Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «Se scegli Cristo non puoi ricorrere al mago»

«La magia non è cristiana». Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro davanti a 9mila persone. «La potenza di Dio che irrompe ad Efeso smaschera chi vuole usare il nome di Gesù per compiere esorcismi ma senza avere l’autorità spirituale per farlo – ha raccontato Francesco sulla scorta degli Atti degli apostoli – e rivela la debolezza delle arti magiche, che vengono abbandonate da un gran numero di persone che scelgono Cristo e abbandonano le arti magiche». «Un vero capovolgimento per una città, come Efeso, che era un centro famoso per la pratica della magia!», ha esclamato il Papa: «Luca sottolinea così l’incompatibilità tra la fede in Cristo e la magia».

«Se scegli Cristo non puoi ricorrere al mago», il monito di Francesco: «La fede è abbandono fiducioso nelle mani di un Dio affidabile che si fa conoscere non attraverso pratiche occulte ma per rivelazione e con amore gratuito». «Forse qualcuno di voi mi dirà», l’obiezione a braccio del Papa: «Questa della magia è una cosa antica, oggi con la civiltà cristiana questo non succede. Ma io vi domando: quanti di voi vanno a farsi i tarocchi? Quanti di voi vanno a farsi leggere le mani dalle indovinatrici, a tirare le carte? Anche oggi, nelle grandi città: cristiani pratici vanno ancora a queste cose». «Per favore, la magia non è cristiana», l’appello del Santo Padre: «Queste cose che si fanno per indovinare il futuro, tante cose, o per cambiare situazioni di vita non sono cristiane. La grazia di Dio ti porta tutto: prega e affidati al Signore».

«La diffusione del Vangelo ad Efeso danneggia il commercio degli argentieri, che fabbricavano le statue della dea Artemide, facendo di una pratica religiosa un vero e proprio affare. Su questo io vi chiedo di pensare». È l’invito del Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha fatto riferimento ancora una volta agli Atti degli Apostoli. «Vedendo diminuire quell’attività che fruttava molto denaro, gli argentieri organizzano una sommossa contro Paolo, e i cristiani vengono accusati di aver messo in crisi la categoria degli artigiani, il santuario di Artemide e il culto di questa dea», ha raccontato Francesco, ricordando che Paolo, poi, parte da Efeso diretto a Gerusalemme e giunge a Mileto: «Qui manda a chiamare gli anziani della Chiesa di Efeso – i presbiteri, sarebbero i sacerdoti – per fare un passaggio di consegne ‘pastorali’. Siamo alle battute finali del ministero apostolico di Paolo e Luca ci presenta il suo discorso di addio, una sorta di testamento spirituale che l’Apostolo rivolge a coloro che, dopo la sua partenza, dovranno guidare la comunità di Efeso». «E questa è una delle pagine più belle del libro degli Atti degli apostoli», ha commentato il Papa a braccio: «Vi consiglio di prendere oggi il  capitolo 20 e leggere questo congedo di Paolo ai presbiteri di Efeso. Lo fa a Mileto. E’ un modo di capire come si congeda l’apostolo e anche come i presbiteri oggi devono congedarsi, e come tutti i cristiani devono congedarsi. È una bellissima pagina: Atti degli Apostoli 20, dal versetto 17».

«Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge»: è questo, per il Papa, «il lavoro del pastore: fare la veglia, vegliare, su se stessi e sul gregge». «Il pastore deve vegliare, il parroco deve vegliare, fare la veglia», ha detto Francesco a braccio durante l’udienza di oggi: «I presbiteri devono vegliare, i vescovi, il Papa devono vegliare, fare la veglia per custodire il gregge e anche fare veglia su se stessi, esaminare la coscienza e vedere come compie questo dovere del vegliare». «Agli episcopi è chiesta la massima prossimità con il gregge, riscattato dal sangue prezioso di Cristo, e la prontezza nel difenderlo dai lupi», ha proseguito Francesco: «I vescovi devono esser vicinissimi al popolo per custodirlo per difenderlo, non staccati dal popolo», ha aggiunto a braccio. «Dopo aver affidato questo compito ai responsabili di Efeso – ha concluso il Papa citando gli Atti degli Apostoli – Paolo li mette nelle mani di Dio e li affida alla ‘parola della sua grazia’, fermento di ogni crescita e cammino di santità nella Chiesa, invitandoli a lavorare con le proprie mani, come lui, per non essere di peso agli altri, a soccorrere i deboli e a sperimentare che si è più beati nel dare che nel ricevere». «Mi raccomando, non dimenticatevi oggi», l’invito finale ancora a braccio: «Prendete la Bibbia, il capitolo 20 degli Atti degli Apostoli dal versetto 17: è un gioiello e ci farà bene a tutti».

Salutando, al termine dell’udienza, i pellegrini polacchi, il Papa ha salutato in particolare gli organizzatori e i partecipanti alla conferenza dedicata al Beato padre Popieluszko, che si è svolta all’Università Urbaniana, in apertura della mostra a lui dedicata. «Vi ringrazio per il mantenimento della memoria di questo zelante sacerdote e martire – le parole di Francesco – che, barbaramente assassinato dai servizi comunisti, ha dato la vita per l’amore di Cristo, della Chiesa e degli uomini, soprattutto quelli privati della libertà e della dignità». «Domenica in Polonia cade la XX Giornata di preghiera e di aiuto alla Chiesa dell’Est», ha poi ricordato il Santo Padre: «Vi raccomando questa importante opera re ringrazio tutti i polacchi che si impegnano a favore della Chiese confinanti, nello spirito dell’amore fraterno».