Italia

MONS. CROCIATA: GOVERNO MONTI, INCORAGGIAMENTO PER DARE VALORE ALLA POLITICA; SULL’ICI PRONTI A COLLABORARE PER LEGGI PIU’ CHIARE

I vescovi italiani, “come si è sempre fatto, anche in altre fasi e momenti”, esprimono “un incoraggiamento a chi nel tempo ha la responsabilità per la vita di tutto il Paese a fare del proprio meglio, ad impegnarsi per superare le difficoltà e accompagnare il Paese nella sua crescita”. Ad esprimere, interpellato dalle domande dei giornalisti, un giudizio sul governo Monti, è stato mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, nella conferenza stampa di presentazione del Comunicato finale del Consiglio episcopale permanente. Il card. Bagnasco, nella sua prolusione, ha definito il governo Monti “un governo di buona volontà”. “Sia questa indicazione, che le considerazioni emerse nel Consiglio episcopale permanente – le parole di mons. Crociata – dicono dell’attenzione dei vescovi italiani a un cammino del nostro Paese verso il superamento di un momento di difficoltà, che immediatamente è economico e poi di tipo più vasto, culturale”. Sia dalla prolusione che dal dibattito, ha riferito mons. Crociata, emerge “necessità di dar valore alla politica”, perché ”la tendenza all’antipolitica significa un impoverimento della vita democratica”. Di qui “l’importanza e la centralità del Parlamento, e di tutto ciò che concorrere a esprimere in maniera ordinata la vita pubblica attraverso le istituzioni”, in modo che “servano la vita del Paese, e dunque la vita dei cittadini come comunità nazionale”.Dopo l’incontro di Todi, “siamo in presenza di un soggetto unitario diffuso” – nelle scuole di formazione alla politica, ma anche nelle aggregazioni e movimenti ecclesiali – che parte dalla “presa di coscienza dei laici cattolici presenti nelle più diverse realtà della vita del Paese, e soprattutto della Chiesa”. Interpellato dalle domande dei giornalisti, mons. Mariano Crociata, ha illustrato in questi termini il rapporto tra cattolici e politica. Il ruolo della Chiesa, ha spiegato, è di “far crescere la coscienza e il senso di partecipazione dei credenti”, e la scelta è “puntare sulla formazione”, perché i laici cattolici “si sentano sempre più impegnati a formarsi e a dare il loro contributo nelle modalità che riterranno più opportune, o che si presenteranno nella vita pubblica, per superare la crisi e dare avvio a un nuovo sviluppo”. L’incontro di Retinopera, quello di Todi e – prossimamente – il Convegno in cui si daranno appuntamento “tutte le iniziative socio-politiche promosse delle diocesi”, ha osservato mons. Crociata, “dicono del’attenzione che l’episcopato italiano ha per ridare coscienza della responsabilità sociale e politica dei credenti”. Un compito, questo, che la Chiesa svolge “attraverso gli strumenti proprio della formazione, che fanno riferimento alla dottrina sociale della Chiesa. Questo è l’interesse della maggiore della Chiesa in questo ambito”. Sull’Ici la Chiesa italiana non ha “nessun atteggiamento di riserva o contrarietà”, anzi è pronta a collaborare con lo Stato per “una legislazione sempre più puntuale”, se è per “salvaguardare le fasce più deboli della popolazione”. Mons. Mariano Crociata, ha risposto così alle domande dei giornalisti, ribadendo la “volontà dei vescovi italiani di osservare le leggi, così come lo Stato le formula”. “Per salvaguardare le esigenze di attenzione alle fasce sociali più deboli può essere utile un aggiustamento di qualche aspetto, e su questo c’è disponibilità”, ha assicurato, precisando che l’Ici “è una materia di tipo unilaterale, non è materia concordataria: è una legge dello Stato che tocca e interessa tutto l’ambito del non profit, che va ben al di là dei confini ecclesiali”, coinvolgendo realtà “di ben diversa natura, che superano in percentuale gli enti ecclesiali interessati”. Come ha già affermato il card. Bagnasco, “questa legge di esenzione è buona perché assicura l’attenzione alle esigenze della vita sociale, soprattutto a partire delle fasce più deboli”, e “riguarda tutta la società. A una domanda sul “movimento dei forconi”, mons. Crociata ha risposto: “C’è un disagio sociale, soprattutto al Sud, di cui è necessario cogliere le espressioni”, ma ciò “non legittima in alcun modo abusi che mettono a disagio la collettività, la vita di tutti”. (Sir)