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Sant’Egidio: l’anno prossimo ad Assisi. Un ritorno a casa

L'annuncio ieri a Tirana. Era il 27 ottobre 1986, 30 anni fa, quando Giovanni Paolo II realizzò il sogno d'invitare i rappresentanti delle varie religioni del mondo ad Assisi, perché si elevasse all'unico Dio un'invocazione di pace. Il vescovo Domenico Sorrentino: «Provvidenziale coincidenza». Nel 2016, infatti, sarà ancora in corso l'Anno della misericordia e Assisi celebrerà l'ottavo centenario del perdono della Porziuncola

«Lo Spirito di Assisi torna a casa». Con queste parole monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha annunciato ieri sera a Tirana che l’edizione 2016 dell’incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio si svolgerà nella città del poverello. La scelta di Assisi non è casuale. Era il 27 ottobre 1986, esattamente 30 anni fa, quando Papa Giovanni Paolo II ha realizzato un grande sogno: invitare i rappresentanti delle varie religioni del mondo ad Assisi, perché si elevasse all’unico Dio un’invocazione di pace. L’invito fu accettato da un centinaio di rappresentanti delle Chiese cristiane e delle principali religioni mondiali. Era la prima volta che si incontravano e si scambiavano un abbraccio di pace. Il mondo li guardò attonito e per un giorno tacquero le armi. Nel suo discorso conclusivo, Giovanni Paolo II esortava: «Continuate a vivere il messaggio della pace, continuate a vivere lo Spirito di Assisi!». La Comunità di Sant’Egidio ha raccolto l’eredità di quella Giornata ed ha continuato a promuovere ogni anno in una città diversa gli incontri di preghiera per la pace.

È una lunga e silenziosa storia di dialogo e di riconciliazione che negli anni ha coinvolto leader religiosi ma anche politici e diplomatici di alto livello, uomini e donne della cultura contemporanea. Uniti dal comune desiderio di mettersi in ascolto delle sfide dell’umanità per accompagnarla nella sua difficile e inesauribile ricerca di armonia e pace. Ai due incontri di Roma (1987 e 1988) ha fatto seguito quello di Varsavia, dal titolo «War never again», nel settembre 1989, in occasione dei cinquanta anni dall’inizio della seconda guerra mondiale. Quindi gli incontri di Bari, Malta e, nel 1992 quello di Bruxelles sul tema dell’unità europea. Nel 1993 il pellegrinaggio ha fatto sosta a Milano e, negli anni seguenti, ad Assisi e poi a Firenze. Nel 1995 la Comunità di Sant’Egidio scelse Gerusalemme per lanciare lo Spirito di Assisi. E poi, via via negli anni, Palermo, Cipro, Barcellona, Sarajevo e Anversa. Sono passati 30 anni e la storia ha conosciuto pagine tristi e oscure. Guerre, migrazioni, calamità naturali. Il momento più difficile forse fu il 2001, quando in quel terribile 11 settembre l’attentato a Ground Zero, oltre a far crollare le Torri Gemelle, fece miseramente sbriciolare le speranze di pace gridando al mondo che le civiltà erano troppo distanti e diverse tra loro per poter dialogare e coesistere. Ma sono forse stati proprio i momenti più critici della storia a rafforzare la convinzione che «lo Spirito di Assisi» non sarebbe mai morto. Anzi, che doveva continuare a soffiare per lenire le ferite che le guerre e l’odio provocavano nei cuori degli uomini.

Ed è al cuore degli uomini che lo Spirito di Assisi ancora oggi vuole parlare. «Per trasformarlo dal di dentro – dice Andrea Riccardi, dal palco di Tirana – per liberarlo dal dominio dell’io, dal culto dell’onnipotenza, dalla prigionia della rassegnazione». E se le guerre non hanno cessato di seminare morti e distruzione, c’è un nemico ancora più subdolo da combattere ed è la rassegnazione, il credere comune che lo scontro sia inevitabile e la convivenza tra i popoli impossibile. Per questo «da Tirana, sorge una domanda a tutti: che nasca, rinasca, un grande movimento di cuori, di menti, di volontà per la pace!». Ci sono tutti sul palco della piazza a firmare l’Appello di pace e accendere con il fuoco il candelabro della pace. Si alzano rabbini e imam, cardinali e pastori evangelici. E si abbracciano. Rivestono tutti un ruolo di leadership nei loro Paesi di provenienza e presso i loro seguaci. Possono tutti fare la differenza.

Lo Spirito di Assisi, dunque, «è vivo e tornerà ad unirsi con lo spirito del poverello». «Questo cammino di pace – osserva il vescovo Sorrentino – ha prodotto tante adesioni e conversioni. Purtroppo ci sono ancora situazioni drammatiche sul piano internazionale con focolai di guerra e incredibili rigurgiti di integralismi religiosi che ci turbano profondamente. Sono una ragione in più per dire che lo Spirito di Assisi deve andare avanti». Vi è poi «una provvidenziale coincidenza»: nel 2016 è ancora in corso l’Anno della misericordia indetto da papa Francesco e ad Assisi si celebra l’ottavo centenario del perdono della Porziuncola. Sarà un’occasione per ricordare, conclude il vescovo, che «la speranza della pace passa attraverso la misericordia, il perdono e un cuore rinnovato».

*inviata Sir a Tirana