Vita Chiesa

Quaresima, tempo per svuotare noi stessi

Col Mercoledì delle Ceneri si aprono i giorni per prepararsi alla Pasqua


Una delle domande che qualche volta ci si sente fare è come calcolare i quaranta giorni della Quaresima. Il tempo della penitenza quaresimale è determinato dal calcolo di tutti i giorni feriali che vanno dal mercoledì delle Ceneri alla Messa in Coena Domini, in quanto il triduo pasquale «ruba» alla Quaresima due giorni: Venerdì e Sabato Santo. Le domeniche sono escluse dal conteggio perché, pur essendo nel contesto penitenziale, non possono perdere la loro caratteristica di essere memoriale della Pasqua: «Il giorno del Signore — come fu definita la domenica fin dai tempi apostolici — ha avuto sempre, nella storia della Chiesa, una considerazione privilegiata per la sua stretta connessione col nucleo stesso del mistero cristiano. La domenica infatti richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo. È la Pasqua della settimana, in cui si celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, il compimento in lui della prima creazione, e l’inizio della “nuova creazione”». (Dies Domini, 1). Infatti, i nostri fratelli orientali, anche in Quaresima, non rinunciano al canto dell’Alleluia, proprio per non perdere la consapevolezza che ogni domenica è «Pasqua della settimana».
Il percorso quaresimale, pertanto, si compone di sei domeniche con le rispettive settimane, anticipate dal Mercoledì delle ceneri, che apre, con il gesto tanto suggestivo dell’imposizione delle ceneri, il tempo del digiuno e della penitenza.
La nostra riflessione si limiterà a considerare solo il percorso domenicale di questo tempo. Prima di passare a una piccola analisi tematica del lezionario delle domeniche di Quaresima, possiamo intravedere nelle pieghe della scansione temporale alcuni elementi più antichi che ci parlano di prassi che la vita della Chiesa ha vissuto nel tempo. La quarta domenica di Quaresima è la testimonianza del tempo in cui la preparazione alla Pasqua era di sole tre settimane (oggi, invece, è domenica di mezzo, ponte nel percorso delle sei domeniche). L’uso del colore rosaceo, l’antifona di ingresso Laetare, che dà il nome alla domenica stessa, e il Salmo 121, che ne accompagna il canto, ci narrano dell’antico rito di venerazione della Croce che si celebrava a Roma nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme in questo stesso giorno. La quinta domenica di Quaresima dava inizio, durante il Medioevo, al Tempus passionis; ancora oggi infatti, cambiano gli inni della liturgia delle ore, nelle pagine evangeliche della liturgia feriale s’inizia a far spazio al tema della persecuzione del Cristo e, infine, rimane la possibilità di velare le croci e le immagini. La Domenica delle Palme in Passione Domini dà inizio a quella che è chiamata, sia in Occidente che in Oriente, la «Grande Settimana» o Settimana Santa.
Nell’attuale lezionario in uso nella Chiesa di rito romano le domeniche propriamente quaresimali sono cinque e si possono dividere in due blocchi: le prime due domeniche, che fanno da ouverture e che nelle diverse narrazioni sinottiche ci propongono rispettivamente i Vangeli dei quaranta giorni di Gesù nel deserto tentato dal diavolo e la Trasfigurazione. Mentre le ultime tre (III, IV, V) sviluppano tematiche biblico-misteriche e didascaliche diverse per i tre anni del Lezionario festivo: nell’Anno A il percorso è quello tipico dell’iniziazione cristiana; nell’anno B le letture ci guidano alla contemplazione del Crocifisso Risorto; mentre l’anno C pone attenzione sulla necessità della conversione.
Di particolare interesse è notare come le letture tratte dall’Antico Testamento seguano la logica storico salvifica, che rilegge negli avvenimenti della storia di Israele l’anticipo della nuova alleanza stipulata con il sangue di Cristo; in questo anno, infatti, questo è particolarmente evidente in quanto, come prime letture, ascolteremo le vicende di Noè, Abramo e Isacco le dieci parole, l’esperienza di misericordia post esilica e la profezia della nuova alleanza. Anche le letture dell’apostolo sono scelte per concordanza tematica con il Vangelo e l’Antico Testamento (Cfr. OLM, 95).
Emerge chiaramente da questa sommaria analisi che il percorso di conversione quaresimale non ha una radice devozionale ma che le opere quaresimali (digiuno, preghiera, carità) si inseriscono nel percorso di conformazione a Cristo nella logica dell’inno cristologico della Lettera ai Filippesi (Fil 2, 5-11) che, mediante la kenosi, lo svuotamento di sé, lascia spazio alla grazia di Dio affinché agisca nella nostra vita e ci renda pienamente nuove creature.
In questo senso ci può essere utile rileggere il testo del Prefazio V di Quaresima, che racchiude in poesia tutto l’itinerario penitenziale: «È veramente giusto benedire il tuo nome, Padre santo, ricco di misericordia, nel nostro itinerario verso la luce pasquale sulle orme di Cristo, maestro e modello dell’umanità riconciliata nell’amore. Tu riapri alla Chiesa la strada dell’esodo attraverso il deserto quaresimale, perché ai piedi della santa montagna, con il cuore contrito e umiliato, prenda coscienza della sua vocazione di popolo dell’alleanza, convocato per la tua lode nell’ascolto della tua parola e nell’esperienza gioiosa dei tuoi prodigi».
*Docente alla Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale e direttore dell’ufficio liturgico della diocesi di Massa Carrara Pontremoli