Toscana

Più donne alla guida delle aziende toscane

di Ennio Cicali

Non trovo lavoro? E io mi creo un’impresa. Nelle province in cui è più difficile per le donne trovare un lavoro dipendente, sono le donne stesse a ricorrere a forme di auto-impiego. L’imprenditorialità femminile diventa l’ alternativa quasi obbligata alla disoccupazione. Infatti, sono sempre più le imprenditrici che detengono un ruolo gestionale. La crescita fatta segnare dalle amministratrici supera infatti quella dei colleghi maschi.

A fine giugno 2007, le aziende guidate da donne sono state 96.948 su 417.725. Aumentano le amministratrici nelle aziende toscane, raggiungendo quota 66.668 (il 34,3% delle imprenditrici), e rappresentando il 25,3% degli amministratori.

Il quadro emerge dall’Osservatorio sull’Imprenditoria Femminile, primo semestre 2007, curato da Unioncamere Toscana, in collaborazione con Regione Toscana, su dati forniti da Infocamere relativi al Registro Imprese delle Camere di Commercio.

La crescita della Toscana – rosa si pone al disopra di Lombardia, Veneto, Piemonte; è uguale a Emilia Romagna, inferiore solo alle Marche.

Le imprese rosa rappresentano una quota più alta della media toscana (23,2%) nelle province di Grosseto (28,8%), Livorno (26,7%), Massa Carrara (25,3%) e Siena (23,9%); mentre i valori più bassi si riscontrano nell’area metropolitana: Firenze (21,2%), Pistoia (21,8%) e  Prato (22,7%).

Crescono le società a maggioranza femminile, trainata soprattutto  dalle società di capitali. Sostanzialmente stabili le ditte individuali, che restano la veste giuridica più diffusa all’interno dell’universo imprenditoriale femminile (circa il 60%), mentre raggiungono quota 1.073 le cooperative.

Aumentano le donne nell’edilizia. Il contributo delle donne nelle costruzioni avviene soprattutto nelle imprese a carattere societario.

Le imprese in rosa hanno toccato punte di crescita elevate anche nei settori dei servizi alle imprese (attività immobiliari, professionali e imprenditoriali, informatica), nei settori alberghiero e della ristorazione, servizi sociali e alla persona. Nel commercio non raggiungono quote sorprendenti, tuttavia il dato diventa importante se confrontato con quello dell’imprenditoria non femminile. Le imprese femminili diminuiscono nell’agricoltura e sono in genere stagnanti nel manifatturiero, ad eccezione dei settori  alimentari, fabbricazione dei metalli e prodotti in metallo, meccanica strumentale e, ancora di più, nelle confezioni (+125, +4,6%), compreso nel comparto della moda, il quale, d’altro canto, pur rallentando il ritmo della caduta di imprese iscritte, continua a manifestare segnali di stagnazione, a causa soprattutto della diminuzione delle imprese del tessile.

A fine giugno, sono le straniere a determinare in Toscana la crescita delle donne imprenditrici. Le italiane rimangono, di fatti, sostanzialmente stabili, mentre aumentano le comunitarie e le  extra comunitarie. In particolare, per le comunitarie sono aumentate le imprenditrici rumene, entrate dal 1° gennaio a far parte della Comunità Europea, le ceche, le polacche e le tedesche. Tra le extra-comunitarie crescono più significativamente le albanesi, le senegalesi, e le cinesi, quest’ultime le più numerose. Tra le imprenditrici italiane diminuiscono di 426 unità le figure imprenditoriali nate in Toscana, mentre le connazionali aumentano di 102 posizioni.Secondo Pierfrancesco Pacini, presidente di Unioncamere Toscana, «oggi, diversamente da quanto avveniva in passato, le donne che decidono di intraprendere sono sicuramente più motivate ed intenzionate a ricoprire un ruolo di primo piano all’interno dell’impresa». È opportuno, secondo Ambrogio Brenna, assessore regionale alle attività produttive, rendere più agevole e meno oneroso l’accesso al credito, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese a titolarità femminile. IL CONVEGNOImprenditori stranieri: raddoppiati dal 2000 a oggiLa Toscana è la seconda regione italiana per presenza di imprenditori stranieri: con 40.083 attivi sul territorio è seconda solo alla Lombardia, che ne conta 117.000. I dati, relativi al 2006, sono stati presentati da Stefano Casini Benvenuti dell’Irpet, in occasione del convegno «Imprenditori del mondo in Toscana», organizzato dalla Confcommercio regionale, Regione e Banca Toscana.

Negli ultimi sei anni il numero di imprenditori stranieri nella nostra regione è aumentato del 77,2%, contro il 3,8% di quelli italiani. Una presenza che si riscontra prevalentemente nel commercio (11.223 imprenditori nel 2006, +74,5% negli ultimi sei anni), nelle costruzioni (10.221 con un incremento del 271,8% dal 2000), manifatturiero (8.501) e servizi alle imprese (3.012).

La provincia di Firenze registra il maggior numero di imprese non italiane, con 7.740 aziende (32,7% del totale regionale). Seguono Prato, con 3.978 imprese (16%), Pisa, Lucca e Arezzo.  La maggior concentrazione è nei servizi (51%). Nel dettaglio, il 38% opera nel commercio, il 29% nelle costruzioni, il 20% nel manifatturiero, alberghiero e ristorazione(4%), seguono con percentuali minori gli altri comparti. Gli imprenditori cinesi sono la maggioranza (22% delle imprese straniere in Toscana), seguiti dagli originari del Marocco (11%), Albania (10%) e rumeni (9%) che hanno registrato un consistente aumento negli ultimi tempi.  Presenti, seppure in piccoli numeri, anche americani, inglesi, francesi e svizzeri che operano principalmente nell’istruzione.

«Le imprese gestite da stranieri creano opportunità di lavoro e in tanti casi collaborano per eliminare situazioni di abusivismo – spiega l’assessore alle politiche sociali Gianni Salvadori –. Vogliamo sostenere queste persone desiderose di integrarsi, cercando di incoraggiarle ad aderire alle associazioni già consolidate e con una forte tradizione e non a fare gruppo tra loro».

«Non possiamo limitarci a governare l’emergenza, creare barriere o alimentare paure nella gente – afferma Paolo Cocchi, assessore regionale al commercio –. L’idea di creare sportelli polifunzionali o di facilitare l’accesso al credito sono interventi che vanno nella direzione di considerare queste persone come una risorsa e che meritano di essere sviluppati».

E.C.

LA STORIAElisabetta Geppetti e la scommessa del vinoElisabetta Geppetti, titolare della Fattoria Le Pupille, nella Maremma grossetana, ha poco più di quarant’anni, una vita vissuta intensamente come piace a lei e ancora tante cose da fare.

«Ho capito che volevo occuparmi di vino all’età di 20 anni, durante una delle tante vendemmie nell’azienda di famiglia a Pereta, una tipica fattoria maremmana. La passione del vino già era entrata in me e mi ha seguito sempre anche dopo la nascita delle mie prime figlie: Clara e Ginevra. Con Clara di appena sei mesi nel marsupio, mi feci la vendemmia ed è lei che oggi, a diciassette anni sembra tra i miei figli la più interessata a seguire le mie orme. Mentre continuavo ad occuparmi di far crescere la mia azienda (nell’85 avevo quattro ettari di vigna, oggi ne ho 75) nacque nello stesso anno quello che considero come un altro “figlio”: il Morellino di Scansano Fattoria Le Pupille, siglato da me. Le prime due femmine, un primo vino e… un secondo marito, che si occupava di importare il mio vino in America. Era il 1995, lasciò l’America per la Maremma dove sono nati gli altri miei figli: due femmine e un maschio… Adesso qui è un matriarcato con le quattro femmine che crescono. Le donne, restano una costante basilare della mia vita e se non ci fosse stata mia madre ad occuparsi dei miei figli quando, per lavoro, andavo in giro per il mondo per promuovere il mio vino e ad imparare come far decollare la mia azienda di certo non avrei raggiunto i risultati odierni».

L’amore per il vino è stato ereditato dal nonno, ma «una passione nasce e si alimenta per canali propri – spiega Elisabetta Geppetti –. Tra i primi ricordi dell’infanzia ci sono certamente le vendemmie vicino Pisa, nella fattoria di mio nonno paterno, che faceva il vino ma, come usava allora, solo per la famiglia. Dopo continuai a ritrovarmi in mezzo alla vendemmia nella nostra fattoria di Pereta. Il 1987 fu il mio primo anno di produzione. Quelli non erano anni facili per il vino e i giovani degli anni ’80, non erano certo come quelli di oggi che frequentano gli Wine bar (negli Stati Uniti sono arrivati molto prima di noi). Decidere di produrre vino, all’epoca era poco più di una scommessa».

Oggi, da imprenditrice di successo, Elisabetta Geppetti dice di adorare la Maremma ma anche di criticarne certe scelte: «Adoro la Maremma perché ne faccio parte, ma i maremmani non sono stati lungimiranti vendendo tanti ettari agli stranieri. E se questo ha creato posti di lavoro, perché piantare vigne e costruire cantine necessita di personale, è anche vero che il rovescio della medaglia è stata la snaturalizzazione di gran parte del territorio. E se prima muovendomi in Maremma amavo vedere gli alberi di Giuda accendere di rosa la cima delle colline oggi, non si vedono altro che vigne. Il paesaggio è stravolto». Elisabetta Geppetti nel 2006 è stata premiata da Der Feinschmecker/Weingourmet come «Wine Maker of the Year», prima donna a ricevere questo premio.

Antonella Monti