Toscana

Sanità: i medici contestano l’assessore

di Simone Pitossi

Medici generici, medici del 118, guardie mediche tutti sul piede di guerra contro la Regione. Ogni categoria contesta all’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi e alle aziende sanitarie scarsa attenzione da sempre. E, soprattutto, gli ultimi ridimensionamenti e sacrifici richiesti. Che invece di far risparmiare aumenterebbero l’esborso della Regione. Così siamo arrivati agli scioperi di questi giorni. Prontamente contrastati dal Prefetto di Firenze Andrea De Martino con le precettazioni per «garantire il livello minimo di assistenza previsto dalla legge sui servizi pubblici essenziali».

Andiamo con ordine. La giunta regionale, su proposta dell’assessore per il diritto alla salute, ha approvato una nuova organizzazione sanitaria, studiata «per rafforzare il rapporto di fiducia tra medico e assistito». E così dal 9 giugno scorso, il sabato dalle otto alle dieci di mattina i medici saranno contattabili direttamente al telefono fisso o cellulare, o indirettamente tramite la segreteria telefonica. O anche attraverso personale individuato allo scopo dallo stesso professionista. In particolare, il medico potrà dare consigli telefonici o effettuare la visita a casa se la riterrà urgente. Medici e pediatri, inoltre, effettueranno le visite urgenti richieste dopo le 10 del giorno precedente e non fatte.

Il sabato il medico non effettuerà comunque attività ambulatoriale, mentre nei prefestivi farà ambulatorio solo se programmato nella mattina. Il piano prevede l’attivazione del servizio di continuità assistenziale – ovvero la guardia medica –da parte delle Asl il sabato mattina e nei prefestivi a partire dalle ore 10. L’attività di formazione obbligatoria dei medici, finora svolta di sabato, sarà quindi diluita in 10 sessioni per 40 ore nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì. «Dopo una lunga trattativa senza esito – ha detto l’assessore Rossi – ho chiamato i medici di base e i pediatri all’applicazione del contratto nazionale e alla relativa convenzione che prevede l’impegno nel giorno di sabato e nei prefestivi. Non mi ha mosso nessuna volontà punitiva nei confronti dei medici, che rappresentano una grande risorsa per il nostro sistema sanitario, ma solo la necessità di offrire un servizio migliore ai cittadini. Ciascuno di noi si rivolge più volentieri e con la maggiore fiducia al medico che conosce a fondo la situazione e le esigenze del suo paziente. So di aver chiesto a questa importante categoria un piccolo sacrificio, ma credo che questo vada nell’interesse complessivo del servizio».

Ma gli oltre 3 mila medici di base hanno risposto «picche» per bocca di Mauro Ucci, segretario della Fimmg, il maggiore sindacato di riferimento. Ucci sottolinea infatti «l’inutilità di tale provvedimento in quanto non modifica in nessuna maniera la qualità dell’assistenza erogata ai cittadini». «Assistenza – continua – non legata alle due ore di reperibilità ma alla difficoltà di avere accesso ai servizi, lunghe liste di attesa, susseguente necessario ricorso al privato per l’effettuazione di esami e visite». Ucci deplora poi «l’ulteriore perdita di posti di lavoro della continuità assistenziale, già duramente colpita dalle disposizioni regionali, e alla difficoltà di poter provvedere alla formazione obbligatoria in giorni diversi dal sabato». Tra l’altro, la delibera regionale promette «di risparmiare circa due milioni di euro» e invece così facendo «la spesa regionale aumenta per la necessaria remunerazione dei sostituti». Ucci annuncia che il sindacato «ricorrerà per vie legali contro un provvedimento che sconfessa l’accordo nazionale determinando autonomamente i giorni della formazione, e per comportamento antisindacale». «Tutto questo – conclude – alla vigilia di un rinnovo contrattuale che dovrebbe porre le basi per una più ampia collaborazione fra le varie componenti del servizio pubblico e migliorare l’assistenza».

E proprio nelle parole del sindacalista c’è l’altro argomento del contendere: la ristrutturazione, o meglio il ridimensionamento del servizio di guardia medica. Il provvedimento regionale prevede infatti, secondo il segretario regionale del sindacato Snami Gianluca Maccioni, «un taglio di 15 medici e la riduzione delle postazioni da 9 a 5». Tra gli obiettivi «di razionalizzazione sanitaria» concordati fra l’assessore regionale per il diritto alla salute e le aziende sanitarie dc’è quello di ricondurre il servizio di guardia medica ad un rapporto non inferiore a 1 su 5000. Facciamo un esempio. In base ad uno studio della Regione per quanto riguarda la situazione dell’Azienda Usl 10 di Firenze, emergono, emergono i seguenti dati: 803.250 sono gli abitanti residenti; 161 sarebbero i medici di continuità assistenziale calcolati sulla base dell’applicazione del rapporto di un medico ogni 5 mila abitanti; 200.928 l’ipotetico budget di ore annue derivanti dal prodotto del suddetto numero di medici per 1248 ore annue pro-capite. Di conseguenza 100.464 ore sarebbe il relativo budget semestrale per l’Azienda sanitaria fiorentina. Ma in effetti nel primo semestre 2006 le ore effettivamente pagate sono state 111.708 – l’11% in più rispetto al budget previsto – con un numero di 18 medici equivalenti in eccedenza. Così secondo Marco Carraresi, capogruppo Udc in Consiglio regionale, si «rischia di annullare decenni di organizzazione di un servizio preziosissimo ed insostituibile, nell’ottica di risparmi dei quali ci sentiamo fortemente di dubitare». «Perché – continua – se è vero che minore sarà la disponibilità di medici, minore sarà anche il “filtro” nei confronti di tante richieste, soprattutto dei cosiddetti “codici bianchi”, che andranno letteralmente ad intasare il già ridotto all’osso servizio di emergenza medica territoriale (tanto per intendersi il servizio di ambulanza con medico a bordo gestito dal 118) e soprattutto i pronto soccorso degli ospedali, spesso al limite di un vero e proprio collasso. Provocando di conseguenza tempi di attesa ancor più esasperati».

I problemi del «118»Oramai da anni, quando si avvicina l’estate, entra in crisi a Firenze il sistema dell’emergenza territoriale. Sono infatti oltre duecento i turni scoperti, nel solo mese di giugno, nelle 23 postazioni di ambulanza con medico a bordo solo nell’area fiorentina, la zona più a rischio. Con punte di particolare sofferenza soprattutto nel centro di Firenze, dove sono circa cinquanta i turni senza medico (30 alla Misericordia di Piazza Duomo nelle ore diurne e 16 alla Fratellanza Militare di Piazza S.Maria Novella durante la notte). Una situazione grave che si ripete sistematicamente senza che le novità introdotte – anche la nomina del nuovo Direttore del 118 fiorentino – abbiano prodotto significativi cambiamenti. «Oltretutto – spiega Marco Carraresi, capogruppo Udc – con una situazione di “precarietà” circa la gestione di questo delicatissimo servizio che oramai perdura da diversi anni. Perché c’è stata l’introduzione di una automedica in via sperimentale che sembrerebbe oramai “a regime”, la sostituzione dei medici a bordo di alcune ambulanze con altrettanti infermieri. Soprattutto il sempre più massiccio invio di ambulanze con a bordo i soli volontari – le cosiddette “BLS” – su interventi che, negli anni passati, vedevano addirittura la presenza di un medico. Certamente allora potevano esserci sprechi ed esagerazioni ma capita talvolta che, in situazioni più gravi del previsto, una presenza medica non guasterebbe affatto». Soprattutto, secondo il consigliere regionale, c’è «una questione che non è mai stata verificata abbastanza dagli organi preposti, Regione ed Azienda sanitaria: se cioè la progressiva riduzione del numero dei medici alla fine ha portato effettivamente ad un miglioramento complessivo del servizio, ad una sua maggiore affidabilità, ad una diminuzione dei costi». «Perché anche la questione economica – continua – non può e non deve essere trascurata: si sono avuti dei risparmi oppure, in conseguenza di un probabile aumento del numero dei ricoveri si sono avute più spese ed un maggiore affollamento dei pronto soccorso, quotidianamente intasati proprio da ricoveri talvolta anche impropri? E perché si continua a dilazionare l’apertura di postazioni di primo soccorso presso le sedi di Misericordie e di Pubbliche assistenze, che potrebbero dare un contributo decisivo al miglioramento del sistema di emergenza-urgenza?».

L’impressione di precarietà è confermata dagli stessi addetti ai lavori. Un medico del 118 dell’area fiorentina lancia l’allarme. Lo chiameremo Luciano perché preferisce rimanere anonimo per non incorrere in ritorsioni da parte dell’azienda. «Il nostro – spiega il medico – è un lavoro disagiato, mal retribuito e adesso le paventate riduzioni rischiano di minarlo nel profondo. Ma il problema di fondo è che noi non contiamo nulla! E da anni siamo il fanalino di coda della sanità: veniamo lodati solo quando serve a qualche scopo o “gioco” regionale. Altrimenti tutti ci sparano addosso». Non solo. «A distanza di pochi giorni dall’inizio di luglio – spiega il medico – e con un’azienda come quella del 118 fiorentino, con un numero rappresentativo di medici che vi lavorano, non sappiamo ancora se la direttrice ci darà le ferie e quando, pur avendole chieste nei tempi e modi stabiliti. Ho dei colleghi che dovrebbero andare in ferie i primi di luglio e ancora non sanno niente!».

Tutto ciò si aggiunge alle «alle varie postazioni di Emergenza sul Territorio che sono già rimaste scoperte in questo periodo e che lo saranno nei prossimi mesi». «La direttrice – sottolinea il medico – copre certe postazioni con ambulanze ordinarie, cioè senza medico e quindi meno qualificate, spostando le “medicalizzate” a coprire territori più vasti». Insomma la situazione rischia di diventare esplosiva.