Papa Leone XIV

Papa: “la sinodalità diventi mentalità”

Papa Leone XIV ha ricordato ai vescovi italiani, ricevuti per la prima volta in udienza, che “la persona non è un algoritmo” e ha chiesto “una riflessione viva sull’umano”. “Collegialità tra voi e collegialità con il successore di Pietro”. “Non abbiate paura di scelte coraggiose”

(foto Vatican Media/Sir)

“Vi ringrazio per la vostra preghiera e per quella delle vostre comunità: ne ho tanto bisogno!”. È il saluto di Leone XIV ai vescovi italiani, incontrati per la prima volta e salutati uno ad uno, compresi i vescovi emeriti, nell’Aula delle Benedizioni.  “A ottant’anni dalla fine della terribile seconda guerra mondiale, confrontati con le guerre in cui oggi viene versato il sangue di Abele, vogliamo assicurarle la nostra vicinanza, nell’impegno che personalmente lei ha preso nell’impiegare ogni sforzo perché questa pace si diffonda”, il saluto del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, all’inizio dell’udienza.

“Collegialità tra voi e collegialità con il successore di Pietro”, la prima indicazione di rotta del Papa, per l’esercizio di un ministero, come quello episcopale, che comprende anche “una sana cooperazione con le autorità civili”. “Annuncio del Vangelo, pace, dignità umana, dialogo”, le coordinate di una Chiesa esortata ad andare “avanti nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale”. “Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito”, l’esortazione sulla scorta di Sant’Agostino: “La sinodalità diventi mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire”.

“Guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose!”, la consegna per il futuro: “Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici”. “Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica”, l’altro spunto pastorale: “Camminiamo insieme, con la gioia nel cuore e il canto sulle labbra. Dio è più grande delle nostre mediocrità: lasciamoci attirare da Lui! Confidiamo nella sua provvidenza”.

“La Cei è luogo di confronto e di sintesi del pensiero dei vescovi circa le tematiche più rilevanti per il bene comune”, ha esordito Leone XIV. Poi la citazione di Benedetto XVI, che nel 2006 “descrisse la Chiesa in Italia come una realtà molto viva, che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione e dove le tradizioni cristiane sono spesso ancora radicate e continuano a produrre frutti”. Le nuove sfide da affrontare sono “legate al secolarismo, a una certa disaffezione nei confronti della fede e alla crisi demografica”, l’analisi del Papa, che citando Papa Francesco ha ricordato come “la profezia non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi ‘disturbare’ dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini”.

“Porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo”. La prima consegna alla Chiesa italiana è all’insegna dell’evangelizzazione: in un tempo di grande frammentarietà, il primo grande impegno è “portare Cristo ‘nelle vene’ dell’umanità, con azioni pastorali capaci di intercettare chi è più lontano e con strumenti idonei al rinnovamento della catechesi e dei linguaggi dell’annuncio”. La seconda consegna è diventare artigiani della pace “nei luoghi della vita quotidiana”: “Penso alle parrocchie, ai quartieri, alle aree interne del Paese, alle periferie urbane ed esistenziali. Lì dove le relazioni umane e sociali si fanno difficili e il conflitto prende forma, magari in modo sottile, deve farsi visibile una Chiesa capace di riconciliazione”. Sulla scorta di San Paolo, Leone XIV ha auspicato che “ogni diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro”. “Ogni comunità diventi una casa della pace, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono”, la raccomandazione del Pontefice, perché “la pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa”.

 “L’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita”, il riferimento alla questione antropologica: “In questo scenario, la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni”.

Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero”, il grido d’allarme sulle “sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana”.

“Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata”, il monito del Papa, che ha raccomandato di “coltivare la cultura del dialogo”: “È bello che tutte le realtà ecclesiali – parrocchie, associazioni e movimenti – siano spazi di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni. Perché solo dove c’è ascolto può nascere comunione, e solo dove c’è comunione la verità diventa credibile”.