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Patto formativo sulla formazione sociale e politica

Pubblichiamo il testo integrale del “patto” formativo per la formazione sociale e politica dei cattolici firmato sabato 15 dicembre 2007 dalle associazioni cattoliche della Toscana impegnate in ambito sociale e politico, alla presenza del vescovo di San Miniato Fausto Tardelli, delegato della Conferenza Episcopale Toscana per la Pastorale sociale, e dell’incaricato regionale di pastorale sociale don Pierluigi Milesi, per rilanciare e rinnovare la formazione sociale e politica dei cattolici, attraverso una maggiore conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa. Impegno e Propostadelle Associazioniper un

“Patto Formativo”

  

Si sono incontrati, nella la Certosa di Firenze sotto la presidenza di mons. Fausto Tardelli, vescovo delegato in Toscana per la Pastorale sociale, l’équipe regionale degli Uffici diocesani di pastorale sociale e alcune Associazioni cristiane che, per statuto e vocazione, sono particolarmente sensibili ai problemi sociali e politici.

 Nel loro “stare nella società”, dette Associazioni si ispirano al Vangelo e al Magistero sociale della Chiesa. Il loro scopo principale è quello di presenziare alla vita sociale e prepolitica del Paese, con l’obiettivo di testimoniare e proporre principi e valori argomentati dalla Sacra Scrittura e dal Magistero, quale patrimonio della fede, cui ispirare le proprie azioni. Stando in questo ambito intendono animare cristianamente i comportamenti personali, per promuovere una società equa e solidale, pacifica, fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà e sull’amore. Tutto ciò mediante un’attiva, coordinata e qualificata presenza nel tessuto sociale, con l’impegno fermo di prendervi parte in modo programmato, dinamico e costruttivo.

Per conseguire agevolmente e sistematicamente l’obiettivo di cui sopra, in una riunione del 23 febbraio 2007 alla Certosa di Firenze, dopo un’attenta analisi della società in cui si vive e sui percorsi formativi delle rispettive Associazioni (e/o gruppi, movimenti), nonché dei criteri per inserirsi da protagonisti nella società contemporanea, è stato concordato di stendere un “Patto Formativo” che ravvivasse l’arte del convenire, del progetto, della partecipazione, del “far politica” intesa nella sua accezione più esigente e alta, cioè come risultato dell’amore (agape), teso al bene della persona umana, alla crescita complessiva della città, della nazione, dell’umanità.

Di conseguenza il “Patto Formativo” ha la sua ragione d’essere nel perseguire l’obiettivo di formare uomini e donne che, in quanto cristiani, sappiano assumersi le responsabilità nel campo sociale e politico; che abbiano a cuore il bene comune a partire dalle fasce più deboli della società; che contribuiscano, con un’azione trasparente ed un retto impegno, a dare smalto al servizio socio-politico, frenando la progressiva disaffezione e il distacco della gente verso le Istituzioni pubbliche.

La volontà di compiere un passo così importante è determinata dal convincimento che anche l’associazionismo, che ha un retroterra di meriti storici di tutto rispetto e che ha dato alla politica, alla società italiana e al mondo della cultura figure di rilievo, oggi trova difficile qualificare la propria presenza sociale e culturale.

Le Associazioni di ispirazione cristiana e la Pastorale sociale della Toscana mediante il “Patto” intendono trarre stimolo dal proprio patrimonio spirituale e culturale, ciascuno nel proprio ambito -senza confusioni ed ambiguità fra di loro e verso altre forme di partecipazione democratica- alla vita del Paese nella certezza di poter offrire un valido e specifico contributo per una cultura della cittadinanza che ponga le basi per una “Casa comune” nella quale far “abitare”l’uomo.

Per tutto ciò

 

a.        rilevando che anche nella vita dell’Associazionismo laicale cattolico c’è difficoltà a realizzare una formazione che possa rispondere in modo adeguato alla necessità di operare socialmente e politicamente dentro una società sempre più secolarizzata, smarrita sul fronte antropologico, incline a sottostimarne tutte le sue dimensioni, in particolare la trascendenza dell’uomo, sottovalutandolo nel suo ruolo preminente all’interno dell’universo;

b.        prendendo atto che nella formazione sociale e politica dei cattolici è prioritaria e centrale una profonda conoscenza della Scrittura Sacra e della Dottrina Sociale della Chiesa, che faccia riscoprire l’originalità dell’Appartenenza a Cristo in una vera e solida unità di intenti e prospettive, pur nella legittima diversità delle opzioni partitiche, e che una pur accidentale sottovalutazione di questi due essenziali riferimenti potrebbe mettere in ombra la ricchezza degli itinerari formativi;

c.        rilevando che le iniziative ecclesiali di grande rilievo sociale e culturale non sono sempre accompagnate adeguatamente da un’opera permanente, cosicché si rischia in tal modo il logoramento dell’eredità culturale e spirituale dei cattolici incentrata sull’uomo e sul fine ultimo della sua storia, nonché l’intelligenza critica dei cristiani riguardo agli avvenimenti del proprio tempo) ed evidenziando la necessità di una maggiore e più costante attenzione formativa;

d.        persuasi della inderogabile necessità che l’Associazionismo laicale cattolico faccia veicolare al suo interno i carismi propri di ciascuna Associazione e la propria ricchezza culturale, organizzative ed esperienziali, accumulate negli anni della presenza attiva, battagliera e promozionale nella società e nei luoghi di partecipazione,

e.        dovendo prendere atto, infine, di un diffuso atteggiamento di interdizione laicista nei confronti della cultura cristiana, persuasi di dover obiettare contro questo stato di cose, rivendicando la legittimità di una propensione a purificare la ragione confrontandola con una studiata scala di valori o, come avviene per il cristiano, illuminando la rigorosità e la libertà intellettuale con gli orizzonti della propria fede, evitando di consegnare la politica a modi di agire fondati sull’agnosticismo e sul relativismo scettico,

le Associazioni in oggettosi impegnano

I. a scegliere liberamente di dar vita a un “Patto Formativo” radicandolo sulla Parola di Dio, sulla Dottrina Sociale della Chiesa, sulla Tradizione dei Padri, sulla testimonianza dei Santi e sulla bimillenaria esperienza della Chiesa.

II.ad avvalersi di detto “Patto Formativo” –in primo luogo- da parte dei Responsabili delle Associazioni in collaborazione con le èquipe diocesane di Pastorale Sociale, allo scopo di impegnarsi su percorsi formativi nelle proprie Associazioni organizzando, contestualmente, l’auspicato sistema di relazioni con le altre di modo ché gli stessi Responsabili, in virtù della loro autorevolezza, riportino in successione agli associati delle province e delle diocesi, analoghe iniziative di carattere formativo.

III.    ad attivarsi perché il Patto Formativo faccia confluire fra i sottoscriventi dei percorsi di reciprocità e di comunanza; vincoli alla messa in rete delle esperienze associative e di movimento; induca a moltiplicare le occasioni per approfondire il Vangelo e il Magistero; promuova iniziative utili a consolidare un confronto costruttivo con il vasto mondo della partecipazione sociale, politica e culturale. Il tutto in un contesto che impegna ad una autonoma proposta culturale, e progettuale su temi particolarmente dibattuti, eticamente importanti e fortemente pervasivi. Riferimenti fondamentali di questo impegno nella società sono: la persona umana, intangibile e sacra dal concepimento alla sua naturale conclusione e nella libertà; la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna; il lavoro congiunto alla “festa” per liberare il lavoratore dal rischio di rendersi schiavo dell’opera delle sue mani; la casa luogo della famiglia comunità di persone. L’attenzione alla persona richiama doveri sociali e politici riguardanti la scuola, la cultura, la conservazione del creato Non ultimo il vincolo di reciprocità nell’amore e nella giustizia interpersonale e sociale, la pace come valore e aspirazione di ogni uomo; infine, la trascendenza della persona umana e, quindi, il libero esercizio della religione.

IV. a fare in modo che il Patto Formativo resti aperto a quanti, in corso d’opera, chiederanno di aderirvi.

V.A far si che coloro che partecipano ai corsi formativi rendano operativa la formazione ricevuta, traducendola in prassi di vita e di servizio per assumere responsabilità nel sociale e nel politico, e per valorizzare, mediante il servizio alla società, capacità e carismi. Questo perché il Patto abbia una sua ricaduta positiva nel reale concreto e quotidiano;

VI.     Sulla base di quanto sopra detto, e per dare concretezza al “Patto Formativo” le Associazioni che lo hanno sottoscritto e la Pastorale Sociale Regionale si impegnano, entro un anno, a promuovere in ogni realtà (diocesana e/o provinciale) in pieno accordo col Vescovo e con i programmi pastorali delle diocesi, un corso di formazione sulla Dottrina Sociale della Chiesa, per preparare persone capaci di animare le comunità cristiane e le associazioni all’impegno sociale e politico, o per far crescere in generale ma non genericamente il complessivo senso di responsabilità verso l’uomo e la società.

Per assicurare continuità al Patto Formativo le Associazioni si accordano per dar vita ad un gruppo, che svolga un’azione di stimolo e di coordinamento, in modo da accompagnare e sostenere gli aderenti in fedeltà alle decisioni prese.