Toscana

Rimettere la Scrittura al centro della vita

di Timothy Verdon*

Alla fine delle tre settimane del Sinodo su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» è finalmente possibile valutare il relativo peso degli argomenti larvati nei lineamenta dello Strumento di lavoro che ha fatto da canovaccio per gli interventi dei padri e per la discussione nei gruppi linguistici. Già lo splendido Nuntius o Messaggio (testo integrale) pubblicato dall’Osservatore Romano il penultimo giorno dei lavori, il 24 ottobre, suggerisce le grandi aree in cui il dibattito si è sviluppato – rivelazione, cristocentrismo, tradizione e missionarietà – dando a questi ambiti di riflessione dei nomi semplici ed affascinanti: La voce della Parola, Il volto della Parola, La casa della Parola, Le strade della Parola. A capo della commissione responsabile del Nuntius era mons. Gianfranco Ravasi.

Questi grandi temi corrispondono a delle precise preoccupazioni teologiche e pastorali, preoccupazioni che hanno suscitato il senso, largamente diffuso nel mondo cattolico, dell’urgenza di riflettere insieme sulla Parola di Dio, finalmente facendo nostro il ricco contenuto della Dei Verbum che – come molti padri sinodali hanno sottolineato – dopo più di quarant’anni rimane ancora da integrare concretamente nella prassi della Chiesa.

La prima preoccupazione dei vescovi riguardava lo slittamento del concetto di una «Parola divinamente rivelata» e la tendenza quindi a vedere i libri biblici come meri testi umani da comprendere alla luce delle scienze storiche, linguistiche ed esegetiche. La seconda preoccupazione nasceva invece dalla consapevolezza che, anche fra cattolici credenti: sovente rimane oscuro il legame tra le «parole» della Bibbia e Colui che dà loro unità e senso definitivo, Cristo, Parola vivente del Padre. La terza preoccupazione sorgeva poi dall’odierna tendenza a non voler interpretare la Scrittura nel suo contesto originale e naturale che è l’assemblea, la ekklesia con la sua viva Traditio (una fondamentale enfasi del Sinodo era infatti sulla Parola proclamata e accolta nel contesto liturgico dell’Eucaristia). E l’ultima preoccupazione riguardava possibili strategie, modalità e tecniche per ricollocare la Parola  di Dio al centro della missione apostolica e pastorale della Chiesa.

Gli interventi e il dibattito hanno quindi insistito che la divina Parola creatrice e salvatrice è all’origine dello stesso essere, della storia e della redenzione, e che in Gesù il Cristo nato da Maria, morto in croce, risorto e asceso alla gloria. Tale Parola si è fatta carne e continua a incarnarsi nella viva Tradizione della Chiesa, suo mistico corpo. Più ancora che con lo studio (che pure è necessario), i padri hanno sottolineato che è mediante l’annuncio (il kerygma) e la catechesi – e soprattutto nei sacri misteri (di cui il più importante è l’Eucaristia) – che la Chiesa accoglie e trasmette la Parola, e che essa è chiamata a fare precisamente questa con ogni mezzo, inclusa anche l’arte plastica e i media.

Tra i temi ricorrenti: la necessità di potenziare la lectio divina o lettura orante delle Scritture in tutti gli ambiti della vita ecclesiale, dai seminari alle parrocchie, dai movimenti alle famiglie. O ancora: una formazione dei futuri presbiteri atta a animarli di profondo amore per le Scritture nonché della capacità di trasmettere ad altri tale amore, che si rivela alfine amore per Colui che si rivela nelle Scritture, Cristo. O ancora: l’urgenza di ridare carattere scritturistico all’omelia, restituendole la dignità di commento profetico ai testi proclamati. O ancora: l’importanza della ricerca scritturistica e soprattutto della lectio condivisa con cristiani di altre tradizioni, come segno di una reale seppur imperfetta comunione, e l’utilità dei testi biblici, in particolare quelli sapienziali, nel dialogo con aderenti a religioni non cristiane, specialmente le religioni dell’Oriente. L’enorme utilità per i cristiani della tradizione esegetica ebraica similmente è stata enfatizzata da molti padri, pur nella consapevolezza che per noi la chiave essenziale di ogni lettura biblica rimane Gesù Cristo.

Molte e belle sono anche le impressioni passeggere di queste settimane: la solennità delle grandi liturgie con il Santo Padre, in San Paolo fuori le mura, San Pietro e nella Cappella Sistina (presente Bartolomeo I di Costantinopoli); particolarmente commovente fu la messa per il cinquantesimo anniversario della morte di Pio XII, con la straordinaria omelia di Benedetto XVI e i paramenti e gli addobbi d’epoca. Mi è caro poi ricordare i vescovi africani così giovani e dotti; i presuli indiani che con coraggio raccontavano gli orrori della persecuzione; la madre superiore italiana che ha offerto un quadro indimenticabile della spiritualità biblica delle consacrate, le cui vite costituiscono vere e proprie «omelie performative». Ricordo un pranzo in casa di un Cardinale della curia pontificia dove, con alcuni vescovi americani si parlava di Barak Obama, e una cena con il cardinale Spidlik e l’amico padre Marko Ivan Rupnik, dove si parlava dell’iconografia biblica. Ricordo la sorpresa quando un vescovo australiano citava nell’aula il cantante Bob Dylan, mentre pochi minuti dopo un altro padre, quasi scusandosi, citava Voltaire.

Ora l’ultima parola spetta al Papa, a cui sono state consegnate le più di cinquanta propositiones (testo integrale) ideate, discusse e più volte riscritte dai padri con l’ausilio degli esperti – il frutto abbondante di tre settimane di preghiera e discussione, ma un frutto ancora bisognoso di sintesi. Con l’aiuto di una commissione eletta dallo stesso Sinodo, nei prossimi mesi Benedetto XVI intraprenderà tale sintesi, dandole alfine la forma di una Esortazione apostolica – papa Benedetto, grande maestro della Sacra Pagina, come i suoi interventi nell’aula hanno confermato, che, presente quasi tutti i giorni, ha seguito personalmente i lavori a cui ora darà l’articolazione definitiva.  Nell’attesa di questo dono, preghiamo per lui!

* Mons. Timothy Verdon, Canonico di Santa Maria del Fiore e Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Catechesi attraverso l’arte, è stato uno degli ‘esperti’ invitati ad assistere i padri sinodali nel loro lavoro dal 5-26 ottobre 2008.

Diario dal Sinodo: anche l’arte è un modo di predicare il Vangelo