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Opera La Pira, Documento campo internazionale 2007

Pubblichiamo (in italiano e in inglese) del “Documento finale” approvato al termine del Campo internazionale 2007, organizzato dall’Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira” dall’8 al 18 agosto 2007 al Villaggio “La Vela” di Castiglion della Pescaia (Gr). Al campo partecipavano circa cento giovani provenienti, oltre che dall’Italia, dalla Russia (con quattro diverse delegazioni, di cattolici e ortodossi da San Pietroburgo, dell’associazione ortodossa “Common cause” di Mosca e dell’Università Mgimo per le relazioni internazionali di Mosca), da Israele (sia attraverso il Centro Peres per la pace che alune università) e dalla Palestina (sempre attraverso il Centro Peres e la parrocchia cattolica di San Salvatore a Gerusalemme Est). Tra i giovani anche alcuni africani.

DOCUMENTO FINALE Campo Internazionale “Strada di Isaia: cioè non solo strada del disarmo (e, perciò, della cessazione delle guerre e della pace universale) ma altresì strada della fioritura della civiltà: della conversione delle spese per gli armamenti che distruggono, in spese per aratri che seminano e in falci che mietono! Astronavi invece di missili. Cioè spese per la fioritura della terra e della civiltà! Piani mondiali (biblici anch’essi), perciò, per sradicare ovunque la fame, la disoccupazione e la miseria (ancora due miliardi di denutriti); per sradicare ovunque l’ignoranza (un uomo su due non sa ancora leggere); per combattere ovunque la malattia e prolungare la vita; per sradicare ovunque la schiavitù e la tirannia (il colonialismo, il fascismo e il nazismo; il razzismo; l’antisemitismo; il nazionalismo; lo statalismo; il dogmatismo; l’ateismo di Stato; lo stalinismo)! Ecco la strada biblica ed ecco il piano biblico di Isaia: la strada che fa attraversare le nuove frontiere del mondo e che introduce nella terra della pace e della fioritura spirituale e civile dei popoli di tutto il pianeta!” Giorgio La Pira, Discorso alla conferenza internazionale della Gioventù per la Pace ed il disarmo, Firenze, 26 febbraio 1964 1. Siamo persone che vivono in paesi diversi, con alle spalle culture, tradizioni e fedi differenti, e abbiamo partecipato insieme al “campo internazionale” dell’Opera per la gioventù “Giorgio La Pira” a Castiglion della Pescaia (Grosseto) dall’8 al 18 agosto 2007. Siamo consapevoli di appartenere ad una comunità mondiale in cui la dignità della persona umana non è adeguatamente rispettata. Alcuni di noi provengono da situazioni in cui la sofferenza è diffusa e la pace minacciata. Al villaggio “La Vela” abbiamo sperimentato la bellezza di vivere insieme. Ci siamo sentiti rispettati nella nostra identità, personale, culturale e religiosa. Tutti abbiamo potuto vivere, pregare, mangiare secondo le nostre abitudini, grazie al rispetto reciproco che abbiamo condiviso. Ci siamo arricchiti, ascoltando i suoni delle preghiere e dei canti espressi in lingue diverse. La preghiera comune, anche per i non credenti, è stata uno strumento per facilitare il rispetto e il dialogo reciproco. Insieme abbiamo ascoltato testimoni della cultura e rappresentanti delle religioni che ci hanno aiutato a riflettere sul tema del campo internazionale: “Persona, Comunità, Stato”. Insieme abbiamo sperimentato la naturale e felice gerarchia tra le tre dimensioni. Come persone in dialogo abbiamo creato una comunità che ha riflettuto e si è messa in relazione con i rappresentanti della politica. Abbiamo infatti avuto l’inattesa opportunità di confrontarci con il Primo ministro italiano Romano Prodi e parlare con lui di pace. 2. Abbiamo condiviso alcuni atteggiamenti: il dialogo, l’apertura nei confronti degli altri, il superamento dei sospetti, la fiducia, la tolleranza nell’accettarci con i nostri limiti. Ci siamo resi conto che in questo modo abbiamo creato una comunità autentica, che ha vissuto come una famiglia. Questo è per noi la dimostrazione che vivere nella pace è possibile. Abbiamo appreso, sia nel lavoro culturale e di ascolto, sia nell’esperienza vissuta in questo “campo”, che per avere pace occorre uno stato, e un ordinamento giuridico sovranazionale, che garantiscano i diritti di tutti. Siamo convinti che questo può avvenire quando esiste una partecipazione di ogni persona a rendere vitale la comunità e nell’ottenere che le regole dello stato tutelino i diritti di tutti. L’insegnamento del personalismo comunitario e il cammino percorso insieme ci convincono dell’importanza del valore della “cittadinanza mondiale”, cioè della titolarità di diritti a cui si accede per nascita, indipendentemente dal luogo, dalla cultura, dalla religione o da qualunque altra caratteristica personale. La cittadinanza non comporta solo diritti, ma implica doveri perché quei diritti vengano rispettati. Una convivenza a misura di persona si fonda sulla responsabilità. Riteniamo che esista un universale anelito verso la pace. Essa non dipende da altri, non va richiesta solo alla politica o ai politici. La pace è il frutto della responsabilità personale di ogni membro della comunità, che si fa carico di tutelare il diritto dell’altro. Condizione necessaria per realizzare questo è la capacità di perdonare, cioè di accettarci con i nostri errori, e di non farci determinare da essi, ma dalla volontà di camminare insieme. La pace richiede un atteggiamento attivo, che superi il pessimismo e la difficoltà di partecipare alla gestione della comunità e dello stato, cioè alla politica, che tutti sperimentiamo. Parlando di pace non possiamo non pensare a tutti coloro che vivono una cittadinanza negata. Siamo consapevoli del numero di persone che nel mondo oggi vivono una dignità violata. Siamo convinti che tutti coloro che soffrono per la fame, la guerra e l’ingiustizia, in qualunque parte del mondo, facciano parte della nostra comunità. La loro sofferenza ci provoca in prima persona. 3. Il campo è stato occasione per affrontare il ruolo che oggi possono avere le tre religioni monoteistiche: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam. Andare al loro cuore permette di scoprirne la profonda prossimità. Tutte discendono dalla comune famiglia di Abramo e tutte propongono la promozione della vita. Dio origina la vita umana e questo determina la dignità, la sacralità e la inviolabilità della persona umana. Al centro del messaggio di ognuna delle tre religioni, vi è la relazione personale con Dio che trova nella coscienza l’ambito più intimo per la sua espressione, nella comunità dei credenti la dimensione per il confronto e in quella più vasta di tutti gli uomini la dimensione della relazione di incontro, di dono e di scambio. Questa fondamentale unità delle religioni, che nella loro autenticità orientano alla promozione umana, al rispetto della dignità di tutti, e considerano peccato l’azione di un uomo contro un altro uomo, diventa prezioso strumento per orientare alla pace l’intera comunità internazionale. Ai credenti è affidato il compito di testimoniare l’autenticità di questo messaggio evitando che la fede venga resa, mistificandola, occasione di divisione e discriminazione, quando non di violenza contro altri uomini. 4. Guardando al futuro vogliamo essere cittadini di un mondo in cui la pace sia condizione quotidiana per tutti. Una pace che nasce dalla relazione umanizzante tra le persone che permette il rispetto di ognuno e realizza la protezione della vita per tutti gli abitanti della città. Questo comporta un impegno personale di ognuno e richiede azione sapiente della politica. Per avere la pace occorre eliminare, o almeno ridurre, le ingiustizie presenti nel mondo, prima fra tutte la scandalosa povertà presente nel Sud del mondo. Per questo, sul piano politico, riteniamo necessario continuare a promuovere le istituzioni multilaterali e il ruolo delle Nazioni Unite, con il sistematico coinvolgimento ad ogni tavolo di discussione di tutti gli attori internazionali coinvolti, anche i più deboli e meno rappresentati. Ma accanto alle tavole per il dialogo nelle situazioni di conflitto e di guerra è necessario considerare una priorità la lotta per lo sradicamento della povertà e il perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio scelti dalle Nazioni Unite per dimezzare la povertà nel pianeta entro il 2015. 5. In questo campo, seguendo Giorgio La Pira, abbiamo condiviso un sogno. Il sogno della pace in Terra Santa. Molti di noi vengono da quella terra oggi così travagliata e condividono il sogno di due popoli che vivano da fratelli ognuno in un proprio stato, quello palestinese e quello israeliano con Gerusalemme comune capitale di pace, che vede l’altro come parte di una più ampia comunità di pace e di cooperazione nella promozione della vita umana. L’esperienza dell’Europa, che ha superato secoli di guerre fratricide che hanno portato al mondo le due drammatiche e sconvolgenti guerre mondiali, dimostra che la pace è possibile, ed è possibile solo col contributo di tutti. Per questo auspichiamo di contribuire a rafforzare nelle nostre comunità i percorsi di pace. Chi di noi proviene dalla Terra Santa vuole impegnarsi a suscitare la pace dalle proprie relazioni quotidiane, anche raccontando la bellezza di ciò che abbiamo condiviso in questo campo. Intendiamo usare lo stile di questo campo come metodo concreto per facilitare la pace nelle nostre comunità: dialogo, superamento dei sospetti, fiducia reciproca. Per costruire la pace abbiamo bisogno di condividere la conoscenza delle reciproche sofferenze e impegnarci a creare relazioni di pace. Chi di noi vive in Terra Santa vuole farlo in particolare scegliendo di non guardare solo agli errori dell’altro, ma di guardare piuttosto alle proprie responsabilità e al contributo che ognuno può offrire al dialogo e alla pace. Siamo consapevoli che la nostra azione sia debole, ma è proprio dalla debolezza che il nostro sogno e la nostra speranza possono trarre forza. Lo diciamo seguendo l’esempio di La Pira, un solo, piccolo e debole uomo che ha reso possibile per noi incontrarci, scoprirci e conoscerci reciprocamente. Vogliamo che la pace in Terra Santa diventi realtà. Vogliamo diventi opzione politica. Vogliamo contagiare le nostre comunità e, come donne e uomini che godono del privilegio di una formazione sappiamo di avere in questo una personale responsabilità. Per rendere visibile la condivisione di questo impegno vorremmo dare vita dal mese di settembre ad un forum internet per continuare a dialogare insieme. Auspichiamo che, con l’aiuto dell’Opera “La Pira”, sia possibile proseguire il cammino anche attraverso un nuovo incontro con tutti coloro che in passato hanno partecipato ai campi internazionali. Il camminare insieme di persone diverse, da ogni parte degli steccati, rende possibile il loro superamento. Vorremmo fare nostre, tutti insieme, le parole di Giorgio La Pira: “E questa pace venga, tra i due figli dello stesso patriarca Abramo. Essa sarà non solo la pace fra i figli di Abramo, ma sarà altresì l’arcobaleno che annuncia per sempre, per il mondo intero, la fine del diluvio (la guerra) e l’inizio definitivo della nuova età storica del mondo.” Villaggio La Vela, 18 agosto 2007

Testo inglese

1. We are people who live in different countries, with different cultures, traditions and religious faith behind us. We took part together in the “International Camp” promoted by the Opera per la gioventù Giorgio La Pira, in Castiglione della Pescaia, form the 8th to the 18th of August 2007. We know we belong to a world community where the human dignity is not fairly respected. Some of us come from places where suffering is widespread and the peace is threatened. At La Vela village we experienced the beauty of living together . We felt our personal, cultural and religious identity respected. Each of us was able to live, pray and eat according to our own custom, thanks to the mutual respect we have shared. We have enriched each other, by listening to the sound of our prayers and songs expressed in different languages. The common prayer, even for those who don’t believe, has been an instrument to facilitate mutual dialogue and respect. We listened together to representatives of culture and religions who helped us to think over the topic of the International Camp: Person, Community and State. We experienced together the natural hierarchy among the three dimensions. As human persons holding a dialogue we created a community which reflected and opened a relation with political representatives. We have had, indeed, the unexpected opportunity to meet The Italian Prime Minister Romano Prodi, and to talk about peace with him. 2. We have shared some attitudes: dialogue, openness to each other and overcome suspicions. We have also shared confidence and tolerance to accept one another with our limits. We realised that we managed to create an authentic community, where we lived like a family. This is the demonstration that living in peace is possible. We have learnt, both through listening and cultural work, as well as through the experience lived at this Camp, that, in order to have peace, we need a state and an international legal system which could be able to grant everybody’s rights. We think that this may happen through the participation of every person to make the community vital and to obtain that law of the state is able to protect everybody’s rights. The lesson of communitarian personalism and the experience lived together have made us understand the value of the “world citizenship”, that is the body of rights we acquire simply being born, in spite of the place, culture, religion or any other personal characteristic. This citizenship does not just involve rights, but it also implies duties because those rights were respected. A cohabitation on a human scale is based on responsibility. We think there is a universal longing for peace. It does not depend on other people, it must not be just asked to politics or politicians. Peace is the result of the personal responsibility of each member of a community who accepts to protect other people’s rights. An essential condition to make this come true is the ability to forgive, accept each other with our limits, without being wrongly influenced by them, but being willing to walk together. Peace requires an active attitude, which overcomes scepticism and the difficulty to take part in the management of our community and our state, that is politics that each of us experiences. Talking about peace we cannot avoid thinking about all those people who live a denied citizenship. We know that a high number of people in the world today live a violated dignity. We are convinced that all those who are starving and suffering from wars and injustice somewhere in the world are part of our community as well. Their sufferings affect us personally.

3. The camp was also the occasion to deal with the role the three monotheistic religion can have today: Judaism, Christianity and Islam. By going through them we can discover their deep closeness. All of them come from the common Abraham’s family and all of them promote life. God originated human life and this determines the dignity, sacredness and inviolability of the human person. At the centre of the message of each of the three religions there is the personal relationship with God, Who better shows Himself in our intimate conscience and finds the dimension for the dialogue in all believers’ communities and the dimension for a relationship to share, meet and hold a dialogue in the wider community where all men live. This fundamental unity of all religions, that in their authenticity orient towards human promotion, respect of everybody’s dignity and consider as a sin any action of a man against another one, becomes an essential instrument to orient toward peace the whole international community. Believers have the duty to witness the authenticity of this message and prevent the faith from becoming a means of division, discrimination or violence against men through mystification.

4. Looking at the future we want to be citizens of a world where peace is a daily condition for everybody. A peace which was born from humanizing relationships between people which allows respect for everybody and protect all citizens’ lives. This implies a personal involvement and requires a wise political action. To have peace we have to abolish, or at least reduce, the injustice in the world: first of all the outrageous poverty in the south of the world. For this reason, on a political level, we think it is necessary to keep promoting the multilateral institutions and the role of the United Nations, with the consequent systematic involvement of all the international actors, even the weaker and the less represented ones’, in any discussion-table. Along with the discussion table in contexts of conflicts and war, we should consider the fight to eradicate poverty and the pursuit of the Millennium Development Goals selected by the United Nations to halve the poverty in the earth by 2015. 5. During this experience, following Giorgio La Pira’s idea, we have shared a dream. The dream of peace in the Holy Land. Many of us come from that land, which is so troubled today, and share a dream of two peoples that could live as brothers each in its own State, Palestinian state and Israeli state with Jerusalem as common capital of peace, and could see each others as part of wider community of peace and cooperation to promote human life. The European experience, which overcame centuries of fratricidal wars – among which the two shocking world wars – shows that peace is possible and this is possible only if everybody gives their own contribution For this reason, we wish we could give our contribution to reinforce the process of peace in our communities. Those among us coming form the Holy Land want to commit themselves to promoting peace starting from their every day actions, even telling the beauty of what we have shared in this Camp. We would like to use the style of this camp as a concrete method to facilitate peace in our communities: dialogue, overcoming our suspicion, mutual trust. To build peace we need to share the awareness of our sufferings and commit ourselves to creating relation of peace. Those of us who live in the Holy Land want to do this not looking only to each others’ mistakes, but trying to focus on our own responsibilities and to the contribution we can offer to dialogue and peace. We know our action is weak, but it is from weakness that our dream and our hope may get the strength. We state this, following La Pira’s example, a small weak man who made possible for us to meet and know. We want the dream of peace in the Holy Land to come true. We want it to become political option. We want to influence our communities and, as women and men who have the privilege of an education, we know we have a personal responsibility in this. To make this commitment visible we would like to create a forum to keep talking each other. It will be opened on the Internet from September. We hope we will be able to keep walking along this way with the help of the Opera La Pira, even through a new meeting, if possible, with all those who took part in our International Camps in the past. Walking together, even though belonging to different parts of the conflicts, enables us to solve them. We would like to make ours Giorgio La Pira’s words: “This symbolic starting of peace!” We said! Let’s peace come among Abraham’s sons. It won’t just be the peace among them, but it will be the rainbow announcing the end of the flood (the war) and the definite starting of a new historical age.”