Opinioni & Commenti

Silenzio beffardo su un fisco più equo

di Omar Ottonelli

Lo scorso lunedì 4 luglio il governo ha sciolto le riserve sui contenuti della futura manovra finanziaria, consegnando a Napolitano il provvedimento che sarà poi sottoposto al Parlamento. Si tratta di una manovra da 47 miliardi, distribuita nel triennio 2012-2014. Riduzione dei contributi in bolletta a sostengo delle energie rinnovabili, taglio dei finanziamenti ai partiti, drastica limitazione all’impiego di auto blu e voli di Stato, superbollo per le vetture di grossa cilindrata, temporaneo freno della rivalutazione delle pensioni superiori ai 1.428 euro mensili, aumento dell’Irap per banche e società finanziarie, stangata sui bolli applicati alle comunicazioni riguardanti i depositi di titoli, accorpamento di elezioni politiche ed amministrative, blocco del turn over e degli aumenti per i dipendenti statali, trattamento fiscale di favore per le nuove imprese: questi, in estrema sintesi, i punti più significativi del provvedimento.

Se molti dei contenuti erano stati anticipati, non sono mancate sorprese dell’ultima ora. Tra queste, quella che ha più colto alla sprovvista il mondo cattolico – e, con esso, ampi settori dell’opinione pubblica – è senz’altro il brusco dietrofront sui temi della fiscalità a misura di famiglia. Si deve riconoscere che le disastrate condizioni dei conti pubblici e le pressioni comunitarie per il loro riequilibrio frenavano la speranza di misure particolarmente sorprendenti e rivoluzionarie, almeno nel breve periodo. Eppure, non soltanto nelle oltre cento pagine che ospitano i 39 articoli della manovra non v’è traccia di significativi interventi (nemmeno futuri) a favore dell’istituzione familiare, ma anche la bozza di delega per la riforma fiscale, resa anch’essa nota, fa calare un preoccupante silenzio su ogni possibile svolta in direzione del Fattore famiglia, dei quozienti familiari e persino di quei ben più innocui «bonus figli» che apparivano già una piccola e acquisita conquista.

Si tratta di un silenzio che suona davvero beffardo, dopo le recenti prese di posizione di alcuni uomini di governo, che avevano alimentato speranze di cambiamento, e dato quell’atteggiamento di benevolo favore verso la famiglia che l’attuale esecutivo ha più volte esibito, ma che fatica cronicamente a tradursi in iniziative chiare ed incisive di politica economica.

Nello scorso numero del giornale ci eravamo chiesti se l’appuntamento con manovra e riforma potesse essere la giusta occasione per introdurre un fisco a misura di famiglia. Gli eventi di questa settimana lasciano ritenere i tempi già maturi per rispondere con pessimismo. Restano almeno – e non è poco – il dibattito parlamentare che attende la manovra e quello, più vasto, che accompagnerà la futura riforma fiscale, appuntamenti in occasione dei quali le ragioni delle famiglie dovranno esser nuovamente proclamate a gran voce.