Firenze

Ordinazioni diaconali: quattro nuovi diaconi, «Una vita centrata su Dio»

E sono veramente accorsi in tanti in Cattedrale, nel pomeriggio di domenica 16, per stringersi attorno a loro, all’arcivescovo, alle decine di sacerdoti concelebranti e ai confratelli nel diaconato, in questo passaggio fondamentale della propria vocazione. C’erano fra gli altri i membri e gli amici della Fraternità Monastica di Gerusalemme che ha sede nella Badia Fiorentina e di cui fr. Pierre-Emmanuel è priore. Una partecipazione intensa sfociata, al termine dei riti di ordinazione, in un applauso a scena, o meglio, a… liturgia aperta che l’arcivescovo Giuseppe Betori non ha rinunciato a chiosare, leggendolo come segno di sintonia, da parte del popolo di Dio, con quanto detto poco prima dal suo Pastore nell’omelia, richiamando in particolare la seconda lettura tratta dalla prima lettera di Pietro. Che invita, anzitutto, a «una essenzialità che dia spazio all’unica relazione che conta, quella con Dio», perché «solo collocando se stessi nella giusta relazione con Dio si è in grado di cogliere misure e modi della giusta relazione con gli altri». Un richiamo «particolarmente attuale oggi, in una cultura in cui la ricerca della molteplicità delle esperienze rischia ogni giorno di gettare nella dispersione delle cose, nella frantumazione di sé, nella perdita del contatto con la radice del nostro essere, con Dio». Da qui, ha aggiunto il cardinale, «il secondo passaggio delineato dall’apostolo. Una vita sobria, centrata sull’essenziale, cioè su Dio, si apre naturalmente alla carità», perché «chi non ha il cuore gravato da preoccupazioni egoistiche e da desideri inopportuni, può ben fare spazio all’amore». Si tratta, ha spiegato Betori, di avere «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», come ricorda Paolo nella lettera ai Filippesi, ma «perché questi sentimenti non restino soltanto aspirazioni senza contenuto, l’apostolo Pietro indica una strada di concretezza, quella dell’accoglienza», ed è chiaro che «non si tratta soltanto di accogliere nelle abitazioni, ma di fare spazio agli altri nella propria vita». «Nel servizio che vi è chiesto – ha concluso l’arcivescovo – deve manifestarsi quanto il Signore ha costruito, giorno per giorno, nelle vostre vite e che la formazione in questi anni ha aiutato a far emergere e a modellare secondo lo Spirito di Dio. Ora si tratta di tradurre tutto questo in quell’animazione del servizio nella Chiesa che è il compito proprio del diacono e che le comunità a cui vi invieremo attendono da voi, in collaborazione con i presbiteri che le guidano». Tutto questo permanendo nella certezza «di avere accesso a Dio e alla sua grazia per mezzo della preghiera», che «rende capaci di sconfiggere i nemici del popolo di Dio e quindi di superare ogni ostacolo che il mondo può frapporre al disegno di salvezza che tutti ci abbraccia», e che «è capace di volgere il cuore di Dio ai bisogni dei poveri che si affidano a lui con abbandono e insistenza»: «non siamo soli nel cammino che Egli ha tracciato davanti a noi, purché non smettiamo di chiamarlo e invocarlo».Al termine della cerimonia non è poi mancato, all’esterno della cattedrale, il saluto affettuoso degli amici dei quattro nuovi diaconi, in attesa della loro ordinazione sacerdotale prevista per la prossima primavera, quella stessa stagione annunciata dal fiore del mandorlo.