che tu, caro Carlo, fai alla conclusione di Banchini. E aggiungerei che, quando emerge qualche ruga nel volto della Chiesa o qualche ferita che alcuni suoi figli le infliggono, questa nostra madre va amata ancora di più di quell’amore sofferto, che si fa preghiera e offerta, ma anche vicinanza affettuosa e aiuto concreto.