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OCCUPAZIONE: RAPPORTO ISTAT, DIMINUISCE IN TUTTA EUROPA

Nel 2009, il tasso di disoccupazione aumenta in tutta Europa e diminuiscono le differenze tra uomini e donne per il peggioramento della condizione maschile: per la prima vola il tasso di disoccupazione maschile nell’Unione europea (9%) supera quello femminile (8,8%). E’ uno dei dati dell’ultimo Rapporto Istat sull’occupazione. In Italia, il tasso di disoccupazione continua a rimanere più basso dell’Ue (7,8% contro l’8,9%), anche se è più basso per gli uomini (6,8) che per le donne (9,3%). Come nel 2008, continuano ad aumentare i disoccupati (15%): arrivano a quasi 2 milioni e continuano a crescere nei primi tre mesi del 2010. La disoccupazione giovanile (25,4%) risulta più alta che in Europa (19,8%) e tre volte quella totale (7,8%) italiana. A livello territoriale si concentra soprattutto nel Nord (37%) e nel Centro (18,9%) mentre è limitata nel Mezzogiorno (1,4%), dove si trovano invece circa metà delle persone in cerca di occupazione. Viste le difficoltà di trovare un impiego, “aumenta il senso di scoraggiamento negli individui, che rinunciano del tutto a cercare lavoro”, si legge nel Rapporto: crescono, in particolare, i disoccupati di lunga durata che transitano verso l’inattività (dal 37 al 44%). Stando ai dati Istat, il tasso di occupazione degli italiani (56,9%) si riduce di oltre un punto percentuale rispetto al 2008 e si confronta con la flessione più marcata degli stranieri, che supera i due punti percentuali (dal 67,1 al 64,5%). Il calo dell’occupazione italiana riguarda soprattutto le professioni qualificate e tecniche, mentre la crescita di quella straniera interessa in otto casi su dieci le professioni non qualificate. La nuova occupazione straniera si colloca, inoltre, in quei settori produttivi dove era già presente, cioè i lavori meno qualificati e a bassa specializzazione. Tipico anche il fenomeno del “sottoinquadramento”, che interessa 3,8 milioni di occupati italiani (18% del totale) e 791 mila occupati stranieri (41,7%): nel 2009 circa 16,5 milioni di occupati (72,4%) svolgono una professione adeguata al livello d’istruzione formale, 1,7 milioni (7,4%) ha un lavoro relativamente più qualificato rispetto al titolo di studio conseguito, mentre il restante 20,2% (4,6 milioni di occupati) è sottoinquadrato. Rispetto al 2004 il fenomeno del sottoinquadramento interessa oltre un milione di persone in più: quasi la metà sono giovani di 15-34 anni. Il 46,9% dei “sotto inquadrati” sono occupati a termine, il 40,1% part time e il 30,5% lavoratori con rapporti di collaborazione.Il tasso di occupazione delle donne (15-64 anni) scende nel 2009 al 46,4%: il più basso in Europa a parte Malta. “La dinamica negativa – si legge nel rapporto – si riflette su situazioni di criticità strutturali del mercato del lavoro femminile italiano, aggravandole”. Il Mezzogiorno, che già presentava bassi tassi di occupazione femminile, ha assorbito quasi metà del calo complessivo delle occupate (-105 mila donne). Nel 2009 in Italia soltanto il 28,7% delle donne con la licenza media ha un’occupazione, contro il 37,7% dell’Ue. Solo le donne laureate riescono a raggiungere i livelli europei: con esclusione però di quelle giovani, che hanno difficoltà d’ingesso nel mercato del lavoro. Ancora più numerose le difficoltà per le donne in coppia con figli, elemento già critico e tipico della situazione italiana: considerando le 25-54enni e assumendo come base le donne senza figli, la distanza nel tassi di occupazione è di quattro punti percentuali per quelle con un figlio, di 10 per quelle con due figli e di 22 punti per quelle di tre o più. “Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro – commenta l’Istat – imprime una battuta d’arresto alla crescita femminile nelle professioni più qualificate e spinge verso una ripresa del fenomeno della segregazione professionale di genere, con un rafforzamento della presenza delle donne nelle professioni già relativamente più femminilizzate”.Sir