Vita Chiesa

MEETING SANT’EGIDIO, APPELLO FINALE: NON C’È PACE QUANDO MUORE IL DIALOGO

“Non c’è pace per il mondo, quando muore il dialogo tra i popoli. Nessun uomo, nessun popolo è un’isola”: è la dichiarazione contenuta nell’appello di pace diffuso oggi durante la cerimonia finale del Meeting internazionale della Comunità di Sant’Egidio che si è svolto a Cracovia, a 70 anni dall’inizio della seconda guerra mondiale e per rendere omaggio a Giovanni Paolo II. “Spesso si è dimenticata l’amara lezione della seconda guerra mondiale”, constatano i partecipanti al Meeting, ma “bisogna guardare ai dolori del nostro mondo: i popoli in guerra, i poveri, l’orrore del terrorismo, le vittime dell’odio”. “Il nostro mondo – si legge nell’appello – è disorientato dalla crisi di un mercato che si è creduto onnipotente, e da una globalizzazione spesso senz’anima e senza volto. La globalizzazione è un’occasione storica, anche se spesso si è preferito viverla in una logica di scontro di civiltà e di religione”. Ma “le nostre tradizioni religiose – sottolineano -, nelle loro differenze, dicono assieme con forza che un mondo senza spirito non sarà mai umano” e un “mondo senza dialogo sarà schiavo dell’odio e della paura dell’altro”. “Le religioni non vogliono la guerra e non vogliono essere usate per la guerra – afferma ancora l’appello -. Parlare di guerra in nome di Dio è una bestemmia. Nessuna guerra è mai santa. L’umanità viene sempre sconfitta dalla violenza e dal terrore”. I vari leader religiosi hanno sperimentato che “il dialogo libera dalla paura e dalla diffidenza verso l’altro. E’ la grande alternativa alla guerra. Non indebolisce l’identità di nessuno e fa riscoprire il meglio di sé e dell’altro. Nulla è mai perduto con il dialogo. Il dialogo scrive la storia migliore, mentre lo scontro apre abissi”. I partecipanti all’incontro si impegnano perciò a costruire “con pazienza e audacia una nuova stagione di dialogo, che unisca nella pace chi si odia e chi si ignora, tutti i popoli e tutti gli uomini”.“Nessuna religione e nessuna fede può essere scintilla di conflitti, violenze e guerre. Il nome di ogni religione è la pace, perché la pace è il nome di Dio”: lo ha detto oggi il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, durante la cerimonia di chiusura del Meeting “Uomini e Religioni” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Cracovia. “Tocca ora ad ognuno di noi rientrare a casa con questa luce e continuare a vivere lo spirito di Assisi” ha osservato una delle testimoni del genocidio in Burundi, Marguerite Barankitse, che ha preso la parola dopo che il direttore dell’Ufficio relazioni interreligiose della Casa Bianca, Joshua Du Bois, aveva ricordato: “C’è un vero comandamento che è il cuore di ogni religione: fare agli altri quello che vorremmo gli altri facessero a noi”. Questa verità, ha proseguito il rappresentante del governo americano, “pulsa nel cuore di miliardi di persone in tutto il mondo” poiché “è volontà di Dio” che “i popoli tutti possono vivere insieme in pace” e questo “dovrà essere il nostro impegno sulla terra”.“La pace parte da noi stessi, dalla conversione dei cuori, dalla volontà di vivere senza violenza”, ha affermato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, durante la cerimonia finale del Meeting internazionale di Cracovia. “La passione per la pace può essere comunicata e può cambiare la storia”. Bisogna quindi “tornare a Dio è ritrovare la vera via della pace”. “La vita non è un gioco – ha sottolineato Riccardi -. Non lo è la politica. Non lo sono i rapporti tra i popoli. Non si può scherzare con la violenza, con la predicazione dell’odio e del disprezzo. Sono semi da cui nascono tempeste incontrollabili, che travolgono i popoli”. “Specie dopo l’11 settembre 2001 – ha ricordato – è cresciuta in noi la convinzione che il mondo ha bisogno del dialogo tra le religioni. Il frutto del dialogo è che non abbiamo ceduto al fascino della violenza, alla seduzione del disprezzo e dell’odio. Il frutto del dialogo è che non abbiamo disperato e che non ci siamo fatti intimidire. Il frutto del dialogo è che continuiamo a camminare”. Ricordando la Seconda Guerra Mondiale e “le delusioni della crisi economica mondiale” Riccardi ha esortato: “è tempo che rinasca un umanesimo di pace e di dialogo, capace di dare anima a questo mondo globalizzato e frammentato”.Sir