Prato

Simoni: «Voglio che i cattolici diventino più cristiani»

di Gianni Rossi «O la Chiesa è missionaria o non è sé stessa». Lo ripete il Vescovo Simoni in occasione dell’8 settembre, la festa che tradizionalmente segna anche l’avvio delle attività pastorali. Quello che si apre sarà l’anno dell’evento missionario: proprio in questi giorni, prima con l’assemblea del clero, poi con il convegno diocesano, l’iniziativa che caratterizzerà il biennio 2008 – 2010 sarà definita. Per S. Stefano il Vescovo consegnerà alla Diocesi il documento programmatico. Ma cosa dovranno fare le parrocchie e le aggregazioni? E che senso ha questo nuovo impegno? Lo spiega al nostro settimanale lo stesso mons. Simoni. Perché, eccellenza, una missione diocesana? «Due motivi: uno oggettivo, uno soggettivo. Il primo si lega ad una convinzione profonda: o la Chiesa si fa tutta missionaria o non è sé stessa. Lo dice il Vaticano II, lo hanno detto i Papi. È sotto gli occhi di tutti la necessità di rendere “più cristiani i cattolici”, secondo un’espressione che mi è cara, e di proporre a tutti, battezzati e non, la salvezza del Vangelo. Senza dire che in “casa” abbiamo migliaia di stranieri di altre o nessuna religione». Non potrebbe essere più opportuno migliorare le attività ordinarie, anziché metterne in piedi di straordinarie? È un’obiezione che sentiamo ripetere… «Sono convinto invece che se non ci diamo iniziative straordinarie, non si favorisce l’ordinario impegno pastorale. Certo, sarebbe stata scelta più che legittima dedicarsi più al “dentro” che al “fuori”. Rispondo però: intanto fra il “dentro” e il “fuori” non c’è un muro di separazione; in secondo luogo mi pare che la nostra iniziativa missionaria risponda agli appelli e agli orientamenti della Chiesa universale e di quella italiana».

In estate lei ha parlato di una «visita agli ambienti» e di un cammino di riscoperta della fede con chi opera in parrocchia. Quando verranno precisate le iniziative? «L’iniziativa missionaria si concretizzerà in alcune attività del Vescovo e di molti collaboratori (sacerdoti e laici), alcune più interne – vedi il programma di “ripassare la fede” con i nostri catechisti -, altre rivolte all’esterno, come la “visita agli ambienti”, dove la gente vive e lavora. Il piano sarà precisato dopo il convegno diocesano, in cui presenterò le direttive portanti. Per S. Stefano consegnerò alla diocesi il documento programmatico. Con l’Avvento, intanto, prenderà inizio una “grande preghiera” perché la missione sia benedetta e fecondata dalla Grazia del Signore». Il Cammino diocesano è iniziato nel 2005. Se la sente di tirare un bilancio di questo primo percorso? «Forse è ancora presto. Di sicuro in diocesi si è diffuso un “ascolto” più “programmatico” della Parola di Dio; abbiamo poi cercato di incrementare l’adorazione eucaristica e abbiamo avviato una revisione della nostra organizzazione pastorale. Certo, non tutte le parrocchie hanno camminato con lo stesso ritmo. Spero ora in una comprensione più generale e profonda dello spirito e del programma della missione». Dal convegno che inizia lunedì 10 settembre cosa si aspetta? «La presenza del card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, darà forza, col suo carisma e con la sua parola, alla ripresa del nuovo anno pastorale. Convenire insieme – come dice la parola “convegno” – è di per sé un importante segno della nostra comunione diocesana. Attendo in S. Francesco, per una partecipazione larga e consapevole, tutti i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le parrocchie, le aggregazioni ecclesiali».

(dal numero 31 del 9 settembre 2007)