Pisa

Pontedera, la Chiesa in ascolto dei lavoratori

di Francesco Ippolito

La visita pastorale a Pontedera si sta dimostrando per quello che occasioni di questo tipo dovrebbero rappresentare: una possibilità di apertura e di ascolto reciproco». Con queste parole il vicario zonale di Pontedera, don Cludio Desii, riassume i primi appuntamenti che hanno visto l’arcivescovo Alessandro Plotti nella cittadina. La scelta del messaggio iniziale, riassunto nel significativo «una porta aperta sulla città», rimane dunque confermata. Anzi, durante l’incontro con i preti di lunedì 24 ottobre, sono state molte le voci che hanno incoraggiato e sostenuto questa interpretazione della visita.L’obiettivo finale, per la verità a lungo perseguito dal nostro arcivescovo, è chiaro: si tratta di stimolare un percorso dialettico e di confronto capace di accompagnare la comunità cristiana ad un livello di coscienza superiore. Una consapevolezza di sé e del proprio carisma che si traduca in una precisa mobilitazione per intercettare i bisogni della società civile. «La comunità dei cristiani – continua ancora don Desii – deve potersi riappropriare dei temi fondamentali della vita e della società. Per troppo tempo questi temi sono stati affidati alle cure specialistiche dei soliti addetti ai lavori». Un esempio? Il lavoro. Ma allora non si tratta soltanto di un caso se uno dei primi appuntamenti in programma, ci riferiamo a quello di venerdì 28 ottobre tenuto nei locali dell’Università della terza età, abbia trattato proprio delle problematiche del lavoro dipendente. Ad introdurre la discussione è stato il pontederese Alfonso Di Sandro che ha sottolineato le ripercussioni del lavoro precario: «Se l’istituto familiare oggi è in crisi profonda si deve anche alla mancanza di certezze e di prospettive professionali di giovani, donne e ultraquarantenni». Le testimonianze dei giovani precari, dei disoccupati amareggiati, degli operai, dei sindacalisti, dei papà e delle mamme che lavorano hanno contribuito a completare l’analisi. I protagonisti sono stati loro, i loro problemi, il difficile confronto con un sistema che spesso rischia di stritolare le vite e le famiglie. E qualche volta purtroppo lo fa davvero. Solo alla fine degli appassionati interventi l’arcivescovo ha preso la parola per spronare le categorie più deboli: «È vero che i giovani, le donne, gli ultraquarantenni sono i soggetti più esposti alle difficoltà del mondo del lavoro. La Chiesa è con loro attraverso l’azione della pastorale. È per questo – ha aggiunto Plotti – che dobbiamo incentivare una pastorale da un lato più efficace sui grandi temi e dall’altro capace di coordinare ancora di più le diverse pastorali».Insomma occorre scendere nel quotidiano, farci vedere di più, agire nel mondo e, infine, farci riconoscere per quello che siamo: figli di Dio.Domenica 30, nella chiesa di San Giuseppe, sono stati celebrati ben 21 battesimi. Un segno di speranza, che la Chiesa è chiamata ad incoraggiare.